Sostenibilità e turismo: un nuovo modello di sviluppo basato su leadership e valorizzazione dei territori
Le aziende del settore sono chiamate a sviluppare una capacità di adattamento alle nuove necessità e abitudini che si andranno diffondendo nella società
credit: GettyImagesPer affrontare la crisi che ha colpito così duramente le nostre società e le nostre economie servono politiche e misure innovative e di vasta portata, un intervento pubblico – nazionale ed europeo – di dimensioni mai viste prima e un impegno straordinario dei cittadini e delle imprese. L’economia sta già vivendo una trasformazione verso modelli sostenibili in cui gli interessi delle persone, del pianeta e i profitti devono convergere. La gravità della recessione economica generata dalla pandemia da coronavirus ha accresciuto le aspettative della società e anche gli investitori stanno sempre più analizzando le prospettive di sviluppo di aziende che si basano su modelli di business sostenibili o che intendono rivedere i loro piani in tale dimensione. Lo dimostrano anche le azioni ESG che hanno conseguito risultati spesso migliori di quelle tradizionali. Sulla base di tali spinte e incentivi, va quindi sempre più diffondendosi la convinzione che le aziende debbano creare valore condiviso per gli stakeholder innovando l’offerta di prodotti e servizi attraverso un uso più spinto della tecnologia, ridefinendo la catena del valore e i conseguenti processi aziendali, il tutto allo scopo di generare benefici per se stesse e le comunità nelle quali operano.
LA SCOMMESSA AMBIENTALE
Nella fase successiva alla riapertura post coronavirus, gestite le contingenze della rimessa in operatività, un ruolo fondamentale delle aziende sarà quello di attuare le scelte non più rinviabili in termini di ambiente, aspetti sociali e nuovi modelli di comportamento. I consigli di amministrazione potranno esercitare tale ruolo, con grande senso di responsabilità nello sviluppo delle loro aziende, dei loro investimenti e nel sostegno delle proprie filiere. Si tratta di mettere insieme le migliori professionalità e competenze per aiutare il management a sviluppare il riposizionamento della propria azienda, anche facendo leva di tutte le opportunità che la tecnologia potrà offrire.
Il tema già affrontato di numerosi studiosi e professionisti è stato condiviso nell’ambito del webminar sulle PMI tenutosi il 28 aprile u.s, dove abbiamo discusso la rivalutazione del modo di “concepire l’impresa come un’organizzazione aperta e collaborativa che può dare un contributo essenziale alla ripresa del Paese e al miglioramento della qualità della vita assicurandone la sostenibilità economica, sociale e ambientale”.
In particolare per quanto riguarda il settore del turismo le imprese e le istituzioni, se collaboreranno, potranno avere un ruolo fondamentale nel rilancio dell’industry, sviluppando una capacità di adattamento alle nuove necessità e abitudini che si andranno diffondendo nella società, in un binomio che lega i risultati economici a ricadute positive per le comunità in cui operano. In tale contesto si inseriscono le scelte che potranno essere attuate per la valorizzazione del nostro territorio, in una dimensione di nuovo Green Deal in grado di rispondere alle nuove condizioni drammatiche occupazionali che potranno essere generate dalle conseguenze dell’attuale pandemia.
TURISMO POST-COVID
Il turismo, che vale circa il 13% del PIL e che solo nelle zone colpite dal virus realizza quasi un terzo del fatturato nazionale, si stima avere una perdita nel 2020/2021 tra i 30 e i 60 Mdi di euro (studio Cerved). Questo senza considerare gli impatti indiretti quali le spese di personale, materie prime, servizi, settore immobiliare correlato, che possono avere un peso di pari ordine di grandezza. Altri report di settore stimano inoltre una possibile riduzione del turismo straniero in Italia nel 2020 tra il 70% e il 90%, ovvero la perdita di circa 150-200 milioni di presenze, pari a 30-38 Mdi di fatturato diretto. Si tratta di una situazione drammatica che puo’ compromettere tante piccole medie realtà.
Poiché, come dichiarato dal ministro dei Beni e delle attività culturali, Dario Franceschini «ci vorrà del tempo prima che il turismo internazionale riprenda, si rende necessario operare urgentemente sul turismo interno, italiano, di prossimità», la filiera dovrà muoversi verso la voglia di viaggiare e di valorizzare gli specifici territori da parte degli italiani, in una logica responsabile, capace di attuare un cambio di paradigma (utilizzabile anche nel futuro), a tutti i livelli, eliminando gli eccessi di offerta attuali per arrivare a un nuovo modello responsabile, sostenibile e universalmente accessibile che garantisca una coerente gestione dei flussi, in quantità e qualità, proporzionalmente ai territori di destinazione. Inoltre, se tutti gli Italiani che hanno trascorso le loro vacanze all’estero nel 2019, pari a quasi 300 milioni di presenze, rivolgessero la loro attenzione al nostro Paese, si potrebbe colmare già da quest’anno il drammatico gap causato dalla mancanza di turismo straniero in Italia.
Sostenere il turismo significa quindi non solo investire in un settore che mette in moto a sua volta altri consumi portando ossigeno all’economia dell’intero Paese, ma anche cambiarne il volto rivendicando l’importanza del contatto con la natura, con i boschi, con l’aria pulita, il mare, i fiumi, i laghi, perché le attività all’aperto saranno la strada vincente per il nuovo turismo post Covid, ricordandoci che ci sono intere comunità e negozi di prossimità che avranno bisogno di essere sostenuti per continuare a tenere in vita i loro territori. Si affermerà la cosiddetta staycation, ovvero forme di viaggio concentrate prevalentemente in Italia e di breve-medio raggio o nei dintorni della residenza abituale e a contatto con la natura; la formula cosiddetto Undertourism, si contrapporrà necessariamente all’Overtourism, ovvero un turismo che privilegerà l’Italia meno nota e affollata, le attività open air e il turismo lento.
In questo percorso andranno individuate esperienze di cambiamento e anche pratiche modalità per far ripartire ristorazione, residenzialità, intrattenimento e shopping alimentare pensando soluzioni innovative nella costruzione di circuiti tramite app che possano essere messi a disposizione dei turisti fornendo proposte sulla scelta dei percorsi, per evitare assembramenti e garantire un turismo di prossimità in sicurezza.
Queste tematiche vanno studiate dalle imprese ma anche indirizzate dalle nostre Istituzioni e devono vedere l’intero ecosisistema del turismo e dei trasporti compatto per rilanciare il settore. Uno sforzo collaborativo e di partnership, dove il ruolo di indirizzo delle aziende del settore potrà essere molto importante e di stimolo per il rilancio e la valorizzazione dei nostri più importanti assets.
VIAGGIO IN ITALIA
Questo approccio potrebbe avere una duplice conseguenza. La prima volta alla valorizzazione del turismo italiano per gli italiani, potrebbe porre le basi per la preparazione all’arrivo degli stranieri, interrompendo un trend che vede le nostre città perdere terreno sul panorama mondiale. Tra le Top 20 città più visitate al Mondo, Milano e Roma appaiono ancora nella parte bassa della classifica, quando Parigi e Londra sono nella parte superiore della stessa. La seconda orientata a valorizzare regioni e comuni italiani bellissimi dal punto di vista artistico e paesaggistico ancora poco conosciuti. Infatti, solo 20 comuni italiani accolgono il 30% delle presenze turistiche e sono composti dalle grandi province del Centro/Nord Italia, annoverando solo Napoli per il Sud.
Dovranno quindi essere messi a punto strumenti per il rilancio del turismo verso mete meno frequentate, al fine di distribuire al meglio i turisti sull’intero territorio italiano e contestualmente sviluppare nuove opportunità di business in tali zone (lo 0,6% dei Comuni Italiani accentrano il 40% delle presenze turistiche); ma andranno anche pensati interventi mirati e personalizzati sulle regioni che dipendono maggiormente dal settore turistico, quali la Liguria e la Sicilia, che vedono quest’ultimo incidere per oltre il 10% sui sistemi produttivi regionali vs una media nazionale del 4%. Inoltre molte regioni Italiane (prevalentemente al Sud) spesso sconosciute fuori dai confini nazionali, che vedono una percentuale residuale dell’estero verso il domestico (<30%), si dovranno attrezzare per un turismo meno congestionato sulle coste e più aperto alla valorizzazione del paesaggio interno ed artistico.
In particolare si dovranno prevedere: misure per la messa a punto immediata di chiari protocolli nazionali per gestire i flussi turistici nei diversi luoghi di accoglienza delle persone (aeroporti, ferrovie, alberghi, bar, ristoranti, musei, parchi, etc); logiche di promozione del turismo domestico con strumenti d’incentivazione fiscale; rilancio del turismo nelle Regioni del Sud meno penalizzate dal Covid (es. Sardegna e Sicilia) e verso mete meno frequentate per una maggiore distribuzione dei turisti, anche tramite app sviluppate con l’intento di minimizzare gli assembramenti; risorse economiche per campagne di promozione e investimenti a medio termine in infrastrutture alberghiere, di trasporto e di connettività per valorizzare appieno la bellezza di tutto il territorio italiano.