I ceo italiani scommettono sull’IA
Secondo i risultati del 28° PwC Annual Global CEO Survey sei amministratori delegati su dieci si attendono un aumento della redditività dall'uso della nuova tecnologia ma non mancano i nodi da sciogliere
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PwC ha raccolto attraverso la 28esima Annual Global CEO Survey l’opinione di 122 amministratori delegati in Italia (4.701 in tutto il mondo) riguardo le aspettative di crescita economica globale e del proprio business, la sostenibilità a lungo termine, l’innovazione tecnologica e la governance aziendale.
I risultati hanno evidenziato una crescente fiducia nella tecnologia e, in particolare, nell’adozione della GenAI, con il 60% dei CEO italiani (vs. 49% a livello globale) che si aspetta un aumento della redditività già entro la fine del 2025. Tuttavia, la principale minaccia individuata dai leader italiani riguarda la mancanza di competenze chiave, un problema che impatta oltre un terzo delle aziende italiane (35% vs. 23% a livello globale) e che in Italia preoccupa anche più della volatilità macroeconomica e dell’inflazione. Le competenze dei lavoratori rappresentano, infatti, un pilastro fondamentale per la sostenibilità e il successo aziendale, e la capacità di colmare questo skill gap non è solo una questione strategica, ma una condizione indispensabile in un contesto di rapide e profonde trasformazioni.
Trasformazione ancora lenta
La maggioranza dei leader aziendali sostiene che la propria azienda potrebbe non essere economicamente sostenibile entro dieci anni senza un’evoluzione del modello di business. Nonostante il 69% dei CEO italiani abbia intrapreso azioni significative per rinnovare il modo in cui la propria azienda crea valore, il ritmo della trasformazione è ancora lento. Circa 4 CEO italiani su 10 affermano che la propria azienda ha iniziato a competere in almeno un nuovo settore negli ultimi cinque anni ma, in media, solo il 4% dei ricavi negli ultimi cinque anni è derivato da nuove attività distinte dal core business. Un segnale ulteriore della limitata agilità delle aziende italiane riguarda l’allocazione delle risorse al di fuori dei confini nazionali: il 45% evita completamente investimenti internazionali, mentre il 23% si limita a destinare tra l’1% e il 10% delle proprie disponibilità, scelta che riflette la preferenza per il mercato domestico, considerato più sicuro per ridurre gli elevati rischi geopolitici e mantenere un controllo diretto.
Giocare d’anticipo per vincere
Il successo delle aziende globali dipende dalla capacità dei loro leader di anticipare il cambiamento e guidare l’organizzazione verso nuovi orizzonti. Questo richiedeuna visione chiara che favorisca un clima di fiducia e apertura al cambiamento. In particolare, per sfruttare a pieno il potenziale della GenAI, e superare gli ostacoli sistemici che possono impattare sull’attuazione delle strategie aziendali.
Il sondaggio ha sottolineato anche l’importanza di migliorare la qualità dei processi decisionali. In Italia, ad esempio, solo il 47% dei CEO rende trasparenti i criteri decisionali, mentre solo il 27% considera informazioni che potrebbero contraddire la propria opinione. Questi dati evidenziano una forte esposizione al rischio di confirmation bias, un elemento su cui riflettere per rafforzare la struttura dei processi decisionali soprattutto in un contesto di incertezza dove intuizione ed esperienza non sono sufficienti ed è necessaria una comprensione profonda di tutti i fattori in gioco.