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Artigiani, visionari e manager di Giorgio Brunetti Bollati Boringhieri, Torino, 2012

L’esperienza e la cultura di Giorgio Brunetti, professore di strategia e politica aziendale, trovano uno speciale momento di sintesi nel recente volume “Artigiani, visionari e manager”, un saggio dedicato alla storia dell’economia e dell’imprenditoria veneta, uscito a febbraio e già alla prima ristampa. Brunetti è veneziano, laureato alla Cà Foscari, dove avrà la cattedra di economia aziendale prima di essere chiamato, nel 1992, all’Università Bocconi. Ha una lunga esperienza di management, come consulente e amministratore di società, esperto di strategia e di organizzazione aziendale. E il suo percorso di vita professionale costituisce il filo rosso dell’analisi proposta nel volume. Il percorso inizia all’Arsenale del Cinquecento, definito “un cantiere preindustriale, un’impresa integrata, si direbbe oggi fordista”, nella quale il lavoro era organizzato a squadre e oggetto di continue evoluzioni ed ammodernamenti fino a costituire, alla fine del ‘500, grazie ad innovazioni di processo e di prodotto, un’organizzazione complessa che occupava 5.000 persone. La seconda tappa è segnata dal frutto dell’evoluzione economica e di quella dei sistemi produttivi e dei modelli di management che determinano la nascita, nel 1868, della prima Scuola Superiore di Commercio nella sede di Palazzo Foscari, dimora di Francesco Foscari, doge di Venezia nella prima metà del ‘400. E’ in questa sede, dagli studi di Gino Zappa, che prende vita la disciplina dell’economia aziendale, o scienza dell’amministrazione economica, “le cui parti costituenti sono rappresentate da gestione, rilevazione e organizzazione”. Altrettanto illuminante per Brunetti è il contributo di Gino Luzzatto e Carlo M.Cipolla, docenti di storia economica. Brunetti è allievo di quest’ultimo del quale descrive, con ammirazione, la grande capacità di coinvolgere fino ad estasiare gli studenti con le proprie lezioni usando parole che suonavano “come musica”. Altro episodio ricordato con entusiasmo da Brunetti è la costituzione del CUOA, a Padova, nel 1957. Il Centro Universitario per l’Organizzazione Aziendale, annesso alla Facoltà di Ingegneria, vede Brunetti fra i primi allievi, una dozzina in tutto. Siamo agli albori della nascita della formazione manageriale in Italia, connessa con l’avvento della grande impresa e con la necessità di disporre di “tenici” dell’organizzazione, in grado di progettare e guidare il necessario sviluppo interno verso livelli crescenti di efficienza industriale. Nei decenni successivi, con la nascita dei master e di numerosi programmi formativi in varie sedi universitarie ed extra-universitarie, la formazione sarà istituzionalizzata e crescerà in rilevanza e in varietà di offerta. 
Nella seconda parte del volume, Brunetti si concede un ricordo delle origini del Nord-Est, realtà fatta di piccole e medie imprese con tassi di crescita record negli anni ’70. L’Italia delle PMI, dei distretti, dei sistemi territoriali è quella dove “la produzione convive con la coesione sociale”. Ma la concorrenza conseguente alla creazione del mercato unico e al progresso tecnologico rende fondamentale, nel tempo, anche per la PMI coniugare la “cultura del fare” con la “cultura del sapere”, sostenendo la volontà imprenditoriale con robuste capacità gestionali e di apprendimento continuo.
Imprenditorialità e creatività hanno, secondo Brunetti, caratteri tutti italiani: il ruolo delle singole persone, degli imprenditori, è stato fondamentale nel creare e sviluppare le aziende nazionali. Brunetti distingue diversi archetipi imprenditoriali: dall’”imprenditore artigiano”, fondatore dell’azienda ma rimasto prigioniero delle proprie abilità manuali, all’”imprenditore visionario”, capace di formare e guidare un gruppo di collaboratori valido e coeso alla base di una vera e propria organizzazione. L’”imprenditore manager”, spesso di seconda o di terza generazione, è più legato a concetti e strumenti propri della dottrina manageriale, primo fra tutti il controllo di gestione. Da ultimo, l’”imprenditore opportunista” è quello più orientato al breve termine, a sfruttare opportunità di mercato, a seguire il proprio intuito, senza porre basi adeguate a garanzia della solidità aziendale.  
Brunetti non si sbilancia a fornire esempi concreti per tutte e quattro le tipologie indicate, ma concede a Luciano Benetton la generosa etichetta di “imprenditore visionario” e a Pietro Marzotto quella di “imprenditore manager”. 
ll libro chiude con un rilancio sul futuro, non semplice, come ammette lo stesso autore. Ma il messaggio arriva comunque forte e chiaro: il futuro è affidato agli uomini, tra cui in primo piano i manager d’azienda, che dovranno saper cogliere, come in passato, le opportunità prospettate dal contesto, facendo tesoro, come l’autore nel libro, “del fuoco vivo del passato” per dominare le sfide del futuro.


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