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Csrd: ecco come cambia gli assetti organizzativi

L'implementazione della Corporate sustainability reporting directive sta avendo l'effetto di cambiare profondamente le strutture aziendali che adesso sono chiamate a mettere i fattori Esg al centro con un approccio strategico di medio-lungo-termine

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L’entrata in vigore della Csrd (Corporate sustainability reporting directive) anche nel nostro ordinamento ha fatto della rendicontazione di sostenibilità una parte integrante della relazione di gestione. Un obbligo al quale dovranno uniformarsi anche le aziende italiane, in funzione della loro dimensione, conformandosi a standard di sostenibilità condivisi, gli Esrs (European sustainability reporting standard). Una trasformazione davvero epocale che ha già imposto ai più lungimiranti e che imporrà ai “ritardatari” di adeguare anche le proprie procedure, processi e scegliere le strutture aziendali più adeguate alla gestione e controllo delle informazioni Esg.

Su questo aspetto centrale si è sviluppato l’ultimo Lunch Talk del 2024 moderato da Patrizia Giangualano, componente del Consiglio direttivo di Nedcommunity, l’associazione dei consiglieri non esecutivi e indipendenti che assieme agli ospiti ha affrontato “i temi del cambiamento provocati dall’introduzione di questa normativa ma anche quelli che sono gli aspetti organizzativi che cominciano a delinearsi, collegati alle tante nuove responsabilità del cda, dei comitati e delle funzioni di controllo e redazione delle informazioni”.

Un trend globale

Del resto, come ha sottolineato, Lorenzo Solimene, Partner di KPMG Climate Change & Sustainability Services, il mondo intero sta andando in questa direzione e il reporting di sostenibilità è un tema globale, anche se a livello europeo possiamo vantare una “leadership su metodologie e sulla qualità della rendicontazione”. Anche in altri contesti, quindi, si possono annoverare iniziative molto valide in termini di reporting: si pensi agli standard IFRS (International Financial Reporting Standards) che stanno trovando attuazione a livello internazionale. Su questo aspetto Kpmg ha realizzato una survey per comprendere come ormai il reporting di sostenibilità sia un trend consolidato che va oltre gli obblighi normativi: la ricerca infatti ha messo in evidenza che il 96% delle aziende del campione costituito dalle 100 imprese più grandi di 58 Paesi, realizza il report di sostenibilità. Anche nei Paesi emergenti troviamo un’evoluzione di queste prassi mentre in Europa si nota soprattutto un consolidamento legato ai cambiamenti climatici.

Ma non solo: tante aziende volontariamente hanno deciso di adottare il principio della doppia materialità e in questa fase sta crescendo anche l’attenzione per il tema della biodiversità.

La situazione in Europa

In Italia la direttiva Csrd introdotta dal Dl 125/2024 ha rafforzato il legame fra governance e sostenibilità impegnando le imprese a dotarsi di specifiche competenze negli organi di amministrazione e controllo per valutare rischi e opportunità. mentre il pacchetto normativo italiano si può dire completo non lo stesso accade in altri Paesi europei di grande importanza in cui il recepimento stenta a diventare realtà: è il caso di Germania, Spagna e Olanda. In sostanza il reporting di sostenibilità va considerato la punta dell’iceberg e non potrà prescindere dall’identificazione delle questioni rilevanti di sostenibilità e dalla la definizione per ciascuna delle azioni dei target e delle metriche. L’impegno delle aziende si sposterà dalla rendicontazione ai processi in maniera piuttosto evidente.

Grandi imprese pronte

La conferma viene anche da Raffaele Barteselli, Responsabile Transizione e Sostenibilità di Banco BPM, istituto che lavora da tempo su questi temi. Per la banca, infatti, la valutazione di un’azienda cliente o partner deve includere sia le componenti tradizionali (parte finanziaria) sia quelle Esg che sono chiamate a interagire fra loro. Il manager ha ricordato come Bpm abbia iniziato con largo anticipo, già nel 2023, a muoversi dentro l’ambito della Csrd. Non a caso un team dedicato si è occupato dal 2020 di raccogliere tutte le informazioni per far sì che il profilo di sostenibilità venisse efficacemente evidenziato. Si è realizzato così un grande spostamento dall’aspetto comunicativo, tipico della precedente regolamentazione, all’ambito maggiormente operativo, legato alla necessità di integrare nell’operatività della banca i fattori di sostenibilità, soprattutto in ambito climate. Un cambio di prospettiva che ha avuto anche ripercussioni a livello organizzativo coinvolgendo tutti i business affinché adottassero approcci comuni sui temi Esg fino alla creazione nel maggio del 2024 della nuova funzione Transizione e Sostenibilità a diretto riporto del Cfo. Nel gruppo sono attivi poi un comitato sostenibilità di matrice endoconsiliare che si occupa di fornire parere al cda sulle materie Esg e un comitato Esg di matrice manageriale presieduto dall’ad che porta avanti le attività operative in ambito Esg.

L’attenzione per questi aspetti, conclude Barteselli, deve essere il tratto comune di tutte le imprese, anche delle Pmi che in questo ambito scontano un forte ritardo: eppure per la banca le informazioni che permettono di integrare le pratiche Esg nella valutazione del merito creditizio sono indispensabili. Per questo bisogna venire incontro alle aziende più piccole, iniziando con una standardizzazione delle richieste di informazione da parte del mondo creditizio per agevolare il lavoro di risposta di realtà ancora non adeguatamente strutturate.

Tante opportunità

Diverso il discorso per le aziende di grandi dimensioni come racconta Stefania Pesce, Environmental, Social & Governance Manager di Recordati S.p.A. L’adeguamento alla Csrd, infatti, ha rappresentato di certo un onere organizzativo non di poco conto ma superata la fase iniziale i vantaggi sono subito stati evidenti. La manager ricorda che l’implementazione della Csrd è molto impegnativa e richiede un lavoro lungo per l’individuazione delle metriche più corrette e dei soggetti che devono generare un dato: il risultato è, però, un processo di consolidamento della raccolta delle informazioni Esg che rappresenta un valore aggiunto acquisito. Non bisogna farsi sfuggire questa opportunità: la Csrd mette di fronte a una serie di sfide ma al contempo imprime un’accelerazione sui temi Esg con effetto di irrobustimento dei processi e dell’adozione di un approccio più strategico e di governance.

La Csrd, infine, ha effetti benefici a livello organizzativo perché tocca trasversalmente tutte le funzioni aziendali. Per questo Recordati ha organizzato uno steering committee operativo interno a cui partecipano le principali funzioni coinvolte nell’implementazione della Csrd e che si riunisce periodicamente per analizzare lo stato di avanzamento dei lavori.

QUI IL LUNCH TALK

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