Buona Governance

Comunicare di più, comunicare meglio

Le aziende si limitano spesso a concentrarsi sugli adempimenti principali, come il bilancio, dimenticando per esempio di fornire altre informazioni utili a rendersi competitivi anche sul mercato dei capitali. Il piano di comunicazione diventa così strategico e deve rappresentare una priorità anche per il cda

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Uno dei pilastri su cui si sostengono i mercati regolamentati è la trasparenza, ottenuta grazie ad una continua comunicazione di informazioni al mercato per mettere gli investitori in grado di valutare e decidere i propri investimenti. Sappiamo che lo strumento principe di questa comunicazione è il bilancio d’esercizio, anche se ormai si è capito che rendicontare tra aprile e giugno dell’anno successivo alla chiusura dell’esercizio è poco utile per chi deve decidere quali azioni vendere e quali comprare.

La pubblicazione di un bilancio semestrale riduce i tempi, ma parliamo sempre di sapere a settembre cosa è successo nel primo semestre dell’anno. Il Codice di Corporate Governance si occupa in modo specifico dell’argomento, e raccomanda l’adozione di una “procedura per la gestione interna e la comunicazione all’esterno di documenti e informazioni riguardanti la società, con particolare riferimento alle informazioni privilegiate”. Una volta adottata la procedura si raccomanda di “rendere noto al mercato subito dopo la nomina mediante apposito comunicato e, successivamente, nella relazione sul governo societario l’esito delle valutazioni di indipendenza degli amministratori e dei componenti dell’organo di controllo”. Infine, un’altra previsione esplicita è la richiesta che “in occasione della cessazione dalla carica e/o dello scioglimento del rapporto con un amministratore esecutivo o un direttore generale”, la società renda noto “mediante un comunicato, diffuso al mercato… eventuali indennità e/o altri benefici…”.

A prima vista sembrerebbe quindi che le occasioni di comunicazione con gli stakeholder siano relativamente limitate e circoscritte a quanto previsto dalla legge o dal Codice di Corporate Governance. Questa impostazione porta a sottovalutare il canale più immediato, lo strumento più importante che il consiglio di amministrazione ha a propria disposizione per far sentire la propria voce al mercato, il comunicato stampa. Il problema nasce già dal nome, perché non si tratta dello strumento per dare alla “stampa” – intesa come mezzi di comunicazione – una notizia, ma del modo con cui vengono ufficialmente rese pubbliche delle notizie rilevanti per gli investitori che la società deve obbligatoriamente fornire al mercato. Nel caso delle società più importanti del listino, giornalisti specializzati trasformano gli aridi comunicati in articoli leggibili, mentre per quelle meno in vista spesso i comunicati vengono ripresi in toto da alcune testate minori e siti specializzati. I comunicati restano, comunque, a disposizione del pubblico sul sito della società, ma in questo modo gran parte del contenuto comunicativo, non semplicemente informativo, viene sprecato. La ragione di fondo risiede nella necessità di rispettare norme rigide e usare un linguaggio specifico.

Non sembra però che ci sia nemmeno molto interesse per fare qualcosa di più. Nonostante qualche timido tentativo, le aziende sembrano dimenticare, quando si tratta di comunicare il proprio brand, tutto quello che quotidianamente mettono in pratica con i loro prodotti. Il mercato dei capitali non viene trattato, alla stregua degli altri, dove le aziende competono per far comprare le proprie azioni agli investitori. Il comportamento prevalente si concentra sugli adempimenti, considerando che i risultati economico-finanziari che vengono comunicati indurranno gli investitori a fare il resto. Nel perseguire il successo sostenibile una società quotata, invece, dovrebbe considerare come prioritario il valore dell’azione, che alla fine è vero interesse dei soci e spesso anche uno degli obiettivi dell’amministratore delegato. Quindi, il piano di comunicazione dovrebbe essere una priorità per il consiglio di amministrazione che, insieme agli investor relator, dovrebbe rendere l’informazione meno tecnica e più facile, in modo da potere coinvolgere un numero maggiore di investitori nella società.

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