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“Il mondo dei grandi players del settore del digitale, ma non solo, torna a investire in Italia e vede nel nostro paese un ecosistema di trasformazione del capitale umano che garantisce condizioni molto migliori rispetto ad altri paesi europei a dispetto
Capitale umano chiave del “disruptive change” digitale
a cura della Direzione
Per completare l’analisi che stiamo conducendo sulla “Rivoluzione Digitale” in atto, riproduciamo qui l’articolo di Mila Fiordalisi pubblicato l’8 ottobre scorso da COR.COM (Il quotidiano on line dell’economia digitale e dell’innovazione) in cui viene fatta fa la cronaca dell’intervento del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini alla Convention EY (Ernst & Young) tenutasi a Capri all’inizio di ottobre.
“Il mondo dei grandi players del settore del digitale, ma non solo, torna a investire in Italia e vede nel nostro paese un ecosistema di trasformazione del capitale umano che garantisce condizioni molto migliori rispetto ad altri paesi europei a dispetto dei ranking”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini in occasione della convention EY a Capri.
Nel citare Steve Jobs, il ministro invita al “coraggio di fallire” e all'”autonomia di pensiero”. “Libertà, coraggio e autonomia i valori su cui stiamo ricostruendo il nostro ecosistema e anche dell’iniziativa che ha portato a Napoli la Apple”. “Per avere creatività – ha continuato Giannini – è necessario che i due pilastri che fanno una società innovativa, ossia impresa e contesto sociale che deve seguire il cambiamento, puntino sul capitale umano ossia sulla parte più lenta nell’aggiornamento e che quindi ha maggior bisogno di attenzione”.
“È dal capitale umano che si produce il disruptive change – ha aggiunto ancora il ministro – è la nostra priorità che non può essere lasciata alla retorica di ‘investiamo nella scuola e nell’università‘. Ci vuole un’agenda chiara che parta dalla consapevolezza dello stato esistente”.
Dati alla mano il ministro ha fatto il punto sulle nuove competenze: il 57% degli italiani in età adulta non ha competenze di base digitali, un terzo non usa Internet e di questo solo il 70% ha competenze specialistiche adeguate.
“La digital literacy non è saper usare il web ma è la capacità di saper attingere da molte fonti di informazione per sviluppare conoscenza. Abbiamo deciso di disegnare un progetto integrato che dalla scuola fino all’università e insieme con altri ministeri possa portare il nostro Paese nell’arco dei prossimi 5 anni ad una dimensione educativa diversa e creare l’ecosistema della conoscenza che faccia in modo che Apple non rimanga un’isola felice”.
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