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Carmen Segarra non è nota al grande pubblico e probabilmente non sono molti neppure gli addetti ai lavori nel sistema finanziario, specie al di fuori degli Stati Uniti, che ne hanno sentito parlare. È stata assunta nel 2011, quale esperta legale, dalla
Carmen Segarra, Non compliant. A lone whistleblower exposes the giants of Wall Street, Nation books, New York, 2018.
Carmen Segarra non è nota al grande pubblico e probabilmente non sono molti neppure gli addetti ai lavori nel sistema finanziario, specie al di fuori degli Stati Uniti, che ne hanno sentito parlare.
È stata assunta nel 2011, quale esperta legale, dalla Federal Reserve Bank di New York, dove si è occupata della supervisione sulla Goldman Sachs.
Carmen Segarra, che ha studiato ad Harvard, alla Columbia e alla Cornell Law School, è stata licenziata dalla Fed dopo 7 mesi, per inadeguate performance. Ha denunciato il comportamento collusivo della Fed nei confronti della banca, mettendo in evidenza leggi, norme, regolamenti violati dalla banca e persino dai supervisori, “catturati” da quest’ultima e orientati più in generale ad un atteggiamento di deferenza nei confronti delle banche e di conseguenza meno aggressivi nell’individuare i problemi e nel affrontarli in modo efficace.
E’ curioso notare come fosse stata assunta proprio per reagire ad un’indagine interna sulla cultura prevalente presso la Fed, che già segnalava atteggiamenti inadeguati del personale.
Il libro è quasi un romanzo giallo, autobiografico, narrato in prima persona, che riporta episodi, colloqui, riferimenti a documenti e corrispondenza molto precisi. Tra i tanti episodi segnalo la vicenda del magistrato, chiamato a comporre la controversia tra la Segarra e la Fed, resistente ad ammettere il proprio conflitto di interessi, a causa di una collaborazione pregressa con la stessa Fed.
L’avv. Segarra ha supportato le proprie argomentazioni in sede giudiziaria con un corredo di 46 ore di registrazioni, riportanti le conversazioni tra lei, i suoi superiori, esponenti della banca, consulenti e avvocati. Ne emerge (le registrazioni sono facilmente reperibili sul web, nel sito di This American Life https://www.thisamericanlife.org/536/the-secret-recordings-of-carmen-segarra)un quadro davvero impietoso, che rappresenta una cultura aziendale orientata al consenso ad ogni costo e una tendenza a minimizzare, se non a oscurare, i problemi che emergono in sede di supervisione delle banche, specie di quelle più influenti.
La storia di Carmen Segarra è sicuramente inquietante, non solo in virtù del suo brusco licenziamento e dell’accanimento con cui la Fed ha seguito la vicenda giudiziaria che ne è seguita, da valutare nel contesto statunitense dove la filosofia del whistleblowing è diffusa da tempo, ma anche perché tutti i protagonisti (in negativo, secondo la denuncia della ex dipendente) sono stati successivamente promossi ed hanno fatto carriere sfolgoranti. Il Presidente Bill Dudley è stato sostituito nel 2018 da John C. Williams, proveniente dalla Fed di San Francisco, dove aveva supervisionato (in modo efficace?) la Banca Wells Fargo, protagonista di un importante scandalo di misselling.
Più in generale non vi è dubbio che, una volta passata l’attenzione sul too big to fail, rimane l’interrogativo ancora più drammatico del too big to regulate, reso più stringente per il fatto che, dopo la crisi finanziaria, come titola un provocatorio articolo dell’Economist di qualche mese fa, per le banche americane “Bigger is beautiful”.
La vicenda di Carmen Segarra rimane controversa sul piano giudiziario e, non disponendo io del team di legali che certamente l’ha seguita nella stesura del libro, preferisco astenermi da ogni giudizio di merito.
Fa comunque riflettere sul fatto che la soluzione del whistleblowing, che certamente costituisce un meccanismo efficace di controllo in organizzazioni sempre più complesse, da poco introdotta anche nel nostro paese, per diffondersi in modo adeguato e senza distorsioni richiede una cultura accogliente e soprattutto protocollo severi di protezione degli “eroi” che ne sono protagonisti.
Il libro si conclude così: “se il consumatore americano diventa un soggetto informato, allora i mercati possono funzionare come ci si aspetta che facciano. Le “buone” banche avranno successo, le banche “cattive” no. Tutto comincia da te. Sii responsabile e pronto a rendere conto. Non premiare i comportamenti sbagliati. Abbi il coraggio di parlare. Coinvolgiti”. Suggerimenti utili, forse non solo per le vicende del sistema finanziario.
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