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Pacchetto Monti: intervista a Giacomo Vaciago

Giacomo Vaciago insegna Politica Economica all’Università Cattolica di Milano. Ha anche un’esperienza amministrativa (è stato sindaco di Piacenza) e una particolare attitudine a vedere gli aspetti micro senza trascurare la visione macro d’insieme. Ci è sembrato l’interlocutore ideale per valutare il “pacchetto Monti” presentato alle Camere il 5 dicembre. 

Domanda – Cominciamo da un giudizio generale, sull’efficacia (Monti dice “rigore”), sull’attitudine alla crescita e sull’equità. 

Risposta – Si tratta di un pacchetto molto strutturato, con poche una tantum. Questo è molto importante perché eravamo abituati da vent’anni a tante manovre annuali o semestrali di scarsa efficacia nel tempo. Tremonti ne ha fatte tre in un mese. Questa non è una manovra, è piuttosto un risanamento, perché il 95% ha carattere permanente. Se non interverranno altri governi a cambiare queste misure, l’aggiustamento è definitivo. Quindi chi sarà arrabbiato lo sarà sul serio perché avrà capito che non si tratta della solita manovrina una tantum. Il rigore c’è e il pacchetto è stato giudicato impressive, che in inglese vuol dire “rilevante”. Non dimentichiamo che a Roma abbiamo Commissione EU e Fondo Monetario Internazionale per un checkup continuo dei nostri conti. È anche efficace perché rende eterna la prospettiva che il bilancio dello Stato dal 2013 in poi sia in pareggio. 

D. – E per la crescita? 

R. – Intanto il pacchetto è di 30 miliardi di cui 1/3 rappresenta maggiore spesa o minore entrata e quindi è un sostegno all’economia. Poi c’è l’Irap finalmente deducibile. Monti ha detto in premessa che ci saranno altri modi per intervenire sulla crescita e Passera non sembra un soggetto passivo. Infine manca tutto il ridisegno del welfare, non incluso nel decreto perché assoggettato a trattativa con le parti sociali: qui vedremo novità in tema di reti di protezione, mobilità, passaggi job to job, riassetto del rapporto fra produttività e salari. 

D. – Giavazzi e Alesina rimproverano a Monti di sottoporre a concertazione misure che richiedono prontezza e decisione. 

R. – Monti non è la Thatcher, si richiama anzi spesso all’economia sociale di mercato. Ma è sempre stato ispirato alla concorrenza e alla meritocrazia, tant’è vero che ha messo Catricalà, un custode della concorrenza, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Vuole liberarci da tutti gli oligopoli, nel senso espresso da Draghi nelle ultime Considerazioni finali. Gli ordini professionali sono certamente un ostacolo alla concorrenza, salvo che nella tutela. Vedremo come si lamenterà Confindustria, perché si vedrà tolte le protezioni. Monti a Bruxelles aveva la grande impresa come avversario. 

D. – Veniamo all’equità. 

R. – Quando colpisci i patrimoni immobiliari, anche attraverso una modulazione degli estimi – i titoli, le auto di lusso, le barche, i posti-barca – colpisci valori patrimoniali. Certo i grandi patrimoni saranno ben protetti alle Cayman, ma chi li trova? So che il limite di 936 euro per la non indicizzazione delle pensioni è basso, anche se è temporaneo, ma potrà essere aumentato a 2/3000 se nascerà in Parlamento una richiesta di emendamento circoscritta. Non indicizzare quando l’inflazione è al 3% vuol dire tassare del 3%. 

D. – E sull’età pensionabile? 

R. – Ma seriamente stiamo dicendo che non si deve lavorare fino a 66/67 anni? (a parte i lavori usuranti, ai quali sono addetti ben pochi). Parafrasando una frase di Padoa Schioppa direi che “lavorare è bello”. Quanto all’anticipo al 2018 direi: una riforma si fa in due anni, non in venti. Abbiamo avuto nel passato situazioni incredibili. La pensione anticipata era per noi come le 35 ore per i francesi. Si sono drogati e sono rimasti fuori dalla competizione internazionale. 

D. – Sull’evasione, non si poteva ammettere in detrazione tutte le spese per la casa e la persona, creando così un conflitto di interessi fra cliente e fornitore? 

R. – In realtà c’è già il 36% su tutte le spese per lavori in casa, oltre al 55% per il risparmio energetico. Per estendere la misura bisognerebbe abbassare contemporaneamente le tasse a chi le paga integralmente. 

D. – Ma l’aumento dell’IVA, sia pure a settembre, unita a ICI e nuovi estimi, non soffocherà la domanda? 

R. – In realtà sapere oggi che a settembre pagherò più IVA mi spinge a consumare di più oggi, anticipando una spesa prevista. 

D. – Ma contro lo sperpero della “Casta” non si poteva fare qualcosa? Ad esempio sui vitalizi. 

R. – A questo deve pensare il Parlamento, quindi è compito dei due presidenti, se credono nella necessità di un risanamento, di proporre e far votare proposte di legge adeguate. 

Grazie, Professore. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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