Il Made In Italy contro i cambiamenti climatici
Le industrie del food e del fashion sposano i principi ESG per azzerare le emissioni di gas serra. L’appuntamento nell’ambito della Climate Governance Initiative
Getty ImagesSostenibilità, lotta ai cambiamenti climatici e produzione green. Sono queste le tre scommesse che le imprese simbolo del Made in Italy nel mondo sono chiamate a vincere, come è stato evidenziato nel corso del webinar “Food, Fashion and Innovation Industries: How and When to Reach Carbon Neutrality?” organizzato dal Chapter Zero Italy-The Nedcommunity Climate Forum nell’ambito del Global Summit che ha preso il via il 22 marzo scorso.
È la prima volta che i vari Chapters internazionali, fra cui quello italiano, presentano insieme la Climate Governance Initiative con la collaborazione del World Economic Forum, condividendo le conoscenze e promuovendo l’adozione delle best practice per un’efficace governance del clima sia a livello aziendale sia di sistema. L’appuntamento del 25 marzo, moderato da Diana Verde Nieto, fondatrice di Positive Luxury, ha voluto proprio raggiungere questo obiettivo presentando le esperienze di chi è chiamato a far rendere il proprio business ma contemporaneamente anche a trovare un equilibrio fra profitto e salvaguardia dell’ambiente.
Un nodo particolarmente sentito da chi per mestiere produce e vende caffè come ha spiegato nel suo intervento Andrea Illy, presidente di Illycaffè. “L’agricoltura è responsabile del 25% delle emissioni di gas serra, oltre che di un profondo impoverimento del suolo. Per questo motivo è sempre più urgente l’adozione di metodi che mitighino gli effetti sul clima e contemporaneamente rendano le nostre produzioni resilienti agli stravolgimenti ambientali. Per questo motivo la nostra società – che è una benefit corporation – si pone degli obiettivi chiari: completamento della transizione energetica, riduzione dell’uso di plastiche nel packaging e de-carbonizzazione. Ma non solo. Dobbiamo cambiare profondamente l’agricoltura così come la conosciamo e promuovere la transizione verso una produzione che faccia uso di fertilizzanti naturali, promuovendo una produzione virtuosa che garantisca un doppio beneficio, per l’ambiente e per la salute”.
Di rispetto per l’ambiente in cui si lavora ha parlato anche Lavinia Biagiotti Cigna, presidente e ceo di Biagiotti Group, simbolo della moda e dello stile italiani nel mondo. “Quella della sostenibilità è una grande sfida anche per il nostro settore, tanto più per la nostra società che rappresenta un simbolo del Made in Italy e che da sempre fa del legame con il territorio uno dei suoi punti di forza. La nostra filosofia in azienda è quella di trovare un equilibrio fra la cura della bellezza e la sostenibilità, obiettivo che si raggiunge anche attraverso l’abolizione dell’uso della plastica e la piena consapevolezza di tutti della centralità di un approccio alla produzione rispettoso della natura e che si proietti nel lungo periodo – anche per questo uno dei nostri profumi si chiama “For ever””.
Il nodo della conoscenza e della competenza diventa quindi determinante come ha ribadito nel suo intervento Emanuela Trentin, ceo di Siram-Veolia, azienda leader nell’offerta di servizi di gestione ottimizzata delle risorse ambientali: “Tutte le industrie sono concentrate nel trovare soluzioni di sostenibilità nel loro business in ossequio ai principi Esg e puntano in particolare sulla riduzione dell’uso dell’acqua sul trattamento dei rifiuti e sulla transizione energetica. È anche fondamentale che le società interessate a migliorare la propria sostenibilità realizzino progetti di partnership con esperti di innovazione per l’ambiente. La cooperazione per la ricerca di nuove soluzioni tecnologiche in quest’ottica è strategica”.
Una sfida raccolta anche da molte delle aziende simbolo dell’impatto ambientale più distruttivo, quelle tessili. Edgar Tung, coo di Esquel Group, il più grande produttore di camicie tessute al mondo ha sottolineato “l’impegno del gruppo sul fronte del risparmio dell’energia e dell’acqua nei processi produttivi sia negli stabilimenti cinesi sia in quelli oltreconfine come il Vietnam” ma ha anche ribadito la necessità di “cambiare prospettiva e mentalità: investire in sostenibilità non deve rappresentare un costo”.