II Ratings ESG
Nel corso degli ultimi anni, diversi elementi hanno guidato gli sforzi di S&P Global Ratings per comunicare in maniera più trasparente l'influenza dei fattori ESG (Environmental, Social, & Governance) nell’analisi di rating. In particolare, si possono
di Roberto Paciotti (*)
Nel corso degli ultimi anni, diversi elementi hanno guidato gli sforzi di S&P Global Ratings per comunicare in maniera più trasparente l’influenza dei fattori ESG (Environmental, Social, & Governance) nell’analisi di rating. In particolare, si possono ricordare la maggiore rilevanza che tali fattori hanno acquisito nelle azioni di rating, la spinta regolamentare da parte di autorità come ESMA, ma anche il crescente interesse da parte degli investitori che sempre più chiedono alle aziende un maggiore impegno verso strategie di crescita sostenibile.
Dallo scorso gennaio, abbiamo incluso nelle nostre analisi di rating sulle aziende una nuova sezione specificatamente dedicata ai fattori ESG, per dare evidenza ai rischi e alle opportunità che derivano da essi ai fini della determinazione del rating.Un fattore Esg potrebbe influenzare la nostra opinione sull’affidabilità creditizia di un’azienda attraverso la riduzione o l’aumento del rischio di business, del livello di redditività, delflusso di cassa, oppure attraverso variazioni del livello di debito e del rischio finanziario per i successivi due o tre anni, oppure su un orizzonte temporale più lungo, se sufficientemente visibili e rilevanti per i nostri rating.
A ciò si affianca la pubblicazione di ricerche su temi legati al Green Finance, Climate Change e alla Sostenibilità tra cui l’analisi ESG condotta su 20 differenti settori in occasione del lancio di ESG Evaluation, il nostro nuovo strumento di valutazione della sostenibilità di una istituzione, avvenuto nell’aprile 2019.
Al fine di valutare l’impatto dei fattori ESG sui rating, abbiamo anche condotto una indagine retrospettiva sulle azioni di rating che hanno avuto luogo tra luglio 2015 e agosto 2017 nei settori corporate e finanziario.
Nel settore corporate in 717 casi su circa 9.000, il fattore Environmental (“E”) è stato rilevante nell’analisi del rating e, in 106 casi è stato fra le ragioni principali che hanno determinato una successiva azione di rating. Nel settore finanziario invece, circa il 40% dei rischi ambientali (E) sono stati rilevati nelle assicurazioni. La maggior parte delle azioni di rating in questo settore rifletteva l’esposizione di compagnie di assicurazioni e compagnie di riassicurazione alle calamità naturali e la misura in cui i loro margini di capitale e la protezione riassicurativa siano sufficientemente in grado di assorbire le relative perdite ingenti.
Nello stesso periodo, sono stati anche rilevati 346 casi in cui i rischi sociali (“S”) sono stati esplicitamente inclusi nelle valutazioni e 42 casi in cui hanno addirittura determinato un’azione di rating, un cambiamento dell’outlook o un creditwatch. Questa casistica ha toccato i settori più diversi, anche se abbiamo rilevato una maggior frequenza in ambiti quali retail, ristorazione, sport & Lesure, e utility regolamentate. Inoltre abbiamo notato come nei casi in cui il mancato rispetto di criteri di tipo sociale è stato particolarmente rilevante, il loro impatto sulla qualità del credito è stato nettamente più negativo rispetto agli aspetti ambientali e climatici.
I rischi sociali sono solitamente molto pronunciati anche per banche e assicurazioni, dove la maggior parte delle azioni di rating effettuate sono state determinate da un rafforzamento delle misure di protezione dei clienti da parte delle autorità di regolamentazione, adottate al fine di combattere le pratiche di prestito abusive o multare attività di vendita scorrette.
Nella valutazione di rischi e opportunità rilevanti consideriamo anche gli aspetti legati alla Governance. Questa analisi si basa su un rapporto interattivo con il senior management e i consiglieri di amministrazione delle istituzioni interessate. La Governance risulta essere una componente fondamentale per il rating di imprese, banche, istituzioni finanziare e paesi sovrani in quanto è fondamentale per valutare la qualità del management e la relativa strategia di medio e lungo termine. Ad esempio, alcune istituzioni finanziarie delle economie sviluppate – tra cui Europa occidentale e Stati Uniti – presentano delle problematiche di governance ancora irrisolte dovute al turnover nei CdA o all’inefficienza, alla corruzione o alle frodi, a un quadro di rischio inadeguato (che mette a repentaglio la reputazione della società), così come alle irregolarità finanziarie.
Al di là della potenziale correlazione tra ESG e merito di credito, ci poniamo il problema di come valutare allora la sostenibilità aziendale.
S&P Global Ratings ha risposto a questa istanza con un nuovo strumento di valutazione, ESG Evaluation, che coniuga analisi qualitativa e quantitativa per esprimere un punteggio su base relativa in una scala da 0 a 100, confrontando la società con i peer del suo settore. L’analisi in questo caso ha valenza previsionale (“forward looking”) e coniuga la valutazione ESG con la cosiddetta “preparedness”, la capacità di una società di far fronte nel lungo periodo ai rischi legati agli ESG, ma anche di coglierne le opportunità, anticipando e adattandosi rispetto a potenziali cambiamenti dirompenti. L’analisi è sempre calata nel contesto specifico in cui le aziende operano.
Se è vero che i vari fattori alla base della valutazione sono comuni, è altrettanto vero che la materialità varia a seconda del tipo di settore di riferimento: ciò che rileva per un settore potrebbe non avere nessun impatto in un altro ambito e l’analisi di S&P tiene conto di queste specificità.
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(*)Roberto Paciotti – Managing Director di S&P Global Ratings, dove ricopre la carica di Country Manager in Italia dal 2015. È anche un responsabile analitico RMBS & ABS in EMEA a partire da settembre 2017, a seguito di un’esperienza di 5 anni come capo di EMEA Covered Bond. In precedenza è stato responsabile delle attività di relazioni con il mercato per la Finanza Strutturata in Europa meridionale, e prima ancora è stato responsabile dei rating di Finanza Strutturata in Italia.