BIBLIOTECA NED a cura di Paola Schwizer
A cura di Daniela M. Salvioni
“Corporate Governance, controllo e trasparenza”
Casa Editrice: Franco Angeli
2009
496 pp
€ 32,00
A chi desidera avere una prospettiva completa ed aggiornata sui temi di governance si suggerisce la lettura del volume “Corporate Governance, controllo e trasparenza”, curato da Daniela Salvioni, professore ordinario di Economia aziendale nella Facoltà di Economia di Brescia. La seconda edizione, rivista soprattutto nei profili normativi e di autodisciplina, presenta una panoramica di tipo economico-aziendale sulle tematiche chiave della corporate governance: dai modelli di amministrazione e controllo adottati a livello nazionale e internazionale e le relative difformità e convergenze; ai caratteri rilevanti dei sistemi di controllo per lo sviluppo ottimale delle relazioni tra risorse, attività e risultati; alle condizioni di trasparenza e al ruolo delle comunicazioni agli stakeholders per l’acquisizione di fiducia e consenso.
I singoli saggi, oltre ad un’ottima sistematizzazione, offrono punti di vista interessanti e innovativi. Innanzitutto, Daniela Salvioli distingue la corporate governance dalla governance d’impresa, sottolineando che la prima è riferita ai meccanismi di governo dell’impresa da parte del vertice, mentre la seconda è “il sistema attraverso cui le imprese si relazionano con i propri interlocutori”.
Particolarmente utile è il saggio di Luisa Bosetti, dedicato ad un confronto internazionale dei sistemi di corporate governance. Oltre ad illustrare modelli più noti, come quelli anglosassoni e renani, si approfondisce il sistema giapponese, oggetto di forti cambiamenti nell’ultimo decennio: il ruolo delle banche nel cross shareholding sta fortemente mutando, lasciando maggiore spazio alla presenza, tra gli azionisti, di investitori stranieri e individuali; inoltre, il modello nipponico è caratterizzato da elementi unici nel suo genere quali il sistema di governance lavoro-centrico non istituzionalizzato, che si basa sulla massima collaborazione tra organo amministrativo e lavoratori rappresentati dai sindacati. Altro modello illustrato dall’autrice è quello russo, che ha vissuto numerosi cambiamenti dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Si sono susseguite differenti fasi, dalla privatizzazione alla creazione di un vero e proprio codice di Autodisciplina nel 2002 per le società quotate, che è stato condiviso con organismi sovranazionali ed esteri. Il modello russo si caratterizza essenzialmente per la differenziazione della corporate governance in base al numero di azionisti. Proprio in base a tale elemento si hanno obblighi più o meno stringenti per ciò che concerne la costituzione degli organi di sorveglianza; nelle realtà molto grandi, in generale, il modello più utilizzato rimane quello dualistico verticale. Pur in presenza di differenze nei sistemi economici, normativi e culturali, ci si chiede se i modelli dei diversi Paesi stiano convergendo verso standard comuni di corporate governance. La risposta dell’autrice è positiva. Infatti, alcuni standard, improntati ai principi dell’indipendenza, del controllo, della protezione degli investitori e della trasparenza sono univocamente affermati e rappresentati nelle norme e nei codici di autodisciplina nazionali.
Al tema del controllo è dedicata un’intera parte del volume. Diversi saggi di Salvioni, Amici, Gandini, Astori, Cassano e Gennari contribuiscono a fornire un quadro articolato e originale. Francesca Gennari si sofferma sull’importanza del controllo della gestione inteso come il sistema che permette di perseguire gli indirizzi espressi dai vertici aziendali attraverso comportamenti organizzativi coerenti. Ciò consente di realizzare le condizioni di efficacia ed efficienza necessarie per l’ottimizzazione della governance. Affinché tale processo abbia esito positivo è necessario che l’impresa operi in condizioni di successo competitivo, economico e sociale. Tali fattori sono alla base della definizione dei parametri obiettivo, i quali devono essere predisposti gerarchicamente così da realizzare tutti gli indirizzi di governo. Molto efficace risulta l’analisi dei nuovi indicatori alla base del controllo, spesso volti a rappresentare componenti immateriali considerati driver di efficacia competitiva.
L’ultima parte è dedicata al ruolo della comunicazione nella corporate governance. Nella prospettiva dello stakeholder approach, la governance diventa strumento fondamentale di accountability, non solo verso l’esterno ma anche all’interno dell’impresa. Davide Felappi valuta la qualità comunicazione in materia di governance in Italia, alla luce delle informazioni contenute nella relazione annuale ed affronta anche il tema delle remunerazioni degli amministratori. Conclude con la considerazione che le informazioni fornite al riguardo appaiono finalizzate in prevalenza all’ottenimento di consensi sulle scelte in merito ai meccanismi adottati dall’impresa per perseguire l’armonizzazione degli interessi dei propri esponenti con la ricerca della durabilità dell’azienda.
In definitiva, l’obiettivo che gli autori si erano preposti con questo volume è stato certamente raggiunto: esso permette di cogliere tutte le sfumature dei diversi sistemi di corporate governance e di approfondire l’importanza dei sistemi di controllo e della comunicazione sia interna che esterna in un’impresa che è passata da una “vecchia” shareholder view alla più moderna, e appropriata, stakeholder view.
di Doriana Cucinelli, Università di Parma