Le buone idee
In questi giorni in Italia viviamo momenti di angoscia per le persone sommerse dalla valanga che ha spazzato via l’hotel Rigopiano alle pendici del Gran Sasso e per la situazione dei territori dell’Italia Centrale martoriati dal terremoto e sommersi dalla
Nota editoriale
Un anno e mezzo fa, nel N° 24 della rivista, in questa stessa rubrica pubblicavamo la notizia della costituzione (presso la sede dell’Aiaf a Milano) del Comitato promotore del Gruppo Missione Ambiente presieduto da Ettore Fumagalli e composto da Ugo Bertone, Franco Biscaretti di Ruffia, Giovanni Bottazzi, Daniela Carosio, Francesco Cesarini, Enrico Colombi, Teodoro Dalavecuras, Fabio Fontana, Franco Morganti, Gianni Pasini, Marco Vitale.
Nel N.28 dell’agosto scorso, la nostra associata Daniela Carosio ci ha aggiornato sullo stato dell’arte dell’iniziativa.
In questo numero, Carosio prosegue il suo allarmato commento sulla situazione ambientale ed in quest’ottica, riprendiamo (traducendolo in italiano) un articolo pubblicato in francese il 30 settembre scorso dal quotidiano canadese Le Devoir in cui alcuni climatologi danno l’allarme che “il riscaldamento del pianeta si verifica assai più rapidamente del previsto”.
La situazione attuale
In questi giorni in Italia viviamo momenti di angoscia per le persone sommerse dalla valanga che ha spazzato via l’hotel Rigopiano alle pendici del Gran Sasso e per la situazione dei territori dell’Italia Centrale martoriati dal terremoto e sommersi dalla neve. D’altro canto abbiamo vissuta una lunghissima estate sino a fine novembre 2016.
Questa premessa per dire che il fenomeno del cambiamento climatico è responsabile per lo squilibrio nel clima e per l’inversione di clima con assenza di neve sulle Alpi e nevicate abbondanti in tutto il centro e sud Italia. I costi umani ed anche economici sono molto ingenti. Ma facciamo fatica a pianificare una politica strategica sul territorio e sulle attività economiche che prevenga ulteriori problemi. Inoltre, il 20 gennaio si è insediato un nuovo Presidente degli Stati Uniti che nega il cambiamento climatico e ha nominato il procuratore generale dell’Oklaoma, Scott Pruitt, a capo dell’Environmental Protection Agency (EPA). Scott Pruitt ha condotto 28 cause di Stati Americani contro il Clean Power Plan di EPA, finalizzato a ridurre l’inquinamento da centrali a carbone ottenendo oltre $ 250.000 in donazioni dal settore petrolifero. In altre parole, mette in dubbio il cambiamento climatico.
Ci troviamo nella situazione assurda che oggi è la Cina una delle potenze economiche a guidare il fronte dei Paesi sensibili al tema delle conseguenze del cambiamento del clima sulle attività umane e anche su quelle economiche.
In Italia il dibattito su questi temi è poco sviluppato e a capo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dal governo Gentiloni è stato confermato un commercialista bolognese (Gian Luca Galletti).
L’Italia fatica a pianificare a livello politico una strategia d’intervento complessiva. Sul tema le imprese italiane si trovano a fronteggiare la richiesta di impegno da parte degli investitori istituzionali internazionali, delle ONG e delle agenzie delle Nazioni Unite. Le principali aziende italiane quotate e non hanno sottoscritto i Principi del Global Compact delle Nazioni Unite e il Carbon Disclosure Project.
In particolare le società quotate del settore energetico e le utilities prendono impegni nei confronti degli investitori istituzionali per diminuire le proprie emissioni di gas serra con disinvestimento da impianti a carbone, investimenti nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica. Per proseguire su queste politiche hanno bisogno di competenze anche in CdA sul tema.
Lo scandalo sui testi truccati sulle emissione di gas serra nell’industria automobilistica sono dovute sicuramente all’assenza di cultura ambientale nelle aziende, ma anche a carenze di governance, come ne caso di Volkswagen a livello di Board.
In tale situazione, riterrei necessario proporre la costituzione di un gruppo di lavoro in NED su questi temi che sensibilizzi sempre più gli associati sui temi legati al cambiamento climatico e sulle politiche da condurre nei vari settori per contribuire agli sforzi di mitigazione.
Il tema è importante e va affrontato con uno sforzo collettivo a tutti i livelli per evitare che diventi poi troppo tardi.
L’articolo del quotidiano canadese “Le Devoir”
Il 30 settembre 2016, sette eminenti climatologi hanno dato l’allerta che Il rialzo delle temperature sulla Terra si sta accelerando ed “è necessario raddoppiare, meglio triplicare, gli sforzi” per limitare le emissioni di gas serra. Altrimenti la temperatura media sul pianeta, a partire dal 2050, potrebbe salire di 2°C rispetto all’era pre-industriale.
Questi scienziati suonano il campanello d’allarme in un comunicato di sette pagine che riassume una nuova dettagliata analisi intitolata “La verità sul cambiamento climatico”. “Il riscaldamento si produce adesso e molto più rapidamente del previsto”, insiste Robert Watson, ex Presidente del Gruppo Intergovernativo di Esperti dell’Evoluzione Climatica (GIEC)
Quest’anno il pianeta sta battendo il suo terzo record annuale consecutivo di anno più caldo dall’inizio delle rilevazioni di temperatura del 1880 e Watson sostiene che “senza sforzi supplementari da parte dei principali emittenti di gas serra, l’aumento della temperatura di 2°C sul pianeta terra potrebbe diventare realtà prima del 2050”.
Il gruppo di esperti sottolinea che, anche se tutti i paesi firmatari dell’accordo di Parigi rispettassero i loro impegni di limitare il rialzo delle temperature, le emissioni globali di gas serra non diminuirebbero abbastanza rapidamente nel corso dei prossimi 15 anni.
Per restare al di sotto dei 2°C, le emissioni globali di CO2 dovrebbero essere nulle da adesso al 2060. Un obiettivo che sembra complicato, dato che l’82% dell’intera energia mondiale, attualmente proviene dalla combustione del petrolio (31%), del carbone (29%) e del gas naturale (22%)
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