ESG strategici, il green entra nella finanza
La sostenibilità, una buona governance, l’attenzione per gli aspetti sociali nel fare impresa rappresentano oggi tutti elementi che rendono un’azienda non solo efficiente ma anche attrattiva per gli investitori
credit: GettyImagesIl tempo in cui contavano soltanto i dati finanziari è ormai passato. Sono sempre di più gli investitori che considerano centrale e importante l’attenzione che un’azienda presta nei confronti delle modalità con cui il business integra i fattori ESG (ambientali, sociali e di governance).
NUMERI IN CRESCITA
Non è un caso quindi se l’ambito ESG sia diventato quello che negli ultimi anni ha attirato i maggiori capitali internazionali. I dati sugli investimenti in green bond rappresentano per esempio un termometro di come l’attenzione nei confronti del rispetto dell’ambiente sia entrato a pieno titoli nella finanza e nell’economia. Secondo i numeri forniti da Bertrand Rocher, Portfolio Management e Senior Credit Analyst di Mirova, affiliata di Natixis Investment Managers, crediamo che “il mercato globale delle obbligazioni sostenibili possa crescere di almeno 35 miliardi di dollari nel 2020”. “In Italia, nel 2019 le società hanno proceduto a emissioni di obbligazioni verdi, sociali e sostenibili per un controvalore di 13,8 miliardi di dollari. Questa cifra potrebbe apparire debole rispetto ai controvalori delle emissioni statunitensi (63,6 miliardi di dollari), francesi (34,6 miliardi), tedeschi (26,2 miliardi) e olandesi (20,7 miliardi), ma in realtà gli emittenti in Italia sono quadruplicati rispetto all’anno precedente”.
L’epidemia di Covid-19, poi, ha messo in evidenza come gli indici sostenibili abbiano dimostrato una maggiore resilienza. A dirlo Blackrock che ha sottolineato come le aziende con governance migliori, board più efficienti, e con una relazione solida con gli stakeholders, siano state in grado di affrontare meglio la crisi. Inoltre gli investitori hanno dato la loro preferenza proprio ad asset sostenibili nel corso dell’emergenza sanitaria. “Nel primo trimestre del 2020 – spiega Giovanni Sandri, Country head di BlackRock Italia in un’intervista su Mf di qualche tempo fa – i fondi aperti sostenibili globali (fondi comuni d’investimento ed Etf) sono cresciuti per 40,5 miliardi di dollari in nuovi capitali, un aumento del 41% rispetto all’anno precedente. I fondi sostenibili statunitensi hanno registrato un aumento record di 7,3 miliardi di dollari nel trimestre”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Mitch Reznick, Head of Research and Sustainable Fixed Income per la divisione internazionale di Federated Hermes, che spiega perché la sostenibilità sia molto più di una moda passeggera: “Dall’inizio del 2019 si sono registrati flussi in uscita di circa il 4%, mentre i fondi ESG hanno registrato afflussi per oltre il 18%. La variazione è stata più evidente nel primo trimestre di quest’anno quando, nonostante la volatilità del mercato, gli afflussi sono aumentati del 90% su base annua. L’incremento è stato particolarmente significativo negli Stati Uniti, in ritardo rispetto all’Europa in termini di asset under management in strategie sostenibili, e dove i flussi netti hanno raggiunto la cifra record di 10,5 miliardi di dollari. Per avere una visione d’insieme, i flussi netti totali nel 2019 sono stati pari a 21,5 miliardi di dollari, quattro volte rispetto al record del precedente anno solare”.
SCOMMESSA VINCENTE
“Questi numeri – spiega Sabrina Bruno, docente di Law and Economics all’Università Luiss G. Carli e Chair del Chapter Zero Italy della Climate Governance Initiative del World Economic Forum, incardinato in Nedcommunity – ci danno la prova concreta di quanto puntare sui fattori ESG contribuisca a raccogliere maggiori investimenti perché le aziende che si fanno portavoce di questi principi e li mettono in pratica risultano più attrattive e meno rischiose nel medio-lungo periodo. E non potrebbe essere altrimenti. Risparmiatori, consumatori e lavoratori considerano sempre di più nelle loro scelte il rispetto dell’ambiente, dei diritti sociali ed un buon governo aziendale, trasparente ed efficiente, quali elementi imprescindibili della gestione societaria. D’altro canto il legislatore europeo, pioniere a livello globale della centralità delle tematiche ESG, ha regolamentato da tempo l’ingresso a pieno titolo di questi principi nell’attività di impresa, limitatamente per ora agli emittenti quotati e di maggiori dimensioni. La strada però è tracciata e tutto fa supporre che anche le realtà più piccole dovranno adeguarsi se vorranno rimanere competitive. Inoltre la Bce, entro la fine dell’anno, emanerà delle linee guida destinate a tutte le banche – sottoposte a Vigilanza europea e non – che invitano a considerare anche i rischi climatici e ambientali nella gestione del rischio di credito, in tutte le fasi del processo di concessione e nel monitoraggio del loro portafoglio. Un altro segnale inequivocabile di come non sarà possibile, per nessuna impresa, derogare da questi fattori nel prossimo futuro”.