Voci da Twitter: #capitaleumano “benzina” per il Pnrr
Nessun piano di ripresa potrà mai funzionare senza persone competenti in grado di attuarlo. Dall’analisi emerge lo stretto legame fra conoscenza e sviluppo economico
Livelli elevati di conoscenza, capacità e di esperienza delle persone sono spesso ritenuti alla base di una società migliore e di un’economia più sviluppata. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il capitale umano rappresenta un elemento determinante per la corretta realizzazione delle sei missioni di cui si compone (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute) e viene menzionato per ben 29 volte. E non c’è da stupirsi. La realizzazione di un piano così complesso e ambizioso per favorire la ripresa post pandemia Covid-19 richiede il massimo sforzo possibile per lo sviluppo e la valorizzazione (occorre anche impiegarlo bene!) del capitale umano, sia di quello disponibile sia di quello che si accumulerà in futuro.
Chi comunica e come viene comunicato il concetto di capitale umano su Twitter
Nel periodo compreso fra il 28 luglio 2021 e il 7 settembre 2021, sono 162 “cinguettii” effettuati in Italia e caratterizzati dagli hashtag #capitaleumano o #humancapital.
I temi principali affrontati nelle conversazioni, rilevati attraverso una tecnica di elaborazione del linguaggio chiamata “analisi semantica latente”, sono diversi e fondamentalmente riconducibili a:
- Trasformazione digitale
- Competitività del Paese
- Valore aggiunto per le imprese
- Investimento sui giovani
- Ripresa post Covid-19
Coerentemente, le prime 10 parole delle conversazioni sono: impresa, investire, lavoro, paese, pandemia, bonus, competenze, cultura, futuro, giovani. Allo stesso modo, i 10 hashtag maggiormente correlati sono: bonus, competenze, smartworking, cernobbio2021, connettività, cybersecurity, diversità, benessere, cloud, confindustria.
Ritardo italiano
Al di là dei numeri rispetto ad altri Paesi l’Italia non parte da una situazione di vantaggio ma anzi mostra un grave ritardo accumulato nel tempo sia nella quantità che nella qualità del capitale umano (Ignazio Visco, 2020). Un motivo è il modesto livello di investimenti in istruzione, in particolare in quella terziaria, dove la spesa complessiva è di oltre un terzo inferiore rispetto alla media OCSE. L’altro motivo è una ancora debole valorizzazione da parte di un sistema produttivo costituito principalmente da imprese di piccole dimensioni e operanti in settori di attività tradizionali.
Se è vero che per sviluppare e valorizzare il capitale umano servono investimenti, è altresì vero che non colmare il ritardo comporta dei costi, sia a livello macro (Paese) sia a livello micro (imprese). È allora importante creare al più presto il contesto e le condizioni necessarie affinché le capacità, le conoscenze e i talenti delle persone possano formarsi, esprimersi e, innescando un circolo virtuoso, rafforzarsi nel tempo.