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Società benefit: scelta di buona governance

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Sostenibilità e società benefit, un nesso inscindibile che in futuro sarà ancora più stretto. Ne sono convinti i partecipanti al convegno organizzato da Confindustria Udine e dal Chapter del Nord Est di Nedcommunity nella città friulana il 19 settembre scorso, incentrato proprio su questo tipo di aziende che decidono di incorporare l’impegno ambientale e sociale a quello economico e finanziario. Nel corso della due ore di lavori è emerso anche un altro forte legame: quello fra governance e parametri Esg (Environmental, social, governance).

Società benefit: attualità e sfide future – spiega Monica Fanecco, direttore generale di Nedcommunity e amministratore delegato di NedValue Srl – è anche se non soprattutto un fondamentale momento di confronto e di contatto con il territorio e con le aziende, molte di piccole e medie dimensioni a gestione familiare con cui Nedcommunity ha un rapporto di forte collaborazione. In questo senso si inseriscono le nostre iniziative di formazione e diffusione della cultura della buona governance che portiamo avanti da venti anni ma anche le prossime aperture dei chapter in Centro e Sud Italia, aree caratterizzate dalla forte presenza di Pmi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Ilaria Antonella Belluco, delegata del Chapter Nord-Est Nedcommunity. “A breve avvieremo un corso che metta bene in evidenza i vantaggi per le nostre imprese di avviare un’evoluzione del governo societario in chiave sempre più moderna e attuale in grado di seguire i criteri Esg per poter strutturare un cda che tenga conto della sostenibilità. Inizieremo questo corso per far sì che professionisti di tutti i tipi ricevano una formazione adeguata da spendere nei board. La proposta formativa sarà accessibile anche da remoto e si avvarrà dell’esperienza di docenti di grande esperienza, molti proprio del Nord-Est, profondi conoscitori del nostro tessuto imprenditoriale”.

Il riferimento ai criteri Esg è stato il filo conduttore della giornata che ha visto lo svolgimento di una tavola rotonda moderata da Gino Colla, dottore commercialista e revisore e componente del Chapter Nord-Est Nedcommunity. “L’aspetto Esg prende anche delle connotazioni politiche ma vorrei lanciare un appello: non chiudiamoci nelle alternative e nei dilemmi, cerchiamo di ampliare il campo perché le idee nascono quando si espongono più punti di vista. Vorrei citare Bertold Brecht: Ricordatevi di provare la novità in tutto quello che prima considerate ovvio. Oggi, quindi, cercheremo di uscire dalle ovvietà”.

Chi è riuscito in questo intento e ha deciso di “provare” le novità è di certo la CGN SB Spa di Pordenone. Valeria Broggian, presidente Animaimpresa e ad dell’azienda, service provider da 50 milioni di euro di consolidato e 300 collaboratori, fa della capacità di coniugare profitto e impatto sociale la propria bandiera. “La transizione verso la società benefit si basa su una profonda motivazione e consapevolezza di un imprenditore che vuole cambiare il suo atteggiamento nei confronti delle persone, dell’ambiente, del territorio, dei clienti e dei fornitori”.

Stefano Milanese, di Friulia S.P.A., finanziaria della Regione, ha sottolineato l’importanza di un passaggio formale alla società benefit. “ICop, una delle imprese più brillanti della zona che opera nelle costruzioni è diventata benefit, ma lo era di fatto anche prima grazie al loro modello aziendale che prevedeva un forte coinvolgimento dei dipendenti”. Questo però non basta più: “Inserire nell’oggetto sociale alcuni obiettivi Esg implica una responsabilità nuova per gli amministratori: non è solo un gesto di buon cuore. Diventare società benefit implica un cambiamento del modello di azione degli amministratori, un discorso che vale soprattutto per quelli indipendenti che assumono un ruolo di controllo”.

Giulia Simeoni, presidente della commissione Esg dell’Ordine dei commercialisti di Udine, ha messo in evidenza la forte presenza di società benefit nella Regione: “In Italia non sono tante, 3.600 secondo dati della fine del 2023, ma circa 100 si trovano in Friuli-Venezia Giulia, una buona percentuale in rapporto alla popolazione. Ci troviamo quindi di fronte a un fenomeno relativamente limitato in termini assoluti. L’aspetto interessante è però la tendenza che è in fortissima accelerazione: prima del Covid le benefit in Italia erano soltanto 400”. Il motivo di questa crescita? Una presa di consapevolezza maggiore ma anche la recente normativa Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive) che allarga la platea di aziende chiamate a realizzare la rendicontazione di sostenibilità coinvolgendo anche le imprese di natura familiare e la filiera, Pmi non quotate comprese: anche loro dovranno dimostrare di rispettare i criteri Esg. “Potenzialmente quando le imprese devono fare investimenti rilevanti per adottare politiche sostenibili potrebbero avere un vantaggio in termini operativi e fiscali nel caso in cui nascano come società benefit o vogliano diventarlo. Ma la sostenibilità – conclude Simeoni – non deve essere soltanto un adempimento di compliance o un vantaggio economico ma dovrebbe derivare dal mercato e dall’imprenditore che vuole essere e rimanere competitivo”.

Saverio Scelzo, della Copernico SIM S.P.A., ha messo bene in evidenza come l’adesione ai criteri Esg, caratteristica insita nello statuto delle benefit, sia quasi una strada obbligata: “Il mondo va in questa direzione e il non esserci è una scelta molto pericolosa. Se una società non affronta queste tematiche, per esempio, potrebbe non avere lo stesso merito creditizio”. Scelzo ha ricordato anche l’ultima raccomandazione di Consob del 30 luglio, rivolta agli intermediari, in cui si richiama l’attenzione perché le informazioni sulla finanza sostenibile siano più chiare e concise e comprensibili. La strada è quindi segnata: alle aziende la scelta se seguirla o meno.


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