Perché è importante una corretta e adeguata politica di remunerazione
Il tema dei compensi sta diventando centrale anche in un'ottica di crescita sostenibile nel lungo periodo
Getty ImagesLa spinta verso la sostenibilità di lungo periodo è diventata un tema centrale nelle organizzazioni di qualsiasi tipo e dimensione. Si tratta di un’evoluzione che annovera fra le cause scatenanti anche la crescente influenza che i grandi fondi di investimento esercitano sul mondo delle imprese, affinché queste abbandonino una visione di breve periodo per adottarne una più consona alle grandi sfide che il mondo di oggi e, soprattutto di domani, pone a chi fa business.
In tale contesto in rapida evoluzione verso un modo di fare impresa e profitto sostenibile gioca un ruolo di primo piano il tema della remunerazione, non soltanto dei vertici delle aziende ma anche dei componenti dei cda e, last but non least, dei dipendenti. Non è un caso, infatti, se tra le varie azioni principalmente in capo alle risorse umane, sempre più diffusa sia la pratica di inserire nei sistemi di incentivazione degli amministratori delegati e della prima linea di management obiettivi ESG (Environmental, Social e Governance). I dati ce lo dicono: sulla base delle evidenze emerse dalla seconda edizione del Rapporto sulla corporate governance in Italia firmato da FIN-GOV, il Centro di ricerche nato nel luglio del 2021 su iniziativa di un gruppo di studiosi della Facoltà di Economia dell’Università Cattolica, le società legano sempre più la componente variabile dello stipendio dei vertici aziendali anche al raggiungimento di obiettivi Esg: ciò vale sia per gli incentivi a breve termine, i cosiddetti Mbo, che includono parametri Esg nel 56% dei casi, in aumento dal 42% dell’anno precedente, sia per gli incentivi a lungo termine, gli Lti, che oggi includono parametri Esg previsti nel 57% dei casi, in aumento dal 37% dell’anno precedente. In sostanza, come ha evidenziato in questo numero de La Voce degli Indipendenti Pierluigi Molajoni, il nodo della remunerazione si complica e non poco “con l’imporsi dello stakeholder capitalism, l’idea cioè che le aziende debbano perseguire, oltre alla generazione di profitti, obiettivi addizionali riguardanti gli ambienti naturale, sociale e umano”.
Il tema della remunerazione sta diventando centrale anche per un altro motivo: esso rappresenta una leva fondamentale, anche se non l’unica, non solo per attirare ma soprattutto per mantenere i giovani talenti sempre più abituati a “cambiare” azienda alla ricerca di condizioni di lavoro che rispondano alle loro legittime necessità di crescita personale e professionale. E poi, come ha ben scritto Romina Guglielmetti nel suo articolo, “la remunerazione, per il mercato, è anche – o forse, soprattutto – una questione di trasparenza”. Concetto che non può non richiamare alla memoria il delicato tema della disclosure e del gap di remunerazione fra vertice e base, argomento trattato da Maria Cristina Origlia.
Infine, come non accennare anche ai ned, ai quali viene chiesta grande competenza e capacità di analisi. I consiglieri indipendenti, infatti, si trovano in una situazione particolare: in primo luogo sono chiamati a promuovere all’interno dei board una corretta cultura della remunerazione in chiave Esg, in particolare nelle aziende meno strutturate dove, come ha evidenziato in questo numero Sandro Catani, coordinatore del Reflection Group di Nedcommunity “Governance delle remunerazioni”, “adottare una moderna governance dei compensi emerge come passo fondamentale per le imprese a proprietà concentrata: poter affrontare le crescenti complessità di mercato, aprirsi all’esterno, gestire potenziali conflitti e creare valore sostenibile all’interno dell’azienda”. In secondo luogo, i consiglieri indipendenti sono chiamati a svolgere questa attività ad alto livello di competenza e preparazione e quindi sono toccati personalmente dal tema della corretta e adeguata remunerazione. Un argomento trattato con un utile confronto al livello europeo da Annachiara Svelto e da Enor Signorotto.