POSTA DEI LETTORI a cura della Direzione
Riguardo al nuovo Regolamento Consob sulle Parti Correlate (Cfr. Editoriale n° 3), riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera:
Caro Direttore,
ho visto con piacere l’esito del regolamento Consob sulle parti correlate. Ma mi pare che l’abbiate presentato con tono un po’ trionfalistico: “…una battaglia vinta” Ci andrei piano. Intanto la piaga del nostro sistema finanziario, cioè i patti di sindacato, come del resto ammette il vostro Presidente, non è stata sanata. Guido Rossi a suo tempo aveva chiesto di abolirli per legge. Invece di considerare tout court parti correlate i loro membri, lo sono soltanto se hanno un’influenza notevole. Ma tutti i membri di un patto hanno un’influenza notevole, tanto da dissolvere, col loro contributo, i poteri degli altri azionisti. Mi spiegate ad esempio se Pesenti è parte correlata di Unicredit e Ubi, e se Benetton lo è di Mediobanca? Grazie.
Paolo Marghi
Cassettista (come si diceva una volta)
Risposta
Caro Marghi,
Lei conosce senz’altro il vecchio detto che “è sempre meglio considerare il bicchiere mezzo pieno che non mezzo vuoto”.
Comunque, la risposta alle sue obiezioni può trovarla nella nozione dettata dallo IAS 24 che, secondo una pacifica interpretazione, non comporta di per sé che ogni aderente ad un patto parasociale rilevante ai sensi dell’art. 122 del TUF sia considerato “parte correlata” ma che tale qualifica venga attribuita solo a quei soggetti che, anche tramite medesimi accordi, “sono in grado di esercitare un controllo solitario congiunto, ovvero un’influenza notevole sulla società”. L’influenza notevole è il potere di partecipare alla determinazione delle politiche finanziarie e gestionali di un’entità senza averne il controllo (può essere ottenuta attraverso il possesso di azioni, tramite clausole societarie o accordi).
Alla luce di quanto sopra, si può sostenere che Carlo Pesenti abbia un’influenza notevole in Unicredit, dato che siede in Consiglio, ma non in UBI, e che ciò valga anche per Gilberto Benetton in Mediobanca del cui Consiglio fa parte. Sempre che qualche noto giurista non riesca a dimostrare con un autorevole parere che lo stare in consiglio non sia sufficiente per avere “un’influenza notevole”.
Spero di aver risposto alle sue domande e La ringrazio per il suo contributo.
Enrico Colombi (Direttore responsabile)
Ricordiamo a tutti i Lettori che questa rubrica è fatta per loro. Scriveteci!