Liquidità banche: nuova sfida per cda e indipendenti
Getty ImagesDopo un decennio di liquidità a costo zero, è previsto per i prossimi anni uno scenario completamente differente fatto di inflazione crescente e tassi ampiamenti positivi. Un contesto che avrà conseguenze su redditività e profilo di rischio degli operatori bancari e che impone di guardare al business con “occhi nuovi” soprattutto in merito alle priorità nella gestione del rischio. Una sfida non da poco che, ovviamente, non potrà che vedere impegnati in prima linea gli organi di governo societario e in particolare gli amministratori indipendenti.
A ricordarlo il presidente di Nedcommunity, Alessandro Carretta, nel corso del webinar dal titolo “Liquidità per le banche: Minaccia o opportunità?”. Il numero uno dell’associazione dei consiglieri non esecutivi e indipendenti ha sottolineato il ruolo di primo piano che la buona governance riveste e rivestirà in futuro citando l’intervento che Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Banca centrale europea (BCE), ha tenuto a un evento a Washington organizzato da World Bank, International Monetary Fund e Federal Reserve: “Le banche ben gestite non falliscono: perché la governance è un tema duraturo nelle crisi bancarie: questo era il titolo scelto da Enria – ha dichiarato Carretta – per mettere in evidenza in particolare che gli istituti di credito non possono più fare totale affidamento nei confronti dei supervisori per l’individuazione dei rischi. Piuttosto siano le banche a dotarsi di un controllo di internal governance sano ed efficace così come di un risk management all’altezza della situazione. Questo sarebbe il momento giusto”.
Lelio Raimondi, deputy head of division alla Bce, ha ricostruito gli shock che le banche hanno attraversato o stanno fronteggiando, dalla pandemia all’inflazione passando per la volatilità causata dalla guerra. Si tratta di eventi epocali con ripercussioni durature. Il settore pubblico ha risposto con stimoli fiscali senza precedenti, l’inflazione si è riaccesa e le banche centrali hanno abbandonato le politiche accomodanti. La Bce ha, infatti, aumentato i tassi dallo 0 al 4,5% in quattordici mesi. Le banche europee hanno sì superato le recenti turbolenze ma, considerati i cambiamenti e l’aumento dell’incertezza, bisogna tenere alta la guardia e analizzare i numerosi scenari avversi che possono verificarsi, anche legati al tema della liquidità. Basti ricordare il ruolo scatenante che i social media hanno avuto in una recente crisi bancaria, quella della Silicon Valley Bank, nel diffondere uno stato della situazione fortemente sfavorevole accelerando così il default. Dunque, oltre a adeguati processi di gestione dei rischi, oggi è necessaria anche la capacità di predisporre una contro-narrazione basata su una visione obiettiva dei punti di forza e di debolezza della banca. Una responsabilità che spetta al management e in ultima analisi al cda: una presenza adeguata di amministratori non esecutivi e indipendenti è imprescindibile per una buona governance e per una sana e prudente gestione.
Anche Giulio Severo Naso, partner Bain&CO, coordinatore del RG Financial Institution di Nedcommunity, ha messo in evidenza l’estrema velocità con cuile trasformazioni stanno interessando il settore bancario. “Cosa è cambiato rispetto al passato? Veniamo da un periodo in cui la liquidità era gratis e abbondante. Circa 24 mesi fa le banche centrali hanno iniziato ad aumentare i tassi in maniera più veloce rispetto a quanto fossimo abituati tanto che proprio questa rapidità d’azione ci ha colto di sorpresa. Le banche hanno reagito bene e i due principali indicatori (Lcr e Nsfr) stanno lì a dimostrarlo. D’altro canto, però, sarebbe necessario considerare anche che oggi, rispetto al passato, le barriere all’uscita da parte dei clienti sono bassissime. Circa il 23%, infatti, ha conti anche in altre banche digitali e con pochi clic può portarsi via la propria liquidità. Oggi i depositi sono molto meno vischiosi. Il fallimento SVB ci ha ricordato che di liquidità si può morire ma la novità è che il ‘decesso’ può sopraggiungere molto velocemente. A questo stato di cose dobbiamo aggiungere la perdita di cultura e di skills all’interno delle banche rispetto al tema della liquidità. Ci siamo focalizzati troppo sul rischio di credito”.
Una situazione che, come è emerso dal confronto degli esperti della tavola rotonda moderata da Roberto Frazzitta, senior partner Bain&Company e global head of Banking sector, impone di rivedere la gestione della liquidità partendo dai dati a passando soprattutto attraverso un corretto approccio di valutazione dei rischi. Un’analisi che non può che essere svolta in seno al cda come del resto ha ricordato Elena Carletti, presidente del Comitato per i Controlli Interni & Rischi di Unicredit. A patto che, come ha sottolineato Giampaolo Gabbi, docente di Risk management practice all’Università L. Bocconi,ci siano le competenze adeguate: “Oggi sono convinto che la maggior parte dei board non sa quale è la logica che porta alla evaporazione della liquidità”.
Un nodo messo in evidenza anche da Marco Bertotti, money market manager di Gruppo IntesaSanpaolo: “So quanto per i board sia diventato centrale il ruolo della liquidità. C’è un tema culturale pesantissimo da considerare: ai giovani dico che se vogliono diventare dei buoni liquidity manager devono adottare il pensiero e la prospettiva dei medici di un pronto soccorso. È necessario analizzare bene la situazione e agire di conseguenza con estrema velocità”.