Dnf, la cultura della sostenibilità cresce
Come evidenziato dalla quinta edizione della survey realizzata da Nedcommunity e KPMG, l’adozione della dichiarazione non finanziaria ha aiutato la governance a maturare maggiore consapevolezza sul fronte della gestione dei rischi e non solo
Getty ImagesUna forte crescita in termini di cultura della sostenibilità con cambiamenti evidenti sul fronte della governance e dello sviluppo delle politiche di gestione dei rischi. Questo il cuore del messaggio lanciato nel corso del webinar Reporting di sostenibilità trend in atto e prospettive future organizzato da Nedcommunity nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile promosso da Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile).
Come ha sottolineato Carolyn Dittmeier, del Reflection group di Nedcommunity La Governance in Materia di Rischi e di Controlli, “osserviamo una grandissima evoluzione a cinque anni dall’applicazione del D. Lgs. 254/2016 evidenziata dall’ultima edizione della ricerca condotta in collaborazione KPMG Italia sull’informativa di sostenibilità. C’è ovviamente ancora molta strada da fare ma già oggi emerge chiaramente il ruolo degli organi di governo che risulta chiave su questi aspetti”.
Lorenzo Solimene, partner di KPMG Advisory ha ribadito come “dalla survey si evince che ormai a livello globale il reporting di sostenibilità non rappresenta più un tema di natura volontaria ma piuttosto regolamentare. Nell’ultimo biennio è cresciuta la disclosure sui rischi climatici in maniera significativa ma non solo: il 96% delle aziende G250 (le 250 principali aziende per fatturato presenti nel ranking ‘Fortune 500’ del 2021, ndr) presenta il bilancio di sostenibilità nel quale emerge anche una maggior considerazione dei rischi legati agli aspetti sociali, in particolare nei Paesi dell’Europa occidentale”. A livello nazionale, invece, emerge che “le Dnf pubblicate a settembre del 2021 sono state 205 di cui 22 volontarie. La Dnf nell’80% dei casi è una relazione distinta mentre nel 20% è inclusa nella relazione sulla gestione. Importante notare la grande evoluzione sul fronte della governance: osserviamo, infatti, una forte crescita del ruolo dei comitati endoconsiliari sui temi di sostenibilità. Oggi se ne contano 102, erano appena 33 nel 2017. Altro elemento interessante il tema dell’incentivazione: il 97% delle aziende del FTSE MIB integra obiettivi Esg nei piani di compensation; il 74% include obiettivi di sostenibilità sia a breve sia a lungo termine. Grande evoluzione si nota anche nella gestione dei rischi. L’80% ha definito un sistema di gestione integrato dei rischi ESG all’interno della struttura di gestione dei rischi dell’organizzazione contro il 54% nel 2017. Inoltre, il 55% include il climate change tra i propri rischi e aumentano il numero dei KPI rendicontati (70 in media). Infine, il 44% ha definito un piano di sostenibilità all’insegna dell’integrazione, aspetto che di certo aiuta il percorso verso la nuova direttiva CSRD”.
Ma cosa c’è dietro i numeri? La tavola rotonda coordinata da Patrizia Giangualano, consigliere direttivo di Nedcommunity, ha provato a trovare una risposta. Del resto, come ha sottolineato Giangualano “la sostenibilità ormai è all’ordine del giorno delle agende dei comitati, oggetto di policy e riorganizzazione dei processi. Un percorso trasversale che interessa tutte le funzioni aziendali e impone un forte commitment dell’azienda nei confronti degli stakeholder per il raggiungimento del successo sostenibile. Di certo le imprese sono chiamate a fare i conti con una complessità molto forte ma bisogna dire che se non ci fosse stata una normativa tanto precisa e dettagliata come il D. Lgs. 254/16, probabilmente non avremmo registrato tutti questi passi avanti. La sfida, adesso, è rappresentata dalla necessità di portare anche le aziende più piccole a rendicontare su questi aspetti e le grandi ad adottare un approccio quanto più integrato: sempre di più la sostenibilità è trattata da sola dai comitati ad hoc. Uno dei temi centrali è il governo dei dati e la capacità di poterli ben certificare e ben analizzare attraverso tecniche evolute e al passo con i tempi”.
Laura Cavatorta, amministratore indipendente del Comitato Esg & Scenari di transizione energetica Snam, e associata Nedcommunity ammette che “la sensibilità è aumentata, specie da parte dei ned che sono spesso i protagonisti di questo cambiamento. Si stanno sviluppando competenze più solide ed approfondite ma trattandosi di una materia tanto complessa sicuramente i veri esperti non sono tantissimi ed è opportuno che nei cda si crei un comitato ad hoc. Il comitato di sostenibilità dedicato, infatti, può svolgere un ruolo importante perché può aiutare il board a incamminarsi su questo percorso in modo autentico”
Secondo Elena Flor, responsabile Esg & sustainability di Intesa Sanpaolo “il Gruppo vanta una lunga esperienza nei report di sostenibilità che da sempre è stato un documento approvato dael cda, di grande importanza. Oggi l’introduzione delle recenti norme ha consentito il salto di attenzione e di importanza. Anche noi adottiamo lo standard Gri e siamo arrivati ad avere un report ricchissimo di indicatori. Oggi il nostro sforzo si concentra nel tentativo di aumentare la qualità dei dati in un’ottica di processo, un percorso che abbiamo già iniziato e portato avanti”.
Stefania Pesce, responsabile Environmental, social & governance di Recordati mette in evidenza come “una buona Dnf deve coniugare una visione del passato con una proiettata al futuro ed evidenziare una traiettoria di miglioramento sottolineando impegni e obiettivi chiari, meglio se di natura quantitativa. Capire come una corretta rendicontazione possa tenere in considerazione gli aspetti evolutivi di un piano di sostenibilità da integrarsi con un piano strategico a lungo termine rappresenta la vera sfida”.
Cristina Saporetti, head of Sustainability reporting communication and planning di Eni, ha ricostruito la storia della reportistica di sostenibilità all’interno del colosso energetico sottolineando che l’entrata in vigore del Decreto 254 ha portato “a una riflessione sul processo per garantire maggiore qualità dei dati. Per questo motivo prestiamo una grande attenzione a questo aspetto e in vista dell’entrata in vigore della nuova rendicontazione prevista dalla Direttiva CSRD, stiamo cercando di strutturare un sistema di controllo interno per verificarne come sempre la robustezza”.