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In Italia, le banche sono sempre state, e tuttora sono, una componente fondamentale del sistema finanziario, svolgendo un ruolo da protagoniste nella mobilizzazione del risparmio e nel finanziamento degli investimenti. Il "bancocentrismo", non privo
Fulvio Coltorti, La Mediobanca di Cuccia, Giappichelli, Torino, 2017
Marco Onado, Alla ricerca della banca perduta, Il Mulino, Bologna, 2017
In Italia, le banche sono sempre state, e tuttora sono, una componente fondamentale del sistema finanziario, svolgendo un ruolo da protagoniste nella mobilizzazione del risparmio e nel finanziamento degli investimenti. Il “bancocentrismo”, non privo peraltro di molte implicazioni negative, fa sì che osservare e studiare le banche consenta implicitamente di cogliere i tratti fondamentali dell’intero sistema economico.
In questo senso i due volumi di Fulvo Coltorti e di Marco Onado costituiscono un’occasione importante, non solamente per gli studiosi delle banche, per riflettere sull’evoluzione dell’economia italiana.
In “La Mediobanca di Cuccia“, l’autore, che ha diretto per lungo tempo l’Area studi di Mediobanca, lavorando a fianco di Cuccia e Maranghi, dal 1972 al 2015, ripercorre, con l’aiuto di Giorgio Giovannetti, giornalista parlamentare e saggista, il ruolo avuto dalla banca per lo sviluppo delle imprese in Italia nel secondo dopoguerra. Un film appassionante, che parte dalle difficili relazioni internazionali dell’Italia nel primo dopoguerra, passa attraverso i processi di nazionalizzazione, trattando i casi di Generali e Montedison, affrontando le delicate vicende di Sindona e Rovelli, e arriva fino a Tangentopoli ed ai fatti più recenti della vita della banca.
Il volume è accompagnato da contributi di illustri storici, economisti e giuristi, Franco Amatori, Piero Barucci, Marcello De Cecco, Giandomenico Piluso e Giulio Tremonti, ed è corredato da una preziosa documentazione, che comprende anche uno scritto del prof. Giordano Dell’Amore, per decenni presidente di Cariplo e indimenticabile maestro della più importante scuola accademica di Economia degli intermediari finanziari, sui finanziamenti industriali a medio termine.
Nella prefazione di Pier Francesco Lotito, si ripercorrono la nascita di Mediobanca, nel 1946, che segue le note e drammatiche vicende del nostro sistema bancario dei primi decenni del secolo scorso e la legge bancaria del 1936, ed il suo ruolo nella ricostruzione industriale del paese, intrecciato con le relazioni di uomini pubblici di eccezionale personalità, quali Alberto Beneduce, Raffaele Mattioli e, appunto, Enrico Cuccia. Certo, come ricorda Lotito, , che insegna all’università di Firenze, “I risultati lusinghieri di bilancio ed il valore del patrimonio della banca d’affari testimoniano una indiscutibile oculatezza di gestione nel tempo che, con tutta probabilità, non sarebbe stata ugualmente possibile nel caso di una maggiore sensibilità della banca agli indirizzi della politica. La leggendaria indipendenza della Mediobanca di Cuccia è stata la precondizione di questo accumulo di valore e per certi versi ne ha segnato anche il limite, ponendola al di fuori di ogni futuro disegno strategico di rilevanza pubblica”. Un libro prezioso, al tempo stesso esplicativo e problematico.
Il libro “Alla ricerca della banca perduta” si immerge nell'”abisso tra la finanza come dovrebbe essere…che svolge una funzione essenziale per la crescita, e la nuova finanza, che ha provocato la crisi ed è stata addirittura oggetto di un salvataggio pubblico senza precedenti”. L’autore, attualmente professore di Economia degli intermediari finanziari alla Bocconi, dopo una lunga carriera accademica nell’Università di Bologna ed esperienze anche professionali di grande prestigio (è stato anche commissario della Consob), tratta negli 11 capitoli del volume temi di grande rilievo, dalla crisi finanziaria al ruolo dei derivati, dai rapporti tra le banche e i mercati alle carenze della regolamentazione e della supervisione, dalla corsa all’indebitamento pubblico e privato alla miopia ( a volte anche astigmatismo) che caratterizza i comportamenti e le decisioni di investitori, amministratori, manager. Attenzione particolare viene dedicata al ruolo delle grande banche internazionali, che certo hanno avuto responsabilità particolari e la cui fragilità, di cui in effetti – chissà come mai – si parla sempre poco, deve invece destare grandi preoccupazioni per la stabilità dei sistemi finanziari. Emerge un quadro a dir poco sconfortante, che mette in evidenza come i comportamenti devianti del sistema finanziario non sono dipesi da “casi isolati ma (sono stati) la conseguenza quasi naturale del clima esasperato di ricerca del profitto e del risultato a breve tipica delle grandi banche globali di oggi” (citazione dal capitolo “Psicopatologia della banca quotidiana”) e di una regolamentazione che potremmo definire in modo benevolo inadeguata (la commissione d’inchiesta sulla crisi finanziaria negli USA ha usato parole molto più dure).
Lo stile espositivo di Marco Onado è inimitabile: il volume è di facile lettura, richiamando spesso film di sicura presa sul grande pubblico, ma al tempo stesso è rigoroso e ricco di riferimenti bibliografici di grande spessore.
Due libri rivolti al passato? Assolutamente no! Professionalità, sana e prudente gestione, valore delle relazioni e della collaborazione, rinuncia alla schizofrenia regolamentare, cultura dell’integrità, atteggiamenti adeguati verso i rischi dell’attività finanziaria, fiducia, che si ritrovano come assi portanti (o con qualche tarlo) delle storie raccontate in “la Mediobanca di Cuccia” e “Alla ricerca della banca perduta”, sono ancor oggi, e forse più di ieri, gli ingredienti indispensabili di qualsiasi ricetta di buon cambiamento del nostro sistema economico e finanziario.
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