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Agenda digitale: i cda siano “attrezzati”

Per sfruttare tutte le opportunità offerte dalla tecnologia sono necessarie le giuste competenze, a partire dai board. Nedcommunity e Bcg presentano il paper/guida per i consiglieri

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L’agenda digitale? In primo luogo, rappresenta una grande opportunità strategica in grado di indirizzare il business in chiave anche sostenibile a patto che il board sia in grado di padroneggiare questa evoluzione. Il presidente di Nedcommunity, Alessandra Carretta, nel suo messaggio di apertura del convegno organizzato il 16 marzo ospitato da Bcg, affronta di petto la questione: “Quando il tema dell’evoluzione digitale arriva sul tavolo di un cda, inutile nascondercelo, più che un’opportunità è vissuto come un vincolo: se ne parla perché ci sono dei budget da approvare o bisogna definire delle exit strategy da un provider. Di vantaggi offerti dal digitale si discute molto poco e invece sarebbe necessario un salta di qualità”.

L’incontro, al quale hanno partecipato esponenti del mondo imprenditoriale che trattano di questi temi quotidianamente per raggiungere obiettivi di business di grande successo – Paola Bonomo (cda  Tim), Valentina Bosetti (presidente Terna), Vittorio Colao (vicechair Emea general Atlantic, già Ministro per lo sviluppo tecnologico e l’innovazione digitale) e Corrado Passera (fondatore e ad di Illimity) – è servito a presentare il paper Governance Digital Agenda-Spunti per board members, realizzato da Nedcommunity in collaborazione con Bcg con il quale si vogliono fornire delle linee guida per i consiglieri di amministrazione nella gestione di questo cambiamento epocale. Si tratta del primo documento di una serie di 11 approfondimenti sulla governance dell’agenda digitale, che saranno poi raccolti in una collana di Nedcommunity

Il documento, come ha spiegato Massimiliano Merlini, managing director and partner Bcg, responsabile technology & digital advantage practice EMC “parte dalla consapevolezza che l’agenda digitale pervade l’azienda nella sua interezza. Player che hanno affrontato la sfida da questo punto di vista hanno acquisito un vantaggio competitivo importante. Infatti, business agenda, digital agenda e agenda di sostenibilità sono legate. Per questo è necessaria un’evoluzione della governance che passi attraverso tre interventi: composizione e ruolo del board; introduzione di comitati di supporto specifici o trattamento di queste tematiche in sede di comitato strategico o di sostenibilità; creazione di un digital advisory board a riporto del cda. Il paper che abbiamo realizzato si focalizza soprattutto sul ruolo del board che è chiamato, nell’implementazione dell’agenda digitale, a fornire un indirizzo della strategia bilanciando investimenti, valore aggiunto e rischi; il consiglio deve inoltre svolgere una funzione di stimolo nei confronti del top management per muoversi in direzione coerente con la strategia; infine deve verificare i risultati e lo stato di avanzamento dei programmi. Il paper ha lo scopo di fornire indicazioni per raggiungere questi obiettivi individuando tre aree su cui il consiglio è chiamato ad agire:  Visione strategia aziendale, Maturità digitale e sviluppo impresa, Resilienza digitale”.

Il punto chiave delle competenze

Tutti i partecipanti, nel corso del panel coordinato da Piercarlo Gera, consigliere direttivo di Nedcommunity e responsabile della governance digital agenda dell’associazione, hanno voluto soffermarsi su un aspetto cardine: quello delle competenze interne al consiglio senza le quali qualsiasi ambizione di concreta transizione digitale sarebbe impossibile. Soltanto in questo modo, ha convenuto Gera “si potranno cogliere le opportunità di business consentite dall’innovazione tecnologica”.

Secondo Corrado Passera, fondatore e amministratore delegato illimity Bank, già ad di Intesa SanPaolo, Poste e Olivetti, già ministro dello Sviluppo economico e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti “abbiamo cominciato ad automatizzare procedure, introdotto canali diretti, creato sistemi di supporto alle decisioni ma il disruptive deve ancora venire. Siamo solo all’inizio di una grande fase di trasformazione. Ci sono due aspetti che rappresentano le chiavi per usare al meglio le enormi opportunità di questa rivoluzione digitale: uno è quello delle competenze, l’altro delle tecnologie. Per quanto riguarda le prime vale una regola: che siano diffuse, nell’azienda come nel board. Guai a relegarle in una sorta di torre d’avorio. Per questo suggerisco di andarle a censire. Scoprirete che c’è una dispersione di competenze formidabile. Per quanto riguarda le tecnologie, consiglio di puntare sul cloud. I benefici che possono derivare a organizzazioni come le nostre, specializzate nella finanza, sono del 90-95 per cento in termini di riduzione dei costi. Per tornare ai consigli di amministrazione vorrei concludere che diventa di grande importanza anche portare persone da altri settori: vogliamo collaboratori che non abbiano mai visto una banca. L’innovazione viene anche da questo”.

Il ruolo dei comitati

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Paola Bonomo, consigliera TIM, componente del Comitato di investimento Neva First, vicepresidente Italian Angels for Growth, associata Nedcommunity: “Siamo solo all’inizio di questo viaggio nel potenziale del digitale che va di pari passo con quello della sostenibilità. Non dobbiamo farci illusioni: siamo lontani dall’aver organizzato un’economia rigenerativa del pianeta. Per quanto riguarda le competenze vorrei che tutto il board parlasse la lingua del digitale. Di certo può essere utile inserire trentacinquenni e quarantenni ma anche una costante interazione con il management su questo tema strategico sarebbe auspicabile. Ritengo che un ruolo formidabile in questa direzione possa essere svolto dai comitati. Attenzione però: c’è una sede dove si parla di queste tematiche in ottica difensiva – mi riferisco al comitato controllo e rischi – ma bisogna anche vivere il digitale come opportunità e su questo è bene coinvolgere il comitato nomine perché sovrintende ai piani di successione e per questo può fornire un approfondimento sulle competenze digitali disponibili”.

Vittorio Colao, vicechair EMEA General Atlantic, già ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, si è lasciato andare a un commento sul paper: “Delle tre raccomandazioni che ho letto mi piace in particolare l’aspetto delle competenze. Il digitale coinvolge ogni ambito: strategia, organizzazione, persone, brand, quindi deve passare attraverso il board e il board deve avere le competenze giuste ma queste sono scarse al momento. Mi piace così così l’idea dell’advisory board: utile sarebbe se fosse a riporto di tutti con maggiore raggio d’azione; mi piace meno la strada del comitato, ho la sensazione che in Italia si crei un comitato per ogni cosa. Ma il nodo principale, secondo me, quando si parla di agenda digitale, rimane quello della ricerca delle giuste le competenze. Per questo motivo ritengo sia necessario pianificare i board con grande anticipo e per tale motivo credo sia necessario superare il sistema delle liste”.

Stakeholder sempre sullo sfondo

Valentina Bosetti, presidente Terna, professoressa ordinaria presso il Dipartimento di Economia dell’Università Bocconi, scienziata presso RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment si è invece soffermata sul ruolo del presidente nello stimolare la discussione sull’agenda digitale: “La persona a capo del board deve aiutare nell’indirizzare il management nel valutare tutti gli interessi di tutti gli stakeholder. La digitalizzazione va controllata e governata perché, per esempio, l’automazione può portare via il lavoro alle persone, può succedere che un eccessivo uso delle tecnologie abbia come effetto quello di esacerbare i controlli sui lavoratori e può anche accadere che un uso distorto del digitale metta in discussione e in pericolo anche lo stesso sistema democratico. Mi riferisco all’impiego peggiore che si può fare oggi dei social media. Per questi motivi il primo ruolo del board è quello di ricordarsi che lo sviluppo della digitalizzazione debba essere guidato non soltanto tenendo in mente il profitto ma anche gli interessi di tutti i soggetti coinvolti”.

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