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Una Governance ‘divina’

Premessa editoriale

Questa è un’autentica chicca storica su di un ente “non profit” ormai più che millenario che trasse vantaggio da un deciso intervento di Papa Sisto IV nel 1479 sulla Governance dell’istituzione. Il Cardinale Francesco della Rovere, Padre generale dei Francescani, in occasione della nomina papale promise che si sarebbe astenuto da atti di nepotismo e mantenne la promessa con coerenza.

Una governance “divina” per un ente “non profit” in attività da 1116 anni

L’Hospitale della Carità di Novara è stato fondato nel primo decennio del 900 per iniziativa di privati cittadini, animati da spirito di fratellanza e di carità, allo scopo di offrire un ricovero e qualche cura a pellegrini, mendicanti, infermi e agli esposti.

Nel 1907, in occasione del primo millennio di operatività, la vita dell’istituzione è stata analizzata dagli storici Morandi e Ferrara attingendo al “Cartario”, l’ordinatissimo archivio dell’Hospitale che spazia dall’XI secolo ai giorni nostri . Gli studiosi hanno posto in luce, tra l’altro, l’importanza del continuo flusso di donazioni, piccole, grandi o grandissime, provenienti da cittadini di tutti i ceti sociali, che hanno consentito la creazione nel tempo di un immenso patrimonio fondiario che ha garantito la continuità dell’istituzione nonostante le guerre e i rivolgimenti politici.

L’Hospitale è sempre stato retto da ministri nominati dal Comune ma si è avvalso anche dell’aiuto di religiosi (dapprima gli Umiliati quindi i Cappuccini ) per l’assistenza spirituale agli ospiti. I poteri laici e quelli religiosi sono riusciti ad operare quasi sempre in armonia.

All’austerità dei costumi dei primi Rettori fecero seguito nel 1400 gli appetiti delle famiglie patrizie cittadine che ottennero ripetutamente il Rettorato di quell’ Hospitale che rappresentava un centro di potere non inferiore a quello del Comune di Novara e che offriva ricadute economiche e visibilità politica a Milano e a Roma. 

Guidotto Caccia, nobile esponente di una potente famiglia cittadina, superò ogni limite ottenendo il rinnovo della nomina per decenni, senza presentare rendiconti, “sistemando” parenti ed amici nelle proprietà dell’istituzione. 
La risposta dei cittadini al malgoverno fu molto chiara: scomparvero le donazioni e i lasciti ereditari e anche le piccole elemosine dei meno abbienti si ridussero a ben poco.

Nel tempo in città erano stati costituiti altri sette Hospitali per iniziativa sia di Ordini Religiosi dediti all’assistenza ai pellegrini, sia dei Paratici, le Corporazioni delle Arti che desideravano offrire cure mediche ai loro associati, ma che soffrivano per la carenza di risorse economiche e professionali.

Si presentò pertanto una eccellente possibilità di estendere l’attività del più antico e facoltoso Hospitale della Carità all’assistenza sanitaria con l’apporto delle iniziative dei sette piccoli ospedali e di procedere ad una significativa riforma della Governance .

Correva l’anno 1479 e venne fatto appello al Duca di Milano Giovanni Galeazzo Maria Sforza per le necessarie autorizzazioni alla fusione degli ospedali, ma l’intervento determinante fu quello di Papa Sisto IV ( il Papa che fece edificare la Cappella Sistina) che nell’esprimere il consenso della Santa Sede all’operazione per quanto di sua competenza, prescrisse l’adozione di un Regolamento per la nomina e la gestione dell’organo rettorale che assicurasse per il futuro una amministrazione trasparente, senza arbitri feudali.

Il Comune rispettò lo spirito e la lettera della bolla pontificia. Venne estromesso Guidotto Caccia, venne eletto Ministro dell’Hospitale Maggiore Niccolò Morbio per un quinquennio, assistito e controllato da quattro rettori di nomina pubblica, da sostituirsi per metà ogni biennio, con obbligo di partecipazione a tutte le deliberazioni, dato che i poteri individuali del Ministro erano limitati a pochi scudi.  
Venne adottato un rigido Regolamento con obbligo del Ministro di risiedere in città, da cui poteva allontanarsi solo con permesso scritto dei Rettori. Esperti contabili del Comune avrebbero esaminato ogni anno la contabilità dell’Hospitale Maggiore.

In breve tempo, con il ripristino della corretta amministrazione, ripresero ad affluire copiose le donazioni e i lasciti che continuano fino ai nostri giorni.


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