Le buone idee

Patrizia Pacini per conto di Confindustria Pisa ha affermato che la Confindustria considera la Responsabilità Sociale d’Impresa una tematica strategica all’interno delle politiche industriali e della governance d’impresa e, a gennaio 2018, abbia lanciato

Nota editoriale

Nel N.24 della Rivista dell’agosto 2015, iniziavamo questa rubrica dedicandola ad una questione fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità intera: “Salvare l’ambiente in cui viviamo”.

Abbiamo proseguito su questa strada in vari numeri ed oggi abbiamo chiesto a Daniela Carosio (*) di illustrare la “buona idea” del Convegno dal titolo ‘Etica, imprese, finanza: un trinomio possibile?’ promosso da CrossThink-LAB tenutosi lo scorso 29 giugno alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

CrossThink-LAB nasce nel 2016 dalla collaborazione tra l’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’advisory firm Trim Corporate Finance.

Carosio ha partecipato al Convegno in qualità di relatore nel II panel dedicato ai nuovi modelli, dove ha presentato l’attività Sustainable Value Investors, lo studio di analisi e rating ESG di cui è fondatore. Il progetto è stato ideato e realizzato da Alessia Belli e Giulia Corrado con il supporto del Comitato Direttivo e del Comitato Scientifico di Cross-Think-LAB.

Il progetto è stato ideato e realizzato da Alessia Belli e Giulia Corrado con il supporto del Comitato Direttivo e del Comitato Scientifico di Cross-Think-LAB.

Convegno: Etica, Imprese, Finanza: un trinomio possibile?

http://tt.trim2.it/it/convegno_programma.html

Il Convegno ha posto ai relatori le seguenti domande:


– Si possono immaginare nuove teorie e prassi economiche capaci di tenere insieme etica, impresa e finanza?

– Le buone intenzioni devono per forza soccombere alle ferree leggi del mercato?

– Cosa significano oggi competitività, successo, sviluppo e che rapporto possono intrattenere con la sostenibilità ambientale, i diritti umani, la dignità della persona e del lavoro?

Patrizia Pacini per conto di Confindustria Pisa ha affermato che la Confindustria considera la Responsabilità Sociale d’Impresa una tematica strategica all’interno delle politiche industriali e della governance d’impresa e, a gennaio 2018, abbia lanciato il Manifesto “La Responsabilità Sociale per l’industria 4.0”  con il quale pone 10 obiettivi necessari per la competitività delle PMI tra i quali promuovere programmi di formazione sull’Agenda 2030 e i Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite. Inoltre, ha sottolineato come da una ricerca condotta su 1.500 imprese del territorio risulti che il 40% integri la sostenibilità e da un’altra ricerca risulti che 7 italiani su 10 sono disposti a pagare di più per avere prodotti e servizi migliori in termini di sostenibilità.

Gaetana Morgante, esperta di Diritto Penale e membro Board di Transparency International Italia ha affermato che la normativa sull’anti-corruzione viene vista in termini di compliance che risponde al quesito: “che cosa devo fare per evitare di incorrere in sanzioni?“. Va, invece, cambiata la forma mentis e il tema della compliance va interiorizzato. La compliance va vista come una opportunità per fare meglio impresa.

La docente di Filosofia Politica Anna Loretoni, confondatrice di Cross-Think-LAB insieme a Lorenzo Betti, Partner e AD di Trim Corporate Finance, ha evidenziato nel suo intervento una serie di aspetti negativi della nostra società, tra i quali, l’aumento delle disuguaglianze e la solitudine degli individui, la perdita della speranza, la paura e la messa in discussione delle libertà politiche, i populismi e i loro riflessi nelle c.d. ‘illiberal democracies‘ nell’Est Europa. In questa cornice di disgregazione sociale e politica, allo stesso tempo il mercato è padrone.

Il docente di Economia Politica, Luigino Bruni, sottolinea come noi che critichiamo la dissoluzione sociale, ne siamo anche parte in maniera ambivalente. Inoltre è importante recuperare uno sguardo positivo e collaborativo sull’impresa, l’economia e il mercato.
La teoria degli incentivi e l’idea che gli esseri umani non possano fare cose buone in sè senza essere pagati genera effetti perversi che distruggono le motivazioni intrinseche degli essere umani che sono “animali simbolici”. La sofferenza lavorativa odierna deriva dalla mancanza di riconoscimento di questa evidenza. Si può vedere il dono nelle otto ore di lavoro e non solo separandolo nel non profit. I migliori giovani nelle università si sono orientati verso incentivi perversi. Bisogna riportare gente in gamba nelle istituzioni e se ciascuno utilizza il bene comune per interessi personali, si finisce per distruggerlo. Per governare la globalizzazione, va rivendicata la protezione dei beni comuni, l’ambiente, il clima, le foreste, ecc.
Con la globalizzazione ciò che accade lontano da noi ci riguarda direttamente e vanno individuate politiche di condivisione della sovranità che è oggi a rischio.
La stessa Unione Europea, che è un bene comune, è oggi sottoposta alla tragedia dei Commons (archivio di immagini digitali, suoni ed altri file multimedial).

Per concludere, il modo di raccontare il nostro tempo lo plasma e dovremmo riapprendere a guardare alle virtù dei giovani e anche a ripensare il mercato come il maggiore “rete di cooperazione”. Se questa si perde insieme alla percezione di mutuo vantaggio, si perdono anche le opportunità di crescita.

Banca Etica ha adottato l’etica come visione, ma anche come metodo di lavoro, afferma Nicoletta Dentico, consigliere di amministrazione della Banca. E ciò l’ha premiata in termini di minor rischio con sofferenze pari allo 0,88% rispetto al 3% del sistema.

Sul tema dell’etica anche Banca Intesa si è impegnata da anni e ha adottato un Codice Etico costruito come una vera carta di relazioni del gruppo con I suoi stakeholders, al fine di meritare la fiducia dei propri interlocutori. E’ quanto afferma Michele Rocco, funzionario della divisione Risorse Umane della Banca.

Banca d’Italia si è impegnata in prima persona nella vigilanza antiriciclaggio e usura e sulla tutela dei clienti attraverso il Testo Unico Bancario (TUB) riformato, afferma Riccardo De Bonis, capo del Servizio Analisi Statistiche. Inoltre, l’Istituto ha un Codice Etico molto stingente per i dipendenti. Anche sul tema remunerazione dei dirigenti sono state adottate norme severe e la parte variabile della remunerazione non può superare quella fissa, altrimenti ci sono gli incentivi che aumentano il rischio.
Infine, l’art. 11 bis nel TUB che disciplina le banche etiche prevede che il rapporto tra la remunerazione dell’AD e quella media del dipendente non sia superiore a 5.

La sessione dedicate alla ricerca dei nuovi modelli vede la partecipazione di alcune proposte innovative che rendano possibile il trinomio etica, imprese e finanza.

Roberto Grossi, Vicedirettore generale di Etica SGR, afferma che questa è l’unica SGR italiana specializzata  in fondi comuni d’investimento socialmente responsabili con l’obiettivo di rappresentare i valori della finanza etica nei mercati finanziari, in  quanto pioniera dell’azionariato attivo e aderente ai Principi dell’Investimento Responsabile delle Nazioni Unite.

Francesco Mondora, fondatore della Benefit Corporation Mondora, che dà impego ad oltre 100 dipendenti, incanta gli ascoltatori con il proprio modello aziendale che fa  crescere le persone all’interno dell’impresa, valorizzandole come professionisti ed esseri umani a tutto tondo,  attraverso la condivisione di una prospettiva etica dell’azienda e dei suoi dipendenti. Tale approccio genera un impatto positivo anche al di fuori dell’azienda nel mondo intero.

Infine, la sottoscritta presenta l’attività di analisi e di rating della sostenibilità delle PMI che Sustainable Value investors (SVI) conduce per conto degli investitori nel capitale delle PMI (fondi di Private Equity, ecc.) che integra gli indicatori ESG (sociali, ambientali e di governance) nella valutazione delle imprese, nella convinzione di generare sviluppo innovativo e sostenibile, orientando in maniera crescente i capitali finanziari verso imprese che hanno modelli di business virtuosi e attenti ai temi ESG.
Il pay-off di SVI è “Stewardship for Value. Value for Society” nella convinzione che c’è valore nella finanza solo se fanno crescere imprese con modelli di business attenti al benessere dell’ambiente e della società attraverso una governance equilibrata.

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Daniela Carosio – Associata NED, Senior Partner e fondatore di Sustainable Value Investors. ([email protected])


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