Punti di vista

La business community a Davos: quali punti di attenzione per i board

Qualche riflessione per i board member su come leggere tra le righe delle dichiarazioni dell'incontro annuale del World Economic Forum e su quali messaggi costruire le strategie sostenibili dei prossimi anni

Getty Images

“Collaboration for the Intelligent Age” è il tema che definisce l’incontro annuale del World Economic Forum che si terrà a Davos da oggi fino al 24 gennaio 2025. Come sempre, l’evento raccoglierà le prospettive del mondo privato attraverso confronti tra ceo delle principali corporate internazionali, rappresentanti governativi e policy makers, accademici e organizzazioni non-profit. Il tema proposto è particolarmente significativo, in un contesto globale di instabilità geopolitica con il protrarsi e l’espandersi dei conflitti e con la crescente polarizzazione del dibattito politico, alimentato da un controverso utilizzo dei social media. Collaborare, anche facendo leva sull’intelligenza artificiale generativa, non sarà semplice in un mondo sempre più frammentato, ma proprio per questo il ruolo del board è essenziale per prioritizzare le azioni e riportare l’attenzione sulle fondamenta della buona gestione aziendale.

Perché è importante seguire Davos nel 2025

La crescita economica, la transizione energetica e l’innovazione tecnologica sono sempre stati al centro del dibattito a Davos che negli anni ha portato i ceo delle principali aziende a prendere posizioni e a presentare soluzioni concrete per affrontare i principali rischi percepiti dalla business community, ogni anno aggiungendo ed adattando l’agenda alle criticità emergenti. Quest’anno i lavori si articoleranno intorno a cinque aree: Rebuilding trust, Reimagining growth, Safeguarding the planet, Industries in the intelligent age, Investing in people. Il filo conduttore è dato dal fatto che la creazione di valore (ciò che muove la business community) è strettamente legata alla capacità di collaborare (trust), di essere competitivi (growth), di affrontare la crisi climatica in modo efficace e concreto (planet), di unire le intelligenze artificiali (intelligent age) e umane (people).

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un dibattito internazionale che, partendo da deboli messaggi della COP29 e dalle aspirazioni del presidente eletto negli Stati Uniti d’America, si è alimentato con l’uscita da parte di alcune importanti multinazionali dalle iniziative legate ai temi ambientali e di diversità e inclusione. Contemporaneamente assistiamo alle scioccanti immagini degli incendi californiani e delle crisi umanitarie legate ai conflitti.

L’incontro annuale del World Economic Forum sarà quindi un’opportunità per ascoltare quali priorità si sta effettivamente dando una ampia platea di business leader, dato il contesto attuale e aldilà della visibilità mediatica: in quale modo le strategie di creazione di valore stanno evolvendo? Quali soluzioni stanno emergendo per affrontare l’adattamento ai cambiamenti climatici che stanno già distruggendo vite umane, edifici, territori, profitti? Come si possono accelerare transizione energetica, efficienza nell’utilizzo di risorse ed economia circolare?  Che caratteristiche avrà nel 2025 la matrice dei rischi percepiti e sintetizzati nel Global Risks Report del WEF?

Quale responsabilità per i board

Proprio nell’ambito del Forum annuale del WEF era nato 6 anni fa, nel gennaio 2019, il richiamo ai Board members di farsi parte attiva nel disegnare le strategie per affrontare il cambiamento climatico con la pubblicazione del rapporto “How to set up Effective Climate Governance on Corporate Boards: Guiding principles and questions”, che ha dato impulso alla Climate Governance Initiative, di cui Nedcommunity è stato il primo promotore con Chapter Zero ItalyThe Nedcommunity Climate Forum. Il documento definisce la buona governance del cambiamento climatico attraverso 8 principi che costituiscono un approccio strutturato alla creazione di valore attraversano i processi aziendali: risk assesment, identificazione opportunità, pianificazione strategica, definizione di obiettivi, struttura degli incentivi, rendicontazione finanziaria e comunicazione al mercato. Il ruolo del Board in ciascuno di questi processi è quanto mai rilevante nell’assicurare che venga considerato l’orizzonte temporale sufficientemente lungo e vengano inclusi i fattori meno visibili nel breve periodo (l’innovazione tecnologica e i cambiamenti nella domanda da parte dei consumatori o l’introduzione di nuove normative, ad esempio).

Oggi, 6 anni dalla diffusione degli 8 principi, la responsabilità del board nei confronti delle strategie climatiche è ancora più importante e necessaria:

  • Le tematiche ambientali si affiancano a sfide tecnologiche e geopolitiche, ma non sono risolte, anzi sono cresciute: gestire i trade-off e definire priorità sulla base di ciò che ha impatto è più difficile.
  • Gli strumenti di analisi e i dati a disposizione sono decisamente aumentati: bisogna scegliere il livello di dettaglio e utilizzare scenari complessi per valutare potenziali sviluppi futuri
  • La normativa è diventata più esplicita, con divergenze a livello internazionale: il rischio di perdersi nel dettaglio esiste ed è critico identificare gli aspetti materiali su cui focalizzare gli sforzi

In tutto questo, il contributo critico e costruttivo del board è fondamentale per affrontare la resilenza in modo strategico, partendo dalla transizione energetica e attraversando l’intero business model. Ci confronteremo su questi temi partecipando al panel “Energy in the boardroom” nell’ambito della sessione Energy Leadership Forum il 22 gennaio alle 14.00 a Davos, anche in streaming.

button up site