Ultima stagione assembleare senza quote: riflessioni in merito ai comportamenti e all’applicazione della Legge Golfo-Mosca
Le disposizioni della legge sulla parità di genere negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate e controllate dallo Stato (c.d. Legge Golfo–Mosca) si applicheranno dal primo rinnovo degli organi sociali a partire dal 12 agosto 2012. Il nuovo art. 144-undecies del Regolamento Emittenti (R.E., di recente approvazione) stabilisce quali modifiche le società quotate devono apportare ai propri statuti per garantire l’equilibrio di genere nei loro organi sociali.
Il processo di modifica degli statuti e di adeguamento alle previsioni legislative e regolamentari da parte delle società quotate sarà un fattore non soltanto di diritto ma, soprattutto, di governo societario delle aziende perché inciderà sull’ormai inevitabile rinnovamento di organi sociali spesso consolidati nella loro composizione.
Molto è stato scritto sulla Legge, in questa nota si intende offrire alcuni spunti ulteriori.
Last minute a sconto?
E’ vero che le società quotate aspetteranno l’ultimo minuto possibile per adeguarsi alla legge? Quale osservatorio migliore per rispondere che non l’ultima stagione assembleare senza quote… lI 60% delle società a rinnovo nella primavera 2012 aveva almeno una donna nel CdA. Circa 31 erano le società “all-male board” che avrebbero potuto attendere il 2015 per adeguarsi; di queste ben 18 hanno inserito o inseriranno almeno una presenza femminile. La risposta alla domanda di apertura è dunque “no”. Molte società hanno deciso spontaneamente di anticipare totalmente o parzialmente l’implementazione della legge. Come mai le società hanno iniziato ad adeguarsi? La chiave di lettura risiede a nostro avviso nelle azioni facoltative promosse da alcune organizzazioni come PWA, Fondazione Bellisario, Valore D che hanno creato “awareness”, sensibilizzato il mercato e dato visibilità ai profili femminili, preparando il terreno per un efficace reperimento delle risorse indispensabili per tradurre la legge in ottima prassi.
Questo conferma che le iniziative di autodeterminazione e le iniziative private sono il necessario complemento del più incisivo intervento di natura cogente: il mercato ha reagito, generalmente, con maturità. Non solo le “all-male” hanno difatti inserito donne; anche società che già avevano almeno una donna in CdA hanno aumentato la presenza femminile, per avvicinarsi anzitempo alle previsioni della legge. Tra queste Pirelli e Mondadori, per citarne alcune.
Un grande salto?
La percentuale di donne del campione “rinnovi 2012 all-male” passa da 0% all’8,4%. E’ ancora presto per poter calcolare la quota totale raggiunta dalle donne a fine tornata di rinnovi. Proviamo a fare delle stime. La percentuale di donne totale Italia nel 2011 era al 7,2%. A maggio 2012 era già salita all’ 8,1% (Fonte: Bocconi). Stimiamo che a fine stagione si possa arrivare al 9%, con gli all-male boards in calo dal 50% a sotto il 40%. Questo rappresenterebbe un passo avanti senza precedenti. Il salto più evidente tuttavia non è numerico ma qualitativo. Le società quotate hanno introdotto donne eccellenti, confermando l’attenzione alla competenza delle risorse femminili. L’augurio è che questa attenzione continui e possa trainare anche la selezione dei profili maschili!
Dieta o Yo-yo?
Il Regolamento Emittenti prevede che l’arrotondamento per il riparto dei posti in CdA dovrà comunque avvenire a favore del genere meno rappresentato, per eccesso all’unità superiore. E’ corretto ipotizzare che le società ridurranno la dimensione del CdA per diminuire il numero di donne da inserire? Probabilmente no. I CdA rispondono a logiche precise di definizione degli assetti di potere, spesso riconducibili ad articolati meccanismi a monte e consacrati in patti di sindacato. Ridurre le poltrone potrebbe essere complicato. E’ plausibile invece che il numero dei membri dei CdA verrà fissato attorno a dimensioni che ottimizzino il numero di donne, ovvero non lascino decimali che diano spazio ad arrotondamenti all’unità superiore. L’esercizio non sarà facile anche perché le dimensioni ottimali cambieranno secondo le soglie previste, rispettivamente un quinto ed un terzo sui due mandati. Sia il 3 che il 5 appartengono alla categoria dei numeri primi, ovvero divisibili solo per se stessi. Ci saranno quindi dimensioni sempre ottimali – quelle costituite da multipli di 3 e 5 insieme (15, 30 ecc.) che non daranno mai risultati che necessitino un arrotodamento. Per converso alcuni numeri richiederanno sempre arrotondamenti con conseguente “sacrificio” di una ulteriore poltrona maschile a favore di una femminile (es. 7, 16, 22). In altri casi la situazione sarà ibrida. Un esempio chiarirà il punto. Un CdA di 6 nel primo mandato richiede l’inserimento di due donne. Un CdA di 5 ne richiede una sola. E’ plausibile pensare che le società con CdA di 6 dimagriscano a 5 consiglieri; tuttavia, nel secondo mandato la convenienza sarebbe invece di risalire a 6. Questo perché la quota di un terzo applicata a 5 oppure a 6 dà sempre lo stesso risultato in termini di donne da avere in CdA, ma si avrebbe una posizione in più da ri-dare agli uomini. In questo caso quindi più che di dieta si potrebbe parlare di “effetto yo-yo”. Simile ragionamento vale su un CdA di 22 componenti. Dovrebbe scendere a 20 il primo mandato e poi risalire a 21 il secondo… stesso numero di donne, un uomo in più da poter re-inserire! Un CdA di 4 avrebbe la convenienza ad ingrassare di una unità per mandato, tenendo inalterato il numero di poltrone maschili nel tempo…
Cosa è successo in questa stagione 2012? Le società che hanno inserito almeno una donna in CdA (i 18 “all male boards”) hanno in tre casi aumentato il CdA e in altri tre lo hanno ridotto (in un caso anche per effetto di uno scorporo). A nostro avviso, la prassi che potrebbe diffondersi dunque è l’ ²ottimizzazione² numerica dei consigli. Riteniamo invece poco probabili drastici ridimensionamenti generalizzati per “risolvere il problema” della quota di genere.
Qualunque siano le soluzioni che si consolideranno come prassi, è cosa certa che tra poco assisteremo a un rinnovamento nella corporate governance delle società quotate e ad una inevitabile ridiscussione delle politiche a questa sottostanti. L’auspicio è che l’occasione sia propizia per un rinnovamento che nei numeri faccia quadrare soprattutto il merito.
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