Aziende pronte alla sfida della CSRD
L’entrata in vigore della Direttiva Europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) amplia enormemente il numero di imprese obbligate a comunicare il bilancio di sostenibilità. Molte società stanno cercando di anticipare i tempi per non farsi trovare impreparate
Getty Images.Una marcia di avvicinamento progressiva che coinvolgerà qualcosa come 49mila aziende in Europa. Stiamo parlando dell’obbligo di reporting non finanziario previsto dalla direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) che manderà in pensione l’attuale direttiva NFRD (Non-Financial Reporting Directive) applicata a 11.700 aziende del Vecchio Continente.
Un cambiamento epocale all’insegna della sostenibilità che, come ha affermato il presidente di Nedcommunity, Alessandro Carretta, nel corso del webinar Reporting di sostenibilità: dalla Dnf al Sustainability Statement (CSRD) del 5 dicembre scorso, “rappresenta un tema da sempre alla nostra attenzione. L’associazione, infatti, gli dedica persone, iniziative come i lunch talks, gruppi di ricerca attivi, percorsi di formazione. Tutto ciò testimonia della centralità di questo argomento, giustificata dal fatto che gli amministratori indipendenti sono protagonisti della sostenibilità in virtù del loro orientamento al medio termine, delle loro esperienze trasversali che portano nei cda e anche della loro visione indipendente che consente di difendere la sostenibilità all’interno delle aziende da tutti gli ostacoli che normalmente incontra. Un ruolo progressivamente crescente come testimonia la presenza di comitati di sostenibilità endoconsiliare che si affiancano a quelli manageriali. Adesso la sfida si gioca proprio sul terreno della connessione con gli altri organi endoconsiliari. Pensiamo, solo per fare un esempio, all’incrocio tra comitato sostenibilità, rischi, remunerazioni, che può essere a dir poco diabolico se non gestito bene: anche in questo caso specifico gli amministratori indipendenti possono svolgere un ruolo da protagonisti”.
Intanto, secondo quanto emerge dalla sesta edizione della ricerca sull’applicazione del D. Lgs. 254/2016 realizzata da Nedcommunity in collaborazione con Kpmg, molte aziende stanno anche cercando di anticipare i tempi. Come ha spiegato Lorenzo Solimene, partner di Kpmg, emerge già chiaramente la crescente importanza della doppia rilevanza che richiede di identificare non soltanto gli impatti Esg ma anche rischi e opportunità per le imprese. Nel 79% dei casi l’analisi di rilevanza è stata svolta solo con prospettiva “inside out” ma nel 21% è stata anticipata l’adozione della doppia rilevanza come richiesto dalla CSRD (nella precedente edizione la percentuale era di appena il 7%). Altro aspetto centrale è che nel 54% dei casi è stato definito un Piano di sostenibilità integrato nel piano industriale come previsto dalla direttiva (nel 68% dei casi completo di obiettivi quantitativi). Cresce inoltre il coinvolgimento degli stakeholder esterni: il 95% delle aziende li coinvolge nell’analisi di rilevanza. E anche questo aspetto è dettato dalla CSRD.
Un piccolo panel di aziende inizia a ragionare sui diversi orizzonti temporali legati ai target. Consolidato, inoltre, è l’utilizzo degli SDGs per definire gli obiettivi di sostenibilità: un passo in avanti potrebbe essere la correlazione anche attraverso indicatori di natura quantitativa. Aspetto molto rilevante è una consolidata integrazione della sostenibilità nella governance: nel 59% dei casi abbiamo un Comitato endoconsiliare dedicato. Si sta sviluppando anche un sistema organizzativo con la definizione di comitati manageriali ad hoc per gestire le tematiche di sostenibilità che hanno impatto trasversale sulle diverse aree organizzative. Infine, è evidente l’imporsi di un sistema di incentivazione collegato a obiettivi di sostenibilità all’interno di aziende del FTSE Mib (97%).
Si tratta di numeri importanti come ha sottolineato Patrizia Giangualano, componente del Consiglio Direttivo Nedcommunity: “Dalla ricerca emerge sempre di più un board coinvolto in questo genere di attività, si profilano nuove funzioni che si affacciano e si integrano nell’analisi dei dati, spiccano una serie di iniziative trasversali, si impongono una crescita sempre più importante degli indicatori e un ruolo fondamentale delle policy aziendali, delle analisi dei rischi degli impatti e delle opportunità. L’analisi ha anche messo in evidenza un tema molto importante di coinvolgimento degli esperti, di filiera e anche di stakeholder qualificati”.
Il webinar, come di consueto, si è caratterizzato per le testimonianze di esperti che hanno condiviso la loro esperienza all’interno di aziende grandi e medie come Valentina Montanari, CFO DRI D’Italia e Associata Nedcommunity, Marco Pesce, Sustainability Manager di Feralpi, Eleonora Pessina, Group Sustainability Officer di Pirelli, Matteo Tanteri, Director Sustainability & Social Impact di Snam e Maria Pierdicchi, Non Executive Director, past president Nedcommunity per la quale “in generale ogni anno si è registrato un miglioramento con un progressivo coinvolgimento del cda nella discussione e nella condivisione della relazione non finanziaria che assume sempre più una valenza reputazionale. Anche questo tema è molto sentito: molte aziende hanno cercato di migliorare la semplificazione della narrazione per renderla più efficace, più interattiva, più puntuale proprio per il ruolo reputazionale che la DNF assume nei confronti degli stakeholders e degli shareholders. Un tema che trovo molto importante è ovviamente quello del ruolo dei comitati: il comitato Esg, dove c’è, svolge un compito centrale nel verificare la scelta e i Kpi. Il suo dovere è anche quello di verificare la coerenza fra business plan e indicatori finanziari e non. Bisogna trovare una visione d’insieme. Emerge un lavoro molto più profondo di induction sui cda e sui comitati nella consapevolezza che la Dnf riveste un grandissimo valore di comunicazione verso gli stakeholders ma soprattutto anche per gli investitori che oggi richiedono non soltanto di guardare i dati, ma anche di poterli discutere e confrontare. Sono davvero molto ottimista, c’è una grande sforzo in atto: sia i comitati sia i cda stanno lavorando bene”.
Del resto, come ha concluso, PierMario Barzaghi, Partner KPMG e Componente del Sustainability Reporting Technical Expert Group (EFRAG SR TEG): “La sfida non è da sottovalutare. Spero passi un concetto importante: non considerare questa attività di rendicontazione non finanziaria un costo ma piuttosto un investimento“.