Sviluppo sostenibile e cooperazione nell’agenda dei Leader del G20
La Dichiarazione dei Leaders del G20 riuniti in Indonesia si presenta come un vademecum per decision-makers
Getty ImagesStiamo vivendo una “crisi multidimensionale senza pari” (unparalleled multidimensional crisis) si apre così la Dichiarazione dei Leaders del G20 di Indonesia riuniti a Bali il 15 e 16 novembre 2022, ma prosegue secca: “l’epoca di oggi non deve essere di guerra” (today’s era must not be of war).
I punti successivi, in totale sono 52, sono un vademecum essenziale per decision-makers, una condanna senza esitazioni del conflitto russo-ucraino, e un richiamo deciso ad azioni coordinate che promuovano una ripresa globale forte, inclusiva, resiliente, e uno sviluppo sostenibile. Obiettivi che richiamano ad un rafforzamento della cooperazione internazionale: mai come ora nessun paese può pensare di risolvere le sfide future in isolamento.
Nella prima parte della dichiarazione trovano spazio le cinque azioni intorno a cui i leader dichiarano di impegnarsi individualmente e collettivamente:
- promuovere gli investimenti privati e rafforzare gli scambi multilaterali e la resilienza delle catene di fornitura per sostenere una crescita di lungo termine e una transizione sostenibile ed inclusiva, verde ed equa;
- proteggere la stabilità finanziaria promuovendo la finanza sostenibile e i flussi di capitali;
- promuovere la sicurezza energetica ed alimentare rafforzando il dialogo tra produttori e consumatori;
- promuovere gli investimenti privati per il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDGs);
- accelerare il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda ONU (SDGs) per il raggiungimento della prosperità tramite uno sviluppo sostenibile.
La seconda parte della dichiarazione è dedicata ai temi che suscitano viva preoccupazione ed intorno ai quali è necessario rafforzare gli impegni di cooperazione: sicurezza alimentare (con un esplicito riferimento alla crisi del grano causata dal conflitto russo-ucraino), crisi climatica, perdita di biodiversità, crisi sanitaria da COVID-19, stabilità finanziaria globale, crisi migratoria.
La crisi climatica si presenta quest’anno esasperata da un lato dai record di siccità e temperature estreme registrate nei primi otto mesi dell’anno a tutte le latitudini, dall’altro dalla crisi energetica innescata dal conflitto russo-ucraino. Circostanze che avrebbero suggerito l’urgenza di accelerare sulla transizione energetica e che invece rischiano di accentuarne l’iniquità, l’inaccessibilità e l’esclusività. Nella dichiarazione si riaffermano quindi gli impegni rispetto alla piena ed effettiva implementazione (full and effective implementation) dell’Accordo di Parigi del 2015 per limitare l’incremento della temperatura entro 1.5° ovvero all’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 (net zero). Impegni a trovare soluzioni e tecnologie che contribuiscano alla riduzione delle fonti fossili che sembrano incoraggianti tuttavia ancora poco ambiziose, si parla infatti di riduzione (phase-down) e non di abbandono (phase-out).
Si richiamano inoltre gli impegni alla lotta contro la povertà energetica, alla diversificazione delle fonti energetiche, all’aumento dell’efficienza energetica, alla promozione delle fonti rinnovabili e a zero/basse emissioni, ad eliminare i sussidi alle fonti fossili e a supportare meccanismi fiscali e di prezzo per favorire la transizione verso la neutralità carbonica.
Due punti dedicati alla lotta contro la perdita di biodiversità: 1) un richiamo ad un arresto ed inversione di rotta rispetto a deforestazione, desertificazione e degrado del suolo, partendo dall’aggiornamento delle strategie e dei piani nazionali con obiettivi concreti, responsabilità chiare e azioni misurabili in linea con gli impegni della Global Biodiversity Framework di Montreal; 2) l’impegno a perseguire un’inversione di rotta tramite un approccio ecosistemico e con soluzioni nature-based, supporto ad azioni di mitigazione e adattamento, miglioramento della protezione e conservazione dell’ambiente marino e costiero.
Il ruolo della finanza sostenibile diventa sempre più centrale ed essenziale per affrontare le sfide di clima e biodiversità. La dichiarazione prende atto delle numerose iniziative internazionali e promette ulteriore supporto allo sviluppo di strumenti finanziari innovativi e che apportano credibilità agli impegni sul net zero delle istituzioni finanziarie. Infine, i leader rivolgono un appello ai paesi sviluppati affinché non vengano meno agli impegni finanziari assunti a Glasgow durante la COP26 del 2021 quantificati in cento miliardi di dollari all’anno fino al 2025.
In sintesi, la dichiarazione di Bali brulica di buone intenzioni ma riconosce i limiti delle misure dispiegate negli ultimi anni, complice la pandemia prima e l’instabilità geopolitica poi. Emerge tuttavia rafforzato il senso dell’urgenza di passare seriamente dalle parole ai fatti nel segno della cooperazione e della sostenibilità.