Consigli di lettura – Aprile 2023
Che cos’è lo short-termism nei mercati finanziari e perché è importante saperlo riconoscere: Mark J. Roe ha realizzato un paper, dal titolo "What is Stock Market Short-Termism?" che punta a definire con precisione il concetto distinguendolo in due differenti tipologie.
Emil Widlund/UnsplashMark J. Roe, What is Stock Market Short-Termism?, in ECGI Law Working Paper N°658/2022
Nella sua accezione più semplice e diretta, lo short-termism nei mercati finanziari consiste nella pratica di prediligere progetti a breve termine che garantiscano risultati economici immediati. Sempre più spesso ciò fa sì che al loro posto vengano sacrificati progetti a lungo termine aventi un maggior potenziale ed è per questa ragione che nel tempo si è creata un’associazione tra short-termism e cambiamento climatico, sfruttamento dei lavoratori e molte altre situazioni patologiche del mercato. In altre parole, si tende a ritenere lo short-termism responsabile di condotte aziendali che non tengono sufficientemente conto dei fattori ambientali e sociali, per prediligere lo scopo di lucro.
Una simile associazione cerca di essere smentita dall’analisi condotta da Mark J. Roe, dal titolo What is Stock Market Short-Termism?, la quale mira a definire con precisione il concetto di short-termism, in modo tale che questo possa essere correttamente identificato e distinto da fenomeni di mercato diversi e autonomi. Possono individuarsi due tipologie di short-termism: il tipo “A”, che si basa su progetti idonei a favorire un ritorno immediato, come gli investimenti a basso costo, il minore sostegno alla ricerca e allo sviluppo e la creazione di flussi di ricchezza tramite il riacquisto delle azioni, ed il tipo “B”, che si basa su scelte di mercato idonee a garantire un vantaggio economico tramite il trasferimento dei relativi rischi a carico della collettività. In quest’ultima categoria rientrano le scelte finanziarie azzardate, quelle che possono determinare danni ambientali e quelle che non tengono in debita considerazione gli interessi degli stakeholders.
Alcuni lettori si opporranno a questa visione del breve termine, ritenendola troppo ristretta. Il tipo A è incentrato su bassi investimenti, calo della R&S e riacquisto di azioni. Ma questo non è l’unico tipo di short-termism. E non è nemmeno il peggiore. A causa delle pressioni a breve termine del mercato azionario, le aziende degradano anche la loro forza lavoro, inquinano l’ambiente, eludono la sana regolamentazione, danneggiano gli stakeholder, causano crisi finanziarie e rischiano la catastrofe climatica. Le recenti iniziative di corporate governance nell’Unione Europea hanno portato i politici a collegare esplicitamente il breve termine del mercato azionario ai fallimenti della sostenibilità. Questo punto di vista che collega il breve termine del mercato azionario al fallimento della sostenibilità è ampiamente condiviso. Secondo l’A. analisti autorevoli cercano di far controllare le grandi aziende da azionisti di lungo termine che apprezzano l’ambiente meglio di quanto facciano gli azionisti di breve termine. Roe definisce questa tendenza come “short-termism di tipo B”. Secondo questa visione l’ESG è visto come fondamentalmente un problema di orizzonte temporale. I mercati dei capitali sono orientati al breve termine. Il mercato premia le società che rispettano le stime degli utili trimestrali e punisce quelle che le mancano. L’ESG riduce il rischio a lungo termine, portando così a profitti futuri più ampi e sostenibili.
Ma se intesi correttamente, i problemi di tipo B non sono principalmente problemi di orizzonte temporale. Dovrebbero essere etichettati come “problemi sociali di tipo B”, con l’eliminazione del fattore di breve termine. Queste condotte aziendali sono da censurare, ma in genere “non” sono dovute a un orizzonte temporale più breve. Sono dovuti alla capacità delle imprese di esternalizzare i costi e internalizzare i profitti. Le imprese che esternalizzano i costi nel lungo periodo non sono da lodare (perché sono attori di lungo periodo) rispetto a quelle che lo fanno nel breve periodo. Quando un’impresa inquina questo mese anziché l’anno prossimo, la motivazione potrebbe non avere nulla a che fare con l’orizzonte temporale dell’impresa, ma derivare dalla volontà dell’impresa di imporre egoisticamente dei costi agli esterni, quando le regole e le norme non impongono alcun costo di contropartita all’impresa. Nessuno concluderebbe che un’azienda è sana se ha una strategia a lungo termine che consiste nel disperdere tossine nelle falde acquifere anno dopo anno o nel trattare male i dipendenti e gli stakeholder decennio dopo decennio. La decisione può essere orientata ad una strategia a lungo termine, ma la sua natura a lungo termine non la salva dalla riprovazione. Come afferma Roe, il comportamento scorretto a lungo termine non è – e non dovrebbe essere considerato – un lasciapassare solamente perché è “a lungo termine”.
È la natura dannosa delle azioni che è discutibile, non la loro durata. La loro natura a lungo termine le rende più discutibili, non meno.
In un questo articolo l’A. spiega perché questa distinzione è importante. Se si considerano come problemi derivanti dal breve termine del mercato azionario molti più di quelli che in realtà derivano dall’orizzonte temporale del mercato azionario, si è indotti a ritenere che il breve termine del mercato azionario sia un problema più grave di quanto non sia. La classificazione errata non è “free”. Qualificando erroneamente il problema – come fanno troppo spesso politici, analisti e opinionisti – si cercano, secondo Roe, presunte soluzioni che non affrontano il problema reale. Per esempio, se ritiene che i problemi del cambiamento climatico siano dovuti (in misura significativa) al breve termine del mercato azionario che spinge le singole aziende a pensare ai profitti di oggi e non a quelli di domani, allora i politici avranno un’altra forte ragione per adottare politiche che si pensa comunemente allunghino gli orizzonti temporali del mercato azionario. Un altro esempio: le tasse sul trading e la riduzione delle imposte sulle plusvalenze per le partecipazioni a lungo termine sono comunemente discusse come modi per allungare l’orizzonte temporale del mercato azionario.
Soffocare o almeno indebolire le forme più forti di pressione degli azionisti sui dirigenti e sui consigli di amministrazione è un altro rimedio comunemente ricercato per curare il breve termine. Queste politiche possono essere giustificate, ma solo per altre ragioni, non perché sia un orizzonte temporale ridotto a generare problemi sociali del tipo B. L’allungamento degli orizzonti temporali del mercato azionario avrà un impatto minimo o nullo sul cambiamento climatico. In un certo senso possono danneggiare ulteriormente il clima, perché spostano l’attenzione politica dai problemi difficili che potrebbero mitigare la crisi climatica, come una carbon tax, a soluzioni che hanno un impatto minimo o nullo, come l’allungamento degli orizzonti temporali delle aziende.