Approfondimenti

La promessa di equità da non tradire

La fiducia in un modello “giusto” può rappresentare la chiave per un nuovo tipo di crescita

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Ormai non è più una questione di opinioni, semmai di reticenza a prendere atto di una realtà scomoda: il modello economico neoliberista ha smesso di creare quelle pari opportunità necessarie per garantire una crescita sana. Anzi, ha innescato una spirale negativa che lo storico dell’economia Adam Tooze ha definito “mondo delle policrisi”. L’interdipendenza tra i grandi fenomeni globali, accelerati dal climate change, ha prodotto ricadute drammatiche in termini di disparità e disuguaglianze, che gli shock degli ultimi anni – dalla crisi finanziaria del 2008-09, a quella sanitaria innescata dalla pandemia sino al conflitto scoppiato nel cuore dell’Europa – hanno esacerbato.

Un meccanismo spericolato

Ne sanno qualcosa i giovani, che non riescono più a costruirsi un progetto di vita, anche quando provvisti di un buon lavoro, a causa di un mercato immobiliare proibitivo, che la politica non riesce a governare. Le conseguenze si leggono nelle survey sul livello di fiducia nel futuro e nel crollo del tasso di natalità. Di fronte a una tale situazione, non possiamo più sostenere che il capitalismo – così come lo abbiamo esacerbato – stia ancora creando prosperità e benessere. Che ci fossimo infilati in un meccanismo spericolato l’aveva già denunciato nel 1972 il Club di Roma, avvertendo che le risorse del pianeta non avrebbero consentito una crescita costante dell’economia e della popolazione entro il 2100. Ma finché a soffrirne era “solo” il pianeta e una fetta marginale – ed emarginata – dell’umanità, nessuno l’ha fermato.

Il punto, oggi, è comprendere che non basterà una svolta sostenibile senza un cambiamento radicale del modello economico. Come sostiene l’economista italo-americana Mariana Mazzucato, bisogna cambiare narrazione e smetterla di credere che lo Stato possa intervenire solo per correggere le storture del mercato. Dovrebbe piuttosto imprimere una direzione di senso al capitalismo per favorire la crescita “buona”, con obblighi di legge contemperati da aiuti economici laddove servono. Un esempio concreto viene dalla Germania, che sta avviando i cosiddetti “patti di tutela climatica”, accordi mirati a rimborsare – per un massimo di 15 anni – i costi extra sostenuti dalle industrie che si convertiranno a un modello sostenibile.

Esg: scelta obbligata

Dal punto di vista delle aziende, l’adozione di strategie di lungo ESG oriented è una scelta obbligata. E dovrebbe essere, innanzitutto, una scelta etica, basata su una visione del business teso alla creazione di valore per la collettività, non solo per gli azionisti. Ma, anche su questo fronte, non basterà parlare del passaggio dallo shareholder allo stakeholder capitalism. Significa, piuttosto, ripensare i modelli di governance e i modelli organizzativi, ancora troppo spesso ingabbiati in quel taylorismo che chiedeva di lavorare senza un perché, con l’unico obiettivo di massimizzare i profitti.

Il professore della ESCP Isaac Getz e Brian M. Carney, nel libro Freedom Inc. (GueriniNext, 2018), avevano indicato nella burocratizzazione e nella disumanizzazione le cause del disengagement da parte dei lavoratori e della crisi di business di tante aziende. La pandemia ha fatto il resto. Il fenomeno dilagante delle dimissioni volontarie e la crescente difficoltà di attrarre capitale umano qualificato hanno svelato l’inadeguatezza di un mercato del lavoro, che da tempo non è più in grado di rispondere alle nuove aspettative delle giovani generazioni. Quello che manca, troppo spesso, è una cornice di senso, per cui valga la pena investire la propria vita, ma anche la fiducia in un sistema equo e giusto.

Meritocrazia in primo piano

In questo scenario, il fattore meritocrazia nella governance sostenibile di un’azienda gioca un ruolo fondamentale, perché crea quelle precondizioni necessarie per un patto trasparente e autentico tra persona e organizzazione, teso all’allineamento dei valori, al riconoscimento del contributo individuale e al suo impatto nella creazione di bene comune. In un contesto del genere, il sistema di remunerazione diventa contenuto e forma allo stesso tempo, diventa l’espressione più tangibile della credibilità di un’azienda. Se si legittimano disparità ingiustificate, che tradiscono la promessa di equità, allora qualsiasi dichiarazione di sostenibilità perderà di significato. E si perderà l’occasione di una leadership by exemple, l’unica davvero efficace. Il ruolo dei consiglieri indipendenti è anche questo: ricordare il senso della misura e della responsabilità a chi ha potere decisionale.

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