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L'ultimo numero della rivista McKinsey ospita un'intervista al premio Nobel per l'economia Eric Maskin, dal titolo: "Leadership e comportamento: governare la ragione e l'emozione", nella quale il professore di Harvard, noto per le sue teorie
Viaggio al centro della mente…
Andrea Marini , “Che cosa sono le neuroscienze cognitive”, Carocci
editore, Roma, 2016
GianMario Raggetti , Maria Gabriella Ceravolo, “Neuroeconomia…Neurofinanza”, Mc Graw Hill Education, Milano, 2016
Tara Swart, Kitty Chisholm, Paul Brown , “Neuroscience for leadership”, Palgrave Macmillan, Houndsmills, 2015
Richard H. Thaler , “Misbehaving- the making of behavioral economics”, Norton & C., New York, 2015
L’ultimo numero della rivista McKinsey ospita un’intervista al premio Nobel per l’economia Eric Maskin, dal titolo: “Leadership e comportamento: governare la ragione e l’emozione”, nella quale il professore di Harvard, noto per le sue teorie sull’allocazione delle risorse in condizioni di incertezza, afferma che le emozioni possono essere una potente guida per i nostri processi decisionali.
Ragione ed emozione: capire come funziona e come si comporta il nostro cervello (ma come vedremo, anche il nostro corpo “pensa”…) ed i rapporti che esso ha con l’insieme di abilità che vanno sotto il nome di funzioni cognitive, può essere un supporto formidabile per migliorare la qualità dei nostri processi decisionali, come anche il nostro benessere.
Le neuro scienze cognitive costituiscono un approccio multidisciplinare allo studio dei rapporti tra il funzionamento del cervello e i “prodotti” della mente, quali il linguaggio, la memoria, la capacità di attenzione, l’apprendimento. Si tratta di una disciplina ibrida, in forte evoluzione, attualmente punto di convergenza – ancora un pò precario dal punto di vista scientifico – tra ambiti di indagine diversi. Questa eterogeneità, che ne costituisce peraltro un punto di forza, richiede, specie per i non addetti ai lavori, il ricorso a fonti differenti per cogliere il fenomeno nel suo insieme.
Il nostro viaggio al centro della mente comincia dal volume di Andrea Marini, che insegna Psicologia del linguaggio e neuroscienze cognitive all’Università di Udine, “Che cosa sono le neuroscienze cognitive“. Lo stile è divulgativo e quindi il lavoro è davvero di facile comprensione, anche se il linguaggio resta (ed è una scelta felice) rigoroso.
Il volume comprende due capitoli introduttivi relativi ad una visione d’insieme delle neuro scienze e del funzionamento del cervello, uno sullo sviluppo storico e filosofico delle idee che hanno portato all’attuale stato della conoscenza sul tema e quattro capitoli dedicati ai processi che rendono possibile la percezione e la produzione di movimenti, la capacità di focalizzare l’attenzione su determinati stimoli, memorizzare e recuperare informazioni e comunicare con il linguaggio. Come emerge dalla lettura del lavoro, i processi mentali si basano sul funzionamento delle reti neurali, la cui organizzazione risente dell’esperienza dell’individuo. La parte finale è dedicata alle attuali frontiere delle neuro scienze cognitive, tra le quali si segnala proprio il tema del cosiddetto “cervello sociale” inteso come i correlati neurali delle abilità sociali. Un ottimo avvio per il nostro viaggio nella mente.
Spunti di grande interesse arrivano poi da altri due libri, orientati ad ambiti ormai quasi classici di approfondimento delle scienze cognitive: la neurofinanza e la leadership. Il primo, Neuroeconomia…Neurofinanza , scritto da GianMario Raggetti e Maria Gabriella Ceravolo, rispettivamente professore di Economia degli intermediari finanziari e professore di Neurologia nell’Università Politecnica delle Marche, presenta una prima parte dedicata al ruolo del cervello nel comportamento individuale, decisamente interdisciplinare e volutamente “disordinata”, che si propone di presentare “visioni, logiche, termini, linguaggi insoliti rispetto a quelli tipici delle analisi economiche e finanziarie”. Il volume descrive, nella seconda parte, con grande dettaglio un ambizioso e ben riuscito progetto di ricerca in neurofinanza, che riguarda l’attività di negoziazione diretta di titoli azionari (direct access trading). Il progetto ha comportato la creazione e condivisione di un protocollo sperimentale per “trasportare” il mercato azionario in laboratorio, riuscendo così a indagare il cervello dei trader, collocati all’interno di uno scanner, mentre operano effettivamente e con fondi reali (non virtuali) nel mercato mobiliare preferito. I risultati sono di grande interesse, sia per gli economisti che per i neurologi. Senza poter scendere in dettagli in questa sede (occorre leggere il libro!), vale la pena comunque di osservare che emergono dagli esperimenti condotti interessanti correlazioni tra gli stili di trading e il “ricorso” alle varie aree del cervello (si pensi al mix tra intuizioni e razionalità). Come segnalano gli autori in conclusione al volume, i lavori sono tuttora in corso, anche attraverso il ricorso a nuovi strumenti e protocolli sperimentali.
Il secondo, Neuroscience for leadership, scritto da Tara Swart, Kitty Chisholm, Paul Brown, rispettivamente medico con un dottorato in neuroscienza; consulente specializzata in sviluppo della leadership e cambiamento organizzativo; psicologo e professore di Neuroscienze organizzative, si propone di dare un contributo all’evoluzione delle neuroscienze applicate al management, così come avvenuto per la medicina dello sport: da supporto alle patologie a strumento per migliorare le performance. Mettere il funzionamento del cervello al centro delle azioni del management, in una prospettiva sia individuale che di influenza sul comportamento altrui, costituisce il focus del volume, che ha una struttura piuttosto lineare, basata su un percorso che tocca i temi classici cari a chi si occupa di comportamento organizzativo (leadership, proattività, decisioni, cambiamento, comunicazione, innovazione, ecc.), visti però in chiave di “applied neuroscience“. Neurotrasmettitori e ormoni governano le nostre azioni ed emozioni e non dobbiamo quindi stupirci, ad esempio, se i leader riconosciuti sembrano avere più bassi livelli di cortisolo, un ormone che l’organismo produce in reazione allo stress, segnalando quindi di essere forse meglio in grado di gestire quest’ultimo (oppure in posizioni organizzative a minore rischio di stress ?… il problema della causa/effetto ci perseguita nella maggior parte di queste verifiche empiriche…). Gli spunti di riflessione offerti dal volume sono davvero tanti, alcuni suscettibili di accesi dibattiti (segnalo solo che un capitolo è dedicato al testosterone ed alle sue relazioni con la propensione al rischio e la capacità imprenditoriale dei manager). Come accade spesso nella tradizione anglosassone per questo tipo di pubblicazioni, ogni capitolo è ricco di riquadri di approfondimento, di case studies, presenta una sintesi e addirittura un paragrafetto finale di “actions and reflections“, per aiutare l’apprendimento nei lettori più pigri. Alla fine del volume compare anche un glossario, certamente utile per i non addetti ai lavori, con la definizione dei principali termini tecnici richiamati nel testo.
Richard Thaler , autore del quarto libro presentato, Misbehaving- the making of behavioral economics, professore di scienze comportamentali ed economia nell’Università di Chicago e già presidente dell’American Economic Association, è un’autorità nel campo degli studi sul comportamento. Egli presenta il volume con una citazione di Pareto, economista neoclassico vissuto a cavallo tra il 19° e il 20° secolo: “i fondamenti dell’economia politica e, in generale, di ogni scienza sociale, sono rappresentati dalla psicologia. Verrà il giorno in cui saremo in grado di dedurre le leggi delle scienze sociali dai principi della psicologia”.
Il libro, che potrebbe quindi essere intitolato anche “quando l’economia incontra la psicologia”, adotta una prospettiva storica, che certamente facilita la lettura, e passa in rassegna alcuni dei principali fenomeni economici degli ultimi 40 anni utilizzando le lenti dell’economia comportamentale per valutarne le implicazioni per le persone, i manager ed i policy makers. Un volume indubbiamente di grande respiro, dal sapore autobiografico, nel quale l’autore, che si permette di chiamare “Danny” il premio nobel Daniel Kahneman, con il quale ha condiviso negli anni ottanta alcune esperienze di ricerca, ricostruisce il proprio percorso di studio applicato a problemi quali l’appropriatezza dei processi decisionali, il confronto tra razionalità e comportamenti effettivi, la prevedibilità dell’evoluzione dei mercati finanziari e le modalità di formazione dei prezzi, l’efficacia dei piani previdenziali. Un grande libro, una lettura impegnativa ma stimolante che chiude idealmente il nostro viaggio nella mente con la convinzione dell’autore che, quando gli economisti apriranno le proprie menti e saranno disponibili a incorporare tutte le variabili che contano davvero nei loro modelli, che oggi le rigettano in quanto considerate irrilevanti, l’economia comportamentale non avrà più ragione di esistere e sparirà, mentre (aggiungo io) le neuroscienze sono destinate a svilupparsi, per dare ai nostri comportamenti un significato non solo “economico”.