Punti di vista

Una buona governance per essere vincenti non solo sul campo

Le società sportive sono diventate vere e proprie aziende che devono perseguire, oltre agli obiettivi di carattere agonistico, anche quelli di natura prettamente economica a tutela degli interessi dei propri azionisti

Getty Images

L’attività sportiva risponde in primo luogo a uno dei bisogni atavici dell’uomo: il divertimento e la socialità. Quando, però, si parla di sport a livello professionistico il peso della componente economica inizia a diventare prevalente. Da questo punto di vista, quindi, pur considerando validi e centrali i valori originari come lealtà, gioco di squadra o fair play, altri interessi entrano in gioco ed ecco che le squadre diventano vere e proprie imprese con shareholders e stakeholders da tenere ben presenti nella propria strategia di business.

Facciamo l’esempio del calcio, sport a noi molto vicino e di certo fra i più popolari in Europa. Che non si possa parlare ormai esclusivamente di attività sportiva lo dimostra il fatto che circa 20 club europei sono oggi quotati in borsa e possono vantare capitalizzazioni di tutto rispetto. Si pensi che il Manchester United vale qualcosa come 2,59 miliardi di dollari. La prima delle italiane, l’AS Roma capitalizza, secondo i dati di Borsa italiana, 207 milioni di euro.

Dando uno sguardo Oltreoceano si scopre che nel basket, sport popolarissimo negli Stati Uniti d’America, le 30 principali squadre di Nba, valgono complessivamente oltre 60 miliardi di dollari e vantano ricavi nell’ordine degli 8,9 miliardi ogni anno. Le cifre in gioco testimoniano dell’esistenza di una vera e propria “industria” sportiva che macina utili e dà lavoro a migliaia di persone.

Non solo obiettivi agonistici

Facile comprendere che la gestione di società di questo tipo, quindi, debba contemperare sia target di carattere prettamente sportivo sia obiettivi di bilancio che possono essere centrati esclusivamente facendo uso di una corretta gestione finanziaria. La domanda quindi sorge spontanea: che peso può e deve avere una buona governance nell’attività di business di queste “aziende”. Secondo Valentina Montanari, amministratore indipendente e CFO di molte società quotate e già CFO di AC Milan “in quest’ambito un ruolo particolare lo possono giocare di certo i consiglieri indipendenti. Gli amministratori indipendenti hanno un compito molto importante anche nelle società sportive, in quanto possono dare un contributo rilevante a managerializzare e ottimizzare la gestione delle società sportive e calcistiche in particolare”.

Proprio quel calcio che dal punto di vista finanziario in Italia non mostra di godere di buona salute. E sono proprio i grandi club a presentare una mole di debiti considerevole. Si pensi che la prima della classe, da diversi anni in cima alle classifiche del nostro campionato, la Juventus, compare, secondo un report pubblicato dal blog di finanza sportiva Swiss Ramble con dati relativi al 2020, fra le squadre più indebitate del Vecchio Continente. Stiamo parlando di oltre 800 milioni di sterline di debito. Anche altri grandi club di casa nostra non stanno molto in salute da questo punto di vista. L’Inter, per esempio, ha passività di 735 milioni di sterline. La Roma chiude la classifica della top ten delle squadre più indebitate d’Europa con 503 milioni di sterline.

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