Transizione green: il sistema finanziario chiamato ad accelerare
Il susseguirsi di norme che impongono a banche e assicurazioni di adeguarsi a stringenti standard Esg obbligano i board a un superlavoro di adeguamento della strategia aziendale che può mettere in difficoltà in particolare i "più piccoli" e meno strutturati
Getty ImagesIl sistema finanziario italiano si trova sulla strada della transizione sostenibile ma deve accelerare il passo. Gli impegni ai quali è chiamato dall’incalzante susseguirsi di norme sono molteplici. L’appello è stato lanciato nel corso di un webinar organizzato da Chapter Zero Italy – The Nedcommunity Climate Forum il 10 luglio anche alla luce dei recenti interventi di IVASS, Banca Centrale Europea e Banca d’Italia, che pur evidenziando i progressi compiuti nell’ultimo anno dalle istituzioni finanziarie nell’affrontare i rischi climatici e ambientali, hanno sottolineato come sia necessario aumentare il ritmo, soprattutto in termini di governance e di effettiva promozione della transizione climatica.
Alla presenza del presidente di Nedcommunity, Alessandro Carretta, Silvia Stefini, responsabile di Chapter Zero Italy – The Nedcommunity Climate Forum, ha sottolineato come in questa fase si stia “evidenziando un vero e proprio turbinio di nuova regolamentazione sui temi di sostenibilità per adeguarsi alla quale tutti gli operatori si trovano ad adottare delle scelte importanti in tempi molto stretti. D’altro canto, le istituzioni finanziarie da quattro anni sono sottoposte a una crescente vigilanza focalizzata sui rischi climatici e ambientali. Tale aspetto sta portando ad un grande cambiamento nei processi interni: dalla raccolta dati all’integrazione del cambiamento climatico nell’analisi dei rischi, alla revisione delle politiche di prodotto e la pubblicazione del carbon footprint. La novità di quest’anno è stata l’inizio dell’attuazione della direttiva CSRD per le istituzioni finanziarie. Lo spirito di fondo dei regolatori è quello della coerenza della normativa in essere, volta ad un migliore controllo sulle esposizioni di rischio ma anche uno stimolo a sviluppare strategie più consapevoli ed ambiziose. Secondo il mio parere è importante sottolineare come la normativa stia evolvendo proprio nella direzione di esplicitare i piani di transizione e quindi spinge a concentrarsi sulle scelte strategiche. Chapter Zero ha voluto incontrare alcuni degli esperti su questi temi per discutere su dove ci troviamo oggi e quali sfide le istituzioni finanziarie stanno affrontando”.
Anche PierMario Barzaghi, socio e Practice Leader, Risk & Compliance – Global Sustainability Services KPMG Italia, componente del SRTEG di EFRAG, per lo sviluppo di standard di reporting di sostenibilità, ha posto l’accento nel suo intervento su “un quadro in continuo movimento con novità che si susseguono. Non si tratta soltanto della CSRD ma bisogna anche considerare che le normative di rendicontazione richiamano una serie di linee guida sugli standard ESRS (European sustainability reporting standards), alcune in essere e altre in arrivo che bisogna tenere ben presenti: ad esempio in questa fase si sta lavorando alla pubblicazione degli aspetti legati agli investimenti. Inoltre, il decreto attuativo in Italia è ancora in discussione e dovrebbe essere approvato entro il 10 settembre. L’impostazione però è definita. L’Efrag (European financial reporting advisory) ha emesso tre documenti specifici di chiarimenti per cercare di mettere ordine fra tanti elementi di novità importanti ed ha creato una “ESRS Q&A Platform” per fornire supporto. Tutti questi aspetti di reporting, inoltre, hanno la necessità di coordinarsi con le direttive europee emanate negli ultimi tempi, come quella sulle prestazioni energetiche dell’edilizia. La CSRD non deve essere letta fine a sé stessa ma vista nella sua ampiezza più vasta, con il suo legame con la definizione della strategia che è la vera sfida per tutti gli operatori. Per quanto riguarda le banche questi impegni si aggiungono e complementano con quelli che vengono dalla Vigilanza. La complessità per le banche è che la raccolta di informazioni non è diretta ma proviene dalla loro clientela di riferimento che, però, è in ritardo. Su questo il “dialogo di sostenibilità tra PMI e banche” guidato dal MEF aiuterà alla standardizzazione dei dati”.
Giacomo Folino, Partner – Corporate Sustainability and Climate Change practice, specializzato nei servizi finanziari, di ERM (Environmental Resources Management) in relazione alla raccolta di informazioni dalla clientela, sottolinea che “la maggiore standardizzazione e disclosure da parte delle aziende di tutte le dimensioni faciliterà anche la raccolta dati da parte delle banche. Le banche, che da tempo ricevono una pressione da parte della Vigilanza, devono cominciare a sviluppare approcci differenti, definire priorità strategiche e concreti target di decarbonizzazione. Emergono due spunti di riflessioni per i board: il primo riguarda l’importanza di definire il risk appetite sulla base di informazioni affidabili sui rischi materiali nel medio-lungo periodo; il secondo si riferisce alla necessità di approcciare il tema della transizione, come opportunità di migliorare il posizionamento competitivo e la performance economica. Tutto questo richiede, come si è detto, informazioni. Dove i dati non sono disponibili, come accade nel caso delle PMI, si apre un capitolo diverso: quello di dialogare con i clienti per offrire loro supporto. Certamente questo richiede da parte della banca molta maturità e risorse da mettere in campo. Stiamo vedendo importanti esempi di supporto e di dialogo costruttivo tra le istituzioni finanziarie, sia banche che società di private equity”.
Sabrina Bruno, membro e co-fondatrice del Governing Board di Climate Governance Initiative e di Chapter Zero Italy, professoressa ordinaria di Diritto commerciale, Università della Calabria e Luiss G. Carli ha sottolineato che “le novità dal punto di vista del consiglio di amministrazione di una banca sono tante. Dal lato della Vigilanza, sappiamo che da quest’anno nella disciplina degli stress test della Banca Centrale Europea sono stati inseriti i rischi ESG. Nel novembre scorso la BCE ha iniziato a minacciare sanzioni che hanno riguardato venti istituti europei per non avere considerato in maniera adeguata l’impatto del rischio climatico sul valore degli asset della banca. I controlli diventeranno sempre più rilevanti come più stringente sarà la verifica della competenza su queste tematiche da parte degli amministratori. Quindi spetterà ai CdA decidere, per esempio, la politica creditizia da adottare nei confronti di clienti meno attenti agli aspetti green. Se il finanziamento è già in essere le banche devono avere le capacità di valutare se il piano di transizione energetica del cliente sia efficace e adeguato. Anche perché i risvolti potrebbero essere molto negativi. Oltre alle sanzioni già prospettate dalla BCE, sono iniziate alcune azioni giudiziarie contro le banche, come quella che ha visto protagonista Bnp Paribas nel 2022, avanzata da una Ong che ha domandato alla corte di ingiungere alla banca di cessare di finanziare progetti basati su energia fossile. Alla fine, la banca – su richiesta del giudice – ha annunciato di ridurre entro il 2030 l’80% dei finanziamenti nei confronti di aziende impegnate nell’estrazione del petrolio e il 30% di quelli destinati alla produzione di gas. Gli scenari futuri sono in sostanza molto sfidanti”.
A conclusione dell’evento, Silvia Stefini ha annunciato che Chapter Zero Italy fornirà opportunità di confronto e aggiornamento dopo l’estate sul tema della transizione climatica per le istituzioni finanziarie e ha ricordato il programma di formazione “Governance dei rischi climatici e ambientali per banche e intermediari finanziari” previsto per il 18, 20 e 27 novembre prossimi.