Approfondimenti

ecoDa mette al centro i fattori Esg

In questa intervista al segretario generale Béatrice Richez Baum in evidenza i progetti per il 2021 e il ruolo di Nedcommunity

Courtesy BR&U/Bernal Revert

A inizio 2020 ecoDa ha lanciato un Working Group ESG. Lo presiede Sandra Gobert, di Guberna, in Belgio e ne coordina i lavori Béatrice Richez Baum, il segretario generale di ecoDa. Partecipo alle attività, in rappresentanza di Nedcommunity, insieme ai rappresentanti di altre 11 associazioni di amministratori in Europa. Tra i paesi coinvolti oltre il Belgio, UK, Francia, Spagna.

Personalmente spero di portare a questo gruppo l’esperienza che su vari fronti associativi stiamo sviluppando sulla Governance dei temi ESG e che, anche vedendo quanto emerge dalle esperienze degli altri Paesi, è avanzata e distintiva. Spero anche di poter cogliere e mettere a disposizione dell’Associazione le idee e gli spunti che possano aiutarci ad essere sempre più leader a livello europeo.

Con la redazione di La Voce degli Indipendenti abbiamo pensato potesse essere utile avere qualche informazione sul perchè è stato fondato un Gruppo di lavoro ESG in ecoDa e quali sono le prospettive su questo tema a livello di Commissione Europea. Di seguito quindi una intervista che ho fatto a Béatrice Richez Baum.

Perché ecoDa ha pensato di dare vita a un gruppo di lavoro ESG? Quali sono stati i temi rilevanti che hanno contribuito a queste decisioni sia all’interno dell’associazione sia nel contesto europeo?

“I fattori ESG sono dei temi dominanti in Europa. Grazie al Green Deal, la sostenibilità è in prima linea nell’agenda politica comunitaria tanto che quasi tutte le direzioni generali della Commissione europea sono impegnate in questioni di sostenibilità. La Commissione sta ora valutando la necessità di richiedere ai consigli di amministrazione di sviluppare e divulgare una strategia di sostenibilità, compresa un’adeguata due diligence lungo tutta la catena di approvvigionamento, e gli obiettivi connessi. Allo stesso tempo, al fine di agevolare gli investimenti sostenibili, la Commissione sta rivedendo la sua direttiva sulle relazioni non finanziarie (NFRD). È quindi naturale che ecoDa abbia ritenuto opportuno creare un gruppo di lavoro sulle questioni ESG”.

Chi sono i componenti del gruppo di lavoro, quali Paesi rappresentano e come sono stati selezionati?

“Tutti gli associati ecoDa sono stati invitati a partecipare a questo gruppo di lavoro. Al momento quasi 11 istituti hanno risposto favorevolmente. L’intenzione è identificare buone iniziative nazionali e verificare cosa può emergere a livello europeo”.

In qualità di membro del gruppo di lavoro ho notato che entrambe le riunioni tenutesi quest’anno hanno avuto, anche se con modalità diverse, un focus significativo sulla trasformazione ESG delle aziende e dei Board: con l’invito del rappresentante di BCorp e la presentazione del Report sviluppato dalla SEC italiana in collaborazione con Nedcommunity. Come pensi che la trasformazione sia collegata ai fattori ESG e quali potrebbero essere i risultati nei Board?

“La pressione sociale e normativa serve a forzare l’innovazione e a spingere verso l’adozione del modello di business sostenibile. L’esigenza è quella di creare un mondo in equilibrio, in cui alle aziende siano richieste azioni più strategiche e mirate, per valutare ciò che veramente conta e per allontanarsi dal solito modo di fare impresa. La modalità attraverso la quale avverrà questo cambiamento sarà individuata dai consigli di amministrazione. Stiamo assistendo a un profondo cambiamento di mentalità che va oltre la semplice consapevolezza”.

Quali sono le questioni più significative che il Gruppo di lavoro ESG intende portare avanti il ​​prossimo anno?

“ecoDa crede fortemente nel ruolo della formazione e dello scambio di buone pratiche. L’ambizione del gruppo di lavoro è quella di sviluppare una dinamica europea e sostenere un movimento già in atto. Sarà certamente studiata l’idea di integrare le tematiche ESG in un programma di formazione ecoDa“.

Come pensi che sia possibile creare delle sinergie fra le attività del gruppo di lavoro ESG e altri gruppi di ecoDa (politica, formazione, ecc.)?

“Credo che questo obiettivo si realizzi dimostrando in primo luogo di essere in grado di comprendere i cambiamenti in atto sul campo, così come i diversi ambiti di miglioramento. In questo modo si fa fede in generale alla missione principale di advocacy propria di ecoDa”.

Come pensi che le attività del Gruppo di lavoro ESG possano contribuire alla politica europea durante/post Covid-19?

“La portata delle implicazioni economiche della crisi è ancora incerta. Non è improbabile che prevalgano considerazioni sulla sopravvivenza a breve termine. Una cosa è certa: per mantenere la coesione sociale, la dimensione “S” dovrà crescere di importanza. È quindi fondamentale che il gruppo di lavoro non si concentri solo sulle dimensioni “E” e “G”, ma dia una parte significativa al capitale umano”.

In base alla tua esperienza maturata in ecoDa e alle indicazioni che arrivano dalle diverse associazioni locali aderenti al network, quali sono i punti deboli della governance europea? Dalla governance italiana emerge invece qualche punto di forza? 

“Credo di poter ravvisare una tendenza a un’eccessiva regolamentazione della governance in Europa. Spesso le aziende sono ancora alle prese con la fase di adattamento a un nuovo obbligo normativo che il legislatore comunitario inizia immediatamente a lavorare a delle modifiche. Un esempio lampante riguarda la direttiva sulla rendicontazione non finanziaria. Inoltre, la Commissione sembra allontanarsi dall’uso di norme flessibili che non abbiano un’efficacia vincolante diretta e non apprezza più l’importanza dei codici di governance.

Il modello italiano ha la particolarità di poter contare sul collegio sindacale. Si tratta certamente di uno schema che meriterebbe maggiore attenzione e analisi. Considerato il crescente carico di lavoro che grava sui consigli di amministrazione, è interessante prendere in considerazione il modo in cui i consigli possano strutturarsi e ottenere il supporto di altri organi per ottimizzare le loro decisioni”.

Quali sono le inziative più interessanti che le diverse associazioni hanno in programma per il 2021? Puoi fornirci qualche anticipazione?

“In ecoDa stiamo ancora raccogliendo informazioni dettagliate dai nostri associati allo scopo di avere una visione completa sulle priorità in agenda per il 2021. Pur non disponendo ancora un quadro definitivo, è tuttavia possibile mettere in evidenza alcuni progetti di particolare interesse. Il nostro membro belga, Guberna, sta lavorando a un nuovo progetto di ricerca sull’intelligenza artificiale mentre l’associazione spagnola IC-A sta per pubblicare una guida per aiutare i membri del consiglio di amministrazione ad affrontare le questioni relative ai fattori ESG. L’IFA francese ha sviluppato diversi gruppi di riflessione sul reporting non finanziario, sugli impatti sociali e societari della crisi Covid e sull’economia circolare. L’IoD britannico, infine, ha istituito un think tank che rifletterà in particolare su come aiutare le imprese a rinnovarsi”.

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