Eventi

Società benefit: ecco perché funzionano

Sono già 5mila le imprese in Italia che hanno deciso di inserire all’interno del proprio oggetto sociale la volontà di perseguire il "bene comune”. Nedcommunity ne ha parlato nel corso di un webinar

Getty Images

Trasformare un’azienda in società benefit? Una scelta dell’imprenditore che stando ai numeri, paga. A dieci anni dall’approvazione della legge che ha istituito anche nel nostro Paese questa particolare forma di impresa, (28-12-2015 n. 208, commi 376-384) è tempo di bilanci. L’occasione è stata il Governance Talk del 7 aprile, organizzato dal Comitato NedAlumni di Nedcommunity, moderato da Maria Serena Ciambellotti.Come ha ricordato Monica De Paoli, notaio co-founder di Milano Notai, vicepresidente di Assobenefit, citando le evidenze della Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025, sono ben 5mila le aziende di questo tipo in Italia.

Performance ai vertici

Queste imprese chiamate a bilanciare l’interesse dei soci e a perseguire una o più finalità di beneficio comune in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di una platea molto allargata (“persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse”, come recita il comma 376 della norma), spiccano per performance: De Paoli ha ricordato come il fatturato nel periodo 2021-23 ha fatto registrare un +26% contro un +15,4% delle non benefit. Ma non solo: nello stesso periodo il 62% delle società benefit ha messo a segno una crescita dell’organico contro un +43% delle “tradizionali”. Sul fronte della corporate governance quali risultati sono stati ottenuti? Più che lusinghieri: si pensi che sempre secondo la ricerca il 48% delle società benefit ha almeno una donna nel board contro il 38% altre imprese.

Al di là dei freddi numeri, come ha sottolineato anche Luigi Passera, socio e CEO di LarioHotels S.p.A., catena alberghiera di lusso diventata una società benefit, l’imprenditore che decida di percorrere questa strada lo fa perché desidera fare business “per bene”. Le finalità, come recita il comma 377 della normativa devono quindi essere “perseguite mediante una gestione volta al bilanciamento con l’interesse dei soci e con l’interesse di coloro sui quali l’attività sociale possa avere un impatto”, allo scopo di rimanere sul mercato a lungo e in maniera solida.

In queste parole saranno in molti a riconoscere una forte analogia con le imprese sostenibili. Come un’impresa tradizionale l’obiettivo delle società benefit è quello del profitto da perseguire facendo una valutazione dell’impatto che deve comprendere le seguenti aree di analisi: il governo d’impresa, i lavoratori, altri portatori d’interesse, l’ambiente.

Questo approccio, oltre ad innescare all’interno delle aziende forte connessione con il senso (purpose) e quindi attrarre persone allineate ai valori e alla cultura organizzativa, porta vantaggi reputazionali e anche economici. Non a caso Passera ha ricordato che il progetto di un nuovo hotel a Ostuni, in Puglia, firmato Vista, il nuovo brand di lusso nato per far arrivare l’ospitalità a cinque stelle dove ancora non esiste, è stato finanziato dal sistema bancario a condizioni favorevoli proprio grazie al riconoscimento del valore intrinseco derivante dal particolare status dell’impresa.

Successo in tre mosse

Come abbiamo ricordato proprio sulla Voce degli Indipendenti la normativa prevede che le società, per essere benefit, debbano rispettare tre criteri: inserire all’interno del proprio oggetto sociale la volontà di perseguire il “bene comune” (avere un impatto positivo sull’ambiente, la collettività e le singole persone che collaborano con l’organizzazione). Un obiettivo che ha anche chiare ripercussioni sul fronte della responsabilità riconosciuta in capo agli amministratori, anche indipendenti, come è stato sottolineato nel corso del webinar; indicare un “Responsabile d’impatto” atto alla supervisione degli scopi inseriti nell’oggetto sociale; realizzare ogni anno una “Relazione d’impatto”, di cui è stato condiviso un esempio, nella quale rendicontare gli indicatori di performance aziendale (KPI) relativi alle iniziative attuate e da attuare per il perseguimento dei propri scopi di carattere sociale e ambientale. 

QUI IL VIDEO INTEGRALE

button up site