Come salvarsi dal pericolo greenwashing
I criteri Esg (Environmental, Social e Governance) sono sempre più diffusi. Eppure, la finanza sostenibile non riesce ancora a evitare il cosiddetto “ambientalismo di facciata”. Come un cda consapevole può aiutare a colmare questo solco fra percezione e realtà
Getty ImagesLa sostenibilità è una leva strategica per creare valore. Il suo contributo al profilo di rendimento e rischio degli investimenti si sta ormai consolidando. E il successo dell’impresa, come anche il Codice di Corporate Governance ci ricorda, non può che essere un successo sostenibile, ossia un successo che si “sostanzia nella creazione di valore nel lungo termine a beneficio degli azionisti, tenendo conto degli interessi degli altri stakeholders rilevanti per la società”.
L’attenzione di investitori e consumatori ai temi della sostenibilità si sta rivelando via via centrale. E sempre più sia nei processi di investimento che nei processi di acquisto ognuno di questi stakeholder cerca di integrare valutazioni sui profili di sostenibilità delle aziende in cui investire o da cui comprare prodotti e servizi. In termini più concreti, la sostenibilità è fondamentale per raccogliere risorse finanziarie e abbassare il costo del capitale, così come è essenziale per essere competitivi nel posizionamento strategico e nell’azione commerciale. Di questo ormai le aziende, soprattutto quelle più grandi e quotate, sono molto consapevoli. E proprio per massimizzare l’utilità che deriva dall’essere percepiti come sostenibili vi è il rischio di comportamenti opportunistici.
Sul piano della sostenibilità ambientale il rischio di fenomeni cosiddetti di greenwashing è tutt’altro che remoto. Oggi “essere green” rischia di essere una “moda”. Alcune aziende, certamente le meno virtuose, pensano, infatti, che sia sufficiente manifestare attenzione all’ambiente per migliorare la propria reputazione. Bisogna, però, che si vada oltre e che si lavori innanzitutto in modo sostanziale sui temi della sostenibilità sotto i vari profili e dimensioni e che la comunicazione che ne deriva sia in grado di rappresentare questa sostanza, in modo da superare “un ambientalismo di facciata o una sostenibilità di facciata”con una piena aderenza tra percezione e realtà.
Cda centrali
Il ruolo dei consigli di amministrazione e, ove presenti come supporto ai primi, dei comitati endoconsiliari che hanno competenza sui temi della sostenibilità è centrale come elemento propulsore di questa evoluzione. Almeno tre sono i punti su cui concentrarsi, per andare oltre la “facciata”.
Innanzitutto, i board devono correttamente inquadrare la sostenibilità, le sue finalità e cosa essa davvero rappresenta per l’impresa. Su questo elemento si possono riscontrare tre tipi di approcci: un approccio guidato dalla compliance regolamentare, ove si adempie ad obblighi definiti da authority di varia estrazione. Un esempio potrebbe essere quello relativo agli obblighi di comunicazione e di reporting; un approccio dettato da esigenze di marketing e commerciali, che, però, se non è interpretato in misura sostanziale può degenerare proprio in pratiche di greenwashing; un approccio strategico che integri nell’intimo dell’azienda i temi della sostenibilità nella definizione e costruzione del modello di business.
Secondo punto molto importante su cui concentrarsi, che non può che derivare in modo coerente dal precedente, è la presenza di un sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi che abbia al suo interno in modo traversale indicatori quantitativi e qualitativi fortemente orientati alla sostenibilità non come area a sé stante ma come dimensione trasversale a tutte le altre. Questo, nel concreto, vuole dire che, oltre ad indicatori di sostenibilità in senso stretto, vanno integrati tutti gli altri indicatori (di business, di rischio, commerciali, …) con misure di sostenibilità. In questo modo la cultura della sostenibilità non potrà che permeare sempre più l’intera organizzazione.
Come conseguenza logica e naturale dell’integrazione della sostenibilità nel modello di business e della costruzione di un sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi integrato in tutte le sue aree da misure di sostenibilità, il terzo punto su cui i board devono focalizzarsi è quello della trasparenza e della comunicazione completa ed efficace verso gli stakeholders. Questo non deve basarsi solo sulla pubblicazione periodica di report secondo gli obblighi regolamentari o le pratiche di mercato. Deve, invece, essere un’azione continuativa nel tempo che possa alimentare il dialogo con gli investitori e finanziatori per quanto riguarda la raccolta di risorse finanziarie e con i consumatori per gli aspetti commerciali, superando il rischio di greenwashing e consolidando un confronto su basi di merito e sostanziali affinché gli stakeholders possano essere esprimere un giudizio pieno e consapevole sulla sostenibilità e sul successo sostenibile dell’azienda.