Voci da Twitter: #imprese ed #energia focalizzano uno scenario di quasi-crisi
Le conversazioni su Twitter evidenziano l’allarme delle aziende e la richiesta di soluzioni urgenti a fronte degli effetti negativi dell’aumento dei costi delle materie prime e del gas e del rapido calo del potere d’acquisto dei consumatori
L’aumento dei prezzi dell’energia e l’inflazione esercitano una notevole pressione economica sui governi, sulle imprese e sui singoli cittadini proprio nel momento in cui gli sforzi di ripresa post-COVID-19 in molti settori richiederebbero un aumento della domanda energetica.
La combinazione fra gli aumenti del prezzo del petrolio, del gas e delle materie prime, le interruzioni nelle catene di approvvigionamento energetico e la volatilità dei mercati finanziari crea infatti uno scenario di elevata incertezza e richiede soluzioni urgenti.
Come viene comunicato il tema del caro energia su Twitter?
Nel periodo compreso fra il 29 agosto 2022 e il 6 settembre 2022, sono 56 i “cinguettii” effettuati in Italia e caratterizzati dalla presenza congiunta degli hashtag #energia e #imprese.
I temi principali affrontati nelle conversazioni, rilevati attraverso una tecnica di elaborazione del linguaggio chiamata “analisi semantica latente”, sono fondamentalmente riconducibili a:
- Elezioni del 25 settembre 2022;
- Allarme delle associazioni di categoria delle imprese sugli effetti del caro energia;
- Inflazione;
- Approvazione da parte della Commissione Europea della concentrazione fra Suez e Acea.
Di seguito la rappresentazione e le correlazioni esistenti fra tutti gli hashtag presenti nei tweet del campione.
Il problema del caro energia è dunque molto sentito dalle imprese e dalle varie associazioni di categoria. Ad esempio, secondo Confcommercio-Imprese per l’Italia, da qui ai primi sei mesi del 2023 in Italia saranno a rischio di sopravvivenza circa 120 mila imprese del settore terziario.
Sono ovviamente coinvolte anche imprese di altri settori; alcune di queste hanno già deciso di fermare la produzione nonostante le conseguenze negative in termini di fatturato, occupazione e competitività. A pochi anni dalla crisi pandemica, le aziende si trovano nuovamente a fare i conti a una serie di problematiche inaspettate che i consigli di amministrazione devono cercare di affrontare per garantire la permanenza sul mercato, tutelare i dipendenti e salvaguardare gli investimenti degli azionisti.
Nel breve periodo la richiesta al governo è quella di sfruttare tutte le opzioni per contrastare gli effetti immediati del caro energia (quali ad esempio: azzeramento oneri di sistema, riduzione IVA, taglio accise, bonus, ecc..).
Nel medio-lungo periodo è invece importante: i) dal lato dell’offerta, aumentare la fornitura di energia, anche rivedendo il mix energetico complessivo in essere; ii) dal lato della domanda, rendere più efficienti i consumi: questo però richiede investimenti che al momento potrebbero non essere sostenibili per le imprese. Ed è proprio questa la sfida più delicata e per cui è richiesto che ognuno (governi, imprese e finanza) faccia la sua parte.