Convegni
L’1 e il 2 Dicembre si è tenuta a Milano, a Palazzo Mezzanotte, la seconda edizione della Italy Corporate Governance Conference, promossa dal Comitato per la Corporate Governance e organizzata da Assogestioni ed Assonime in cooperazione con l’OCSE e con
Italy Corporate Governance Conference 2016
L’1 e il 2 Dicembre si è tenuta a Milano, a Palazzo Mezzanotte, la seconda edizione della Italy Corporate Governance Conference, promossa dal Comitato per la Corporate Governance e organizzata da Assogestioni ed Assonime in cooperazione con l’OCSE e con il supporto di Borsa Italiana.
Obiettivo dell’incontro annuale è la verifica dello stato dell’arte nell’evoluzione e applicazione della Corporate Governance nel nostro Paese attraverso il confronto con esponenti di istituzioni nazionali e internazionali.
Ha introdotto i lavori Gabiele Galateri di Genola, Presidente del Comitato per la C.G. e di Assicurazioni Generali che ha aperto il suo intervento leggendo un messaggio del Presidente Sergio Mattarella. “Le buone pratiche di governo societario hanno dimostrato di poter contribuire alla salute dei mercati, in particolare nei periodi di elevata incertezza e volatilità“, ha affermato Mattarella che ha aggiunto “La crescente interazione tra investitori istituzionali da una parte e management e consigli d’amministrazione dall’altra, accanto al rafforzamento dei presidi di trasparenza e correttezza, sostanziale e procedurale, segnala il modello italiano come uno dei più evoluti“. Il Presidente ha sottolineato altresì che “Buone regole e una loro corretta applicazione sono particolarmente importanti all’insorgere di conflitti di interesse, quando si dovrebbe tener conto di obiettivi di medio e lungo termine e puntare allo sviluppo delle società, rispetto a risultati immediati”.
Galateri ha proseguito sostenendo che “La Corporate Governance è un elemento chiave per ristabilire la fiducia nei mercati dei capitali ma anche per colmare il gap tra il flusso in aumento dei risparmi e il crescente bisogno di investimenti necessari per sostenere la crescita”. Ha poi sottolineato l’importanza dell’autoregolamentazione, strumento dinamico per identificare le best practices e modellarle sulla base delle nuove sfide e opportunità generate dall’evoluzione dei mercati dei capitali e dalle pratiche societarie.
Al termine del suo intervento, Galateri ha segnalato due tematiche emergenti: la necessità di trovare un’applicazione delle regole di C. G. alle cosiddette ‘growth companies’ che sia adeguata alle loro peculiarità e dia fiducia agli investitori, e un ripensamento della C. G. per gli intermediari finanziari che eviti l’approccio di ‘comando e controllo’ per “assicurare che gli assetti di corporate governance di queste entità possano evolvere e diversificarsi così da incoraggiare un’effettiva competizione”.
La sessione dedicata alla Stewardship e alla sua applicazione è stata introdotta da Stephen Davis, Harvard Law School, che ha sostenuto che oggi negli Stati Uniti gli investitori istituzionali considerano la stewardship uno degli strumenti per creare valore e gestire il rischio delle società in portafoglio. Molte aziende la adottando perché aiuta a proteggere i profitti e perché è diventata parte della strategia di investimento. Alcuni investitori stanno potenziando le loro strutture, economiche e professionali, per poter implementare strategie legate alla stewardship, essendo già pronti per la nuova era dell’engagement. Il sistema del voto di lista in Italia, ha proseguito Davis, ha aperto agli investitori un ampio canale per l’esercizio della stewardship e può offrire al nostro Paese un vantaggio competitivo sugli altri mercati, accelerando gli investimenti esteri. E’ fondamentale, però che tutte le parti coinvolte lavorino per la salvaguardia e l’evoluzione del sistema.
Davis conclude il suo intervento suggerendo alcune misure per rafforzare l’istituto del voto di lista e con l’affermazione “ l’Italia ha, con i Principi di Stewardship, il sistema del voto di lista, Assogestioni e l’Investment Managers Committe, una costellazione di fattori che rendono la stewardship un unico e potente asset di mercato, specialmente se tutti lavorano al meglio nel momento in cui gli investitori italiani ed esteri sono pronti ad usarlo”.
Per la Stewardship, in pratica, Andrea Ghidoni presidente del Comitato per la C. G. di Assogestioni, ha comunicato che ad oggi già più di 130 consiglieri delle società quotate italiane sono stati eletti dagli investitori istituzionali, mentre Maria Patrizia Greco, presidente Enel, ha sottolineato l’importanza per gli investitori istituzionali di avere quali interlocutori i CEO e i CFO delle aziende, fermo restando il ruolo fondamentale del Presidente quale coordinatore del dialogo.
Guido Ferrarini,dell’Università di Genova, affrontando il tema della revisione della Shareholder Rights Directive, e in particolare la questione del voto degli azionisti sulla remunerazione dei manager, ha sostenuto che le posizioni dei Governi Europei non sono spesso in sintonia. In Uk ,Teresa May ha prima annunciato di voler procedere verso un voto vincolante degli azionisti sulle politiche di remunerazione e poi si è attestata su posizioni meno estreme contenute in un green paper. In Francia, invece, è stato introdotto un voto vincolante sulla parte variabile della remunerazione. Ferrarini si è chiesto quale sorte avrebbe avuto la Direttiva della quale si sentiva parlare sempre meno. Qualche giorno dopo il suo intervento, tuttavia, il Consiglio, il Parlamento Europeo e la Commissione hanno raggiunto un accordo sulla proposta di modifica della Direttiva che regolamenta il voto degli azionisti sulla politica di remunerazione, sulla relazione di remunerazione e la trasparenza e in merito all’approvazione delle operazioni con parti correlate.
La seconda giornata della conferenza si è aperta con un intervento di Tommaso Corcos, Vice Presidente del Comitato Corporate Governance e Presidente di Assogestioni, che ha sostenuto l’importanza di pensare ad un codice di autodisciplina a misura delle piccole e medie imprese che ne faciliti la trasparenza e che “si salda con l’introduzione dei piani di risparmio individuale, per favorire l’afflusso di risorse all’economia reale”
Il tema della Governance delle PMI è stato ripreso anche dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan che ha affermato “Le norme di Governance siano adeguate anche alle piccole imprese, in modo da favorire l’accesso al mercato dei capitali e quindi alla crescita”.
Padoan ha poi fatto riferimento in modo particolare al settore bancario e al mercato dei capitali sottolineando che “La solidità e la resilienza delle banche dipende in modo cruciale dalla qualità della corporate governance” e che una “buona Corporate Governance facilita la raccolta di capitale e l’accesso ai canali di finanziamento da parte delle imprese, attira investitori stabili e supporta la strategia di crescita” oltre ad essere “un potente driver che contribuisce a mantenere la fiducia nel sistema finanziario, riducendo il costo del capitale“.
In tema di partecipazione attiva di azionisti e investitori, Emma Marcegaglia, Presidente ENI, ha sostenuto il valore della partecipazione attiva degli investitori istituzionali orientata alla sostenibilità e all’elaborazione di strategie di lungo periodo e affermato che è compito del consiglio di amministrazione nella sua interezza garantire l’effettivo dialogo dell’azienda con gli azionisti.
Sullo stesso tema, Luca Enriques, dell’Università di Oxford ha sostenuto che la partecipazione dei fondi alla governance delle aziende nelle quali investono deve unirsi all’attivazione e alla collaborazione dei Board delle aziende stesse per poter produrre risultati efficaci. Enriques ha poi sottolineando che in Italia c’è “ampio spazio per andare avanti nella direzione di pratiche di governo societario più in linea con le aspettative degli investitori istituzionali internazionali, soprattutto quando si tratta di impegno con gli azionisti”. Una opportuna revisione del Codice di Corporate Governance potrebbe aiutare l’allineamento delle best practices italiane a quelle internazionali.
In chiusura dei lavori, l’intervento di Giuseppe Vegas, Presidente di Consob, che ha evidenziato la necessità di un buon governo societario per garantire i risultati attesi ma ha anche espresso le sue perplessità sul reale funzionamento di una eccessiva regolamentazione. Vegas ha sottolineato che la crisi economica ha indotto molte aziende a non rispettare le regole e allora, si chiede, perché non procedere con una regolamentazione su alcune questioni e lasciare all’autoregolamentazione le restanti. I risultati sono garantiti da un corretto atteggiamento, da buone pratiche e non necessariamente dal rispetto delle regole. La compliance non garantisce il raggiungimento degli obiettivi delle aziende.
Al termine delle due giornate i contributi e gli spunti di riflessione emersi sono di varia natura. Dall’attenzione alle piccole e medie imprese e alla necessità di pensare principi di Corporate Governance sulle loro peculiarità, sostenute da Galateri di Genola, da Corcos e dal Ministro Padoan al riconoscimento dell’impianto normativo e regolamentare italiano con alte potenzialità, se applicato e monitorato per assicurarne la necessaria evoluzione.
Un confronto interessante dunque, che ha dato voce a quasi tutti gli interlocutori coinvolti nel dibattito sulla Corporate Governance in Italia, tra applicazione ed evoluzione.
Abbiamo detto “quasi” tutti gli interlocutori. Erano assenti infatti i Risparmiatori che avrebbero detto la loro sui crac bancari, da Monte Paschi a Carige, a Veneto e Vicenza, a Etruria, ecc. e gli Indipendenti che avrebbero spiegato come non siano sufficienti buone regole per fare una buona Corporate Governance.
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Maritana Rinaldi – Associata Ned. Laurea in Scienze Politiche e master in Studi Europei e in Business Administration. Primo impiego nel Gruppo l’Espresso, poi in Manpower e dal 2011 business consultant. ([email protected])