Rassegna stampa

Nei Cda delle non quotate gli indipendenti solo nel 20% dei casi

2023-11-18 Sole 24 Ore Plus

Il Sole 24 Plus dedica un articolo alle Pmi, asse portante dell’economia italiana, sottolineando coe contribuiscano al 41% del Pil ma potrebbero avere un ruolo ancora più incisivo. Moltissime, però, sono imprese familiari e in fatto di corporate governance sono nella maggioranza dei casi arretrate. Sull’argomento la testata ha sentito Roberto Cravero, coordinatore del Reflection Group sulla corporate governance delle aziende non quotate di Nedcommunity che ha spiegato: “In Italia esiste una forte identità con il sistema manageriale delle imprese perché spesso i capi azienda sono amministratori unici e il più delle volte membri di famiglia. Spesso, poi, manca proprio un Cda, e quando si dispone di questo organo non è detto che abbia quella composizione conforme ed efficiente tale da essere ottimale per garantire all’organo quella efficacia che ci si aspetta. È, infatti, indispensabile che nel Cda ci siano persone con competenze specifiche, sia rispettato un certo grado di diversity e numerosità”. “Ma soprattutto colpisce come tra le Pmi sia ancora molto diffuso il modello dell’amministratore unico, che pone seri rischi di continuità a fronte di ricambi generazionali non ben programmati” enfatizzano Alessandro Minichilli e Daniela Montemerlo, professori della SDABocconi e membri del reflection group di Nedcomunity sulle non quotate. “Potenziare il governo societario in una Pmi vuol dire potenziare competenze e metodo, anche grazie al supporto di un consiglio, odi un advisory board, composto da soggetti in grado di dare un contributo, anche esterni alla proprietà. Elementi, questi, essenziali per meglio definire i progetti di crescita, un piano degli investimenti di lungo termine, un maggior presidio sui rischi ma anche per occuparsi di sostenibilità e digitalizzazione. Poi, alla luce della nuova vigilanza europea sulle banche, una buona governance sarà la condizione per un accesso più agevolato o a migliori condizioni al credito e al capitale di rischio” conclude Cravero.

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