Con l’intelligenza artificiale nuovi rischi da dover presidiare
La diffusione della AI rappresenta una sfida per i cda da cogliere e gestire anche grazie alle giuste competenze
Getty ImagesNegli ultimi tempi l’utilizzo di strumenti di Intelligenza Artificiale (“IA”) si sta sempre più diffondendo sia nella nostra quotidianità sia nella vita delle società. È vero che la diffusione di sistemi di IA in Italia è minore rispetto ad altri paesi Europei, agli USA e alla Cina, ma si stima che nel 2050 gli investimenti europei in IA supereranno i 50 miliardi di dollari e che parte di questi investimenti interesseranno anche l’Italia.
Digitalizzazione spinta dal Covid
D’altronde in questi ultimi due anni si è vista una forte accelerazione del percorso di digitalizzazione dei processi societari, anche grazie alla normativa emergenziale Covid-19 emanata per far fronte alle limitazioni imposte, che ha consentito di tenere i consigli di amministrazione e le assemblee da remoto nonché la possibilità del voto elettronico nelle assemblee delle società quotate, con un indubbio efficientamento di costi e tempi. Ma gli effetti della digital transformation sulle società non si riducono all’utilizzo di interazioni virtuali da parte degli organi societari ma si ripercuotono anche sulla corporate governance, con una intensità diversa a seconda dell’ottica di breve, medio, lungo periodo in cui ci poniamo. Allo stato, in alcuni settori, quali principalmente quello finanziario, bancario e assicurativo, i sistemi di IA stanno già interessando alcuni processi aziendali divenendo un supporto alle attività di governance: basti pensare ai sistemi di IA ad ausilio della reportistica finanziaria, delle funzioni di controllo di secondo e terzo livello (compliance, risk e audit), ma anche come strumento di analisi e controllo della supply chain, delle strategie di marketing, della funzione human resource.
Comitati ad hoc
Nel medio-lungo periodo, sulla scia di quello che sta succedendo in USA e Cina, potremo assistere alla costituzione di comitati CorpTech all’interno dei consigli di amministrazione e addirittura alla sostituzione di un board member con un algoritmo. Rimanendo però con i piedi per terra senza andare in un futuro ancora troppo lontano, quantomeno in Italia, il tema che è importante investigare fin da subito è di valutare che tipo di impatto ha l’utilizzo dell’IA sugli assetti organizzativi e conseguentemente sui doveri, competenze e responsabilità degli amministratori. In altre parole, è opportuno – se non finanche doveroso – domandarsi se gli amministratori possano essere considerati responsabili per un utilizzo inadeguato dell’IA ovvero per aver ritardato o non adottato ingiustificatamente sistemi di IA nella gestione dei processi aziendali. Ciò in quanto – come ormai pacificamente riconosciuto – i sistemi di IA portano con sé indiscussi vantaggi in termini di ammodernamento dei processi aziendali e di rafforzamento della gestione del rischio.
Un valido ausilio ma anche nuovi rischi
L’impiego dell’IA facilita senza dubbio alcune operazioni che risulterebbero maggiormente dispendiose in termini di energie se svolte dall’essere umano, si pensi ad esempio alla raccolta e analisi di un quantitativo incredibile di dati (i c.d. big data) per assumere una decisione di investimento, soprattutto quando sono decisioni complesse, e innalza il livello di razionalità delle scelte assunte, essendo le macchine guidate da criteri logico matematici che consentono un miglioramento del livello di prevedibilità e trasparenza delle decisioni adottate.
Ma, allo stesso tempo, portano con sé nuovi rischi che, al pari degli altri, devono essere prima di tutto individuati, conosciuti, gestiti, monitorati e presidiati per evitare che un’adozione meccanica di algoritmi complessi e poco trasparenti comporti distorsioni ed utilizzi non corretti delle informazioni. È evidente quindi che l’utilizzo di sistemi di IA, portando con sé nuove opportunità e nuovi rischi, incide sull’adeguatezza degli assetti organizzativi che, come noto, è uno dei punti di attenzione dei vari attori degli organi sociali, in primis l’amministratore delegato che deve curare che l’assetto organizzativo amministrativo e contabile sia adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, i board member che, sulla base dei flussi informativi ricevuti dall’amministratore delegato e/o dal top management, devono valutare l’adeguatezza dell’assetto organizzativo e, infine, anche il collegio sindacale, in quanto uno dei suoi compiti è proprio quello di vigilare sull’adeguatezza degli assetti organizzativi e sui principi di corretta amministrazione.
E perché tutto ciò si svolga in maniera corretta, è bene fare una riflessione sulla composizione qualitativamente “ottimale” del board, se sia utile o raccomandabile la presenza di uno o più soggetti tech friendly o persino tech savvy, dotati di conoscenze e di esperienze in ambito tecnologico in grado di capire il funzionamento dei sistemi di IA utilizzati ovvero finanche di promuoverne l’adozione. Soltanto board member con le suddette caratteristiche sembrerebbe possano essere in grado di fare un challange costruttivo prima al top management, nei Comitati, e, poi, all’amministratore delegato, in Consiglio quando viene loro presentata la reportistica periodica ovvero una scelta decisionale con alla base l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale.