Diciamo la nostra
Questa rubrica promossa dalla Presidenza intende alimentare un dialogo costruttivo con gli Associati che desiderano dare il loro contributo di idee, suggerimenti e critiche per la crescita della Comunità. Pubblichiamo l'intervista a Maria Pierdicchi
Questa rubrica promossa dalla Presidenza intende alimentare un dialogo costruttivo con gli Associati che desiderano dare il loro contributo di idee, suggerimenti e critiche per la crescita della Comunità.
In questo numero ospitiamo l’intervista a Maria Pierdicchi (*) che ringraziamo per aver accettato di rispondere alle nostre domande.
L’intervista
Qual’è, secondo lei, il livello della governance in Italia rispetto agli altri paesi europei aderenti a ecoDA?
Credo che In Italia si siano fatti enormi passi avanti nella qualità della Governance. Ciò grazie al Codice di Autodisciplina ma anche attraverso i tanti soggetti che presidiano alla trasparenza e continua informazione sulla sua applicazione e sui diversi modi in cui le società, tenuto conto delle loro peculiarità, decidono di applicarlo. Non ci sono ricette per tutti, è fondamentale che vi sia flessibilità affinché l’ “architettura” prescelta sia conforme alla dimensione, alla tipologia di azionisti, al settore e al grado di sviluppo dell’impresa. E’ giusto e opportuno, ad esempio, che l’articolazione dei Comitati rifletta le effettive esigenze dell’impresa e che nella dinamica Comitati/CDA non si perdano importanti elementi di valutazione e dibattito. La grande presenza di indipendenti nelle nostre società ha favorito una selezione più attenta alle specifiche competenze necessarie e ha anche contribuito ad una generale cultura del valore dell’indipendenza che oggi è molto tangibile a tutti i livelli decisionali.
Vorrei ricordare che gli amministratori indipendenti furono introdotti poco prima del primo Codice di Autodisciplina, grazie anche al lavoro che facemmo in Borsa Italiana sulle piccole aziende innovative del Nuovo Mercato, allora assolutamente all’avanguardia sui requisiti di Governance. Borsa e autorità di Regolamentazione hanno lavorato nell’evolvere il Codice ascoltando i partecipanti al mercato e credo che questo sia stato un lavoro che ha premiato concretezza ma anche trasparenza e ricchezza informativa. Pensiamo a quante analisi oggi sono disponibili agli investitori sia sul reporting che sul funzionamento e l’efficacia del Board. Sono favorevolmente impressionata dalla voce degli investitori, domestici e internazionali, che citano l’Italia come uno dei Paesi che oggi ha requisiti di Governance tra i migliori al mondo. Il problema se mai è estendere le buone pratiche alle società più piccole, non quotate e familiari; ma questo dipende anche dalla struttura industriale e dalla cultura imprenditoriale tipica del nostro Paese. Certamente dei buoni modelli aiutano la diffusione.
Cosa non va nella governance in Italia?
Ci sono sempre aree di miglioramento e ciò ovviamente varia da società a società e anche dal settore. Bisogna evitare che scelte di governance siano di forma e non di sostanza perché ciò rende molto meno efficace il contributo potenziale di buone pratiche. Forse dalle società anglosassoni potremmo imparare a dedicare più tempo ai temi strategici e di lungo termine, favorendo anche approfondimenti fuori dal Board, sessioni di inductions su temi specifici che possono aiutare gli amministratori a dare un contributo concreto sulla base della propria esperienza e competenza.
Un’altra area in cui si può forse migliorare è la programmazione dei temi e dei tempi dedicati ai diversi argomenti, in modo che l’informativa non sia solo quella appresa prima del CDA ma anche quella continuativa che si può ricevere per approfondire la conoscenza della società e delle aspettative degli investitori. Sui rapporti con gli investitori credo ci sia ancora da lavorare, per far sì che vi sia un dialogo e un ascolto maggiore. Mi piacerebbe vedere di più attenzione agli stakeholders in senso lato, in modo che anche le decisioni che creano valore per l’impresa abbiano alla base una valutazione dell’impatto per tutti gli stakeholders. Alcune aziende già lavorano così ma è una cultura che andrebbe diffusa anche tra aziende minori o con azionariato meno diffuso.
Cosa si aspetta da Nedcommunity e cosa suggerisce?
Ned è uno di quegli operatori che può contribuire a migliorare la Governance attraverso il confronto di esperienze, pratiche e casi concreti. Credo che dobbiamo tutti impegnarci per condividere le nostre esperienze e dare un contributo attivo non solo agli indipendenti ma a tutta la comunità di riferimento. Auspico una sempre maggiore presenza di colleghi esteri, consiglieri, accademici e investitori, e una focalizzazione su come affrontare tematiche sempre più rilevanti, come quella dell’integrated reporting, della cyber security, della digital disruption. Mi domando se da questo punto di vista non si potrebbe pensare ad una qualche alleanza o collaborazione con altri network internazionali analoghi.
In conclusione, penso che negli ultimi anni NED abbia svolto un ruolo importante nella responsabilizzazione e nella “professionalizzazione” dei consiglieri indipendenti.
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(*) Maria Pierdicchi – associata NED, laureata in Economia Politica alla Università Bocconi, MBA in Finanza alla NYU Stern School of Business Administration. Attualmente riveste le cariche di Consigliere Indipendente per le Nuove Banche Marche, Etruria e Lazio, Cassa di Risparmio di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara, di Luxottica Group e di consigliere non esecutivo di Standard & Poor’s Italy.
Dal 2004 al 2015 è stata Responsabile Sud Europa per Standard & Poors e Amministratore Delegato per l’Italia. Precentemente è stata Senior Director Responsabile del Nuovo Mercato in Borsa Italiana; direttore centrale strategia e controllo di Premafin Spa e Senior Analyst in Citibank. Ha svolto attività didattica e di Ricerca in Università Bocconi e siede in diversi Advisory Boards per istituzioni accademiche e non profit. ([email protected]).
Le precedenti interviste sono state fatte ai seguenti associati Ned:
– Gianmaria Gros Pietro _luglio 2010 (N° 4);
– Giovanni Maria Garegnani _ottobre 2010 (N° 5);
– Carolyn Dittmeier _gennaio 2011 (N°6);
– Mario Noera _aprile 2011 (N°7);
– Maria Luisa Di Battista _luglio 2011 (N° 8);
– Ferruccio Carminati _ottobre 2011 (N° 9);
– Salvatore Maccarone _gennaio 2012 (N° 10);
– Giancarlo Pagliarini _luglio 2012 (N° 12);
– Marco Cecchi de’ Rossi _ottobre 2012 (N° 13);
– Alberto Battecca _gennaio 2013 (N° 14);
– Roberto Cravero _aprile 2013 (N° 15);
– Marco Rescigno _luglio 2013 (N° 16);
– Elisabetta Magistretti _ottobre 2013 (N° 17);
– Marco Onado _febbraio 2014 (N° 18);
– Enrico Maria Bignami _maggio 2014 (N° 19);
– Laura Iris Ferro _luglio 2014 (N° 20);
– Elisabetta Oliveri _novembre 2014 (N° 21);
– Piero Manzonetto _febbraio 2015 (N° 22);
– Ferdinando Superti Furga _maggio 2015 (N° 23);
– Karina Litvack _maggio 2016 (N° 27).
– Anna Chiara Svelto _maggio 2016 (N° 29).