Voci da Twitter: #paritadigenere, mind the gap
Su Twitter a marzo oltre mille messaggi sul tema della disparità di genere. In Italia c'è bisogno di investire in cultura e comunicazione per colmare il gap con altri Stati come mostra anche il Mass Media Gender Parity Concern Index
Sulla comunicazione del tema della parità di genere c’è ancora molto da fare. Il problema non riguarda solo l’Italia. Quando si tratta di opportunità però l’Italia è in fondo alla classifica della parità di genere tra i paesi avanzati (e in molti casi anche di quelli in via di sviluppo). Secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum, le donne italiane si pongono infatti agli ultimi posti per quanto riguarda il tasso di occupazione. Hanno invece il primato per quanto riguarda il carico di lavoro familiare. E l’ultimo periodo di pandemia da Covid-19 non ha favorito le cose.
Certo, servono investimenti. Ma la consapevolezza passa anche attraverso la comunicazione. Per quanto riguarda Twitter, i 1.108 “cinguettii” caratterizzati dall’hashtag #paritadigenere, nel periodo compreso fra il 1 marzo 2021 e il 23 marzo 2021 sono contraddistinti in generale da toni molto positivi. Interessante notare come 395 di questi (circa il 35%) hanno data 8 marzo, giornata internazionale della donna. Il numero medio di “cinguettii” negli altri giorni è pari a 47. I 10 hashtag maggiormente correlati sono: #donne (10,2%) #8marzo (9,95%), #festadelladonna, (2,81%), #giornatainternazionaledelladonna (2,3%), #lavoro (2,04%), #draghi (2,04%), #8marzo2021 (1,79%) #gendergap (1,53%), #genderequality (1,53%), #donna (1,53%).
Inoltre, utilizzando le notizie dei mass media di oltre 100 Paesi e raccolte nell’ambito del progetto GDELT (Global Database of Events, Language, and Tone), ho creato il Mass Media Gender Parity Concern Index. L’indice è costruito per ogni Paese su base giornaliera ed è calcolato come il numero di notizie che menzionano “parità di genere”, “inclusione di genere” e “divario di genere” sul totale delle notizie. La rappresentazione dell’indice per alcuni Paesi tramite heatmap nel periodo compreso fra il 29 dicembre 2020 e il 23 marzo 2021, ancora una volta mostra chiaramente un picco di interesse dei mass media proprio l’8 marzo.
Nei Paesi anglosassoni l’indice mostra valori mediamente più elevati rispetto a quelli dell’Europa continentale, come Francia, Germania e Italia. In particolare, in Gran Bretagna si segnala che il 23 febbraio il tema è stato ripreso dai mass media soprattutto per evidenziare una proroga dei termini concessi alle imprese con più di 250 dipendenti per il reporting delle informazioni sul divario retributivo di genere.
Per quanto riguarda l’Italia, nel mese di giugno del 2020 il Piano Colao inseriva “Parità di genere e inclusione” fra i tre assi fondamentali per il rilancio del Paese. Nel periodo in esame invece il dibattito sul tema è stato alimentato soprattutto grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, attualmente in fase di riscrittura, e alle dichiarazioni programmatiche al Senato del Presidente Draghi del 17 Febbraio 2021. Dai mass media italiani è stato particolarmente evidenziato il seguente passaggio: “Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro”.
Bisogna fare in modo che queste parole non si infrangano davanti allo status quo. La parità di genere conviene a tutti e, tra l’altro, sarà uno dei i criteri con cui la Commissione europea giudicherà i piani nazionali Next Generation EU (European Commission, 22.1.2021). Si tratta di una opportunità che non può essere sprecata.