Golden power, uno scudo antiscorrerie
L’emergenza coronavirus ha imposto al legislatore la necessità di proteggere gli asset strategici del Paese rafforzando l’attuale normativa. In campo anche la Consob
credit: GettyImagesUno scudo a difesa dei gioielli produttivi italiani. Con questo scopo il decreto “Liquidità” ha esteso il golden power a settori come l’alimentare, l’assicurativo, il finanziario, la cybersecurity. Il governo italiano, quindi, potrà porre il diritto di veto sulle acquisizioni di aziende di questi settori da parte di società straniere. Un’estensione del profilo di sicurezza molto più ampio rispetto a quello originale che includeva esclusivamente difesa, energia, trasporti e comunicazione.
EMERGENZA CORONAVIRUS
Il provvedimento è stato reso necessario a causa dell’emergenza coronavirus che oltre ad avere comportato conseguenze gravissime e per molti aspetti ancora tutte da quantificare sul piano sanitario, ha anche innescato una crisi economica senza eguali a livello globale, secondo l’Fmi “la peggiore dal 1929”, con riferimento alla Grande depressione. In un contesto di questo tipo, quindi, la possibilità di scalate ostili da parte di società straniere potrebbe diventare molto concreto.
Del resto basta dare un’occhiata al valore dei nostri “campioni” in Borsa per rendersi conto di quanto la pandemia abbia colpito duro. Dall’inizio dell’emergenza alla fine di febbraio fino al 15 aprile, soltanto per fare qualche esempio, Fca è passata in Borsa da 17,2 a 11 miliardi, Autogrill ha quasi dimezzato il valore scivolando da 2 a quasi 1 miliardo. Da qui non soltanto la decisione dell’esecutivo di estendere lo scudo rispetto alla versione originale del golden power all’italiana varata dal governo guidato da Mario Monti otto anni fa, ma anche il varo di altri iniziative “antiscorrerie” firmati Consob. L’Authority, infatti, ha deciso di estendere a 104 società quotate in Borsa le nuove soglie sulle partecipazioni rilevanti. Adesso il limite oltre il quale scatta l’obbligo per gli investitori di comunicare le quote detenute passa dal 3 all’1% per i titoli a maggiore capitalizzazione e dal 5 al 3% per le Pmi. Novità anche sul fronte delle “dichiarazioni di intenzioni”, ovvero l’obbligo in capo agli investitori di comunicare i propri obiettivi per i successivi sei mesi: in questo caso la soglia si dimezza passando dal 10 al 5%.
Questo strumento di salvaguardia delle nostre imprese è stato utilizzato per la prima volta dall’attuale commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, che lo adottò nel 2017 per bloccare la vendita dell’azienda italiana del settore difesa e sicurezza nazionale Next Ast Srl a un gruppo francese, Altran.
NON SOLO VANTAGGI
L’avvocato Alberto Saravalle, partner dello studio legale internazionale BonelliErede ed esperto di questi temi, ricorda che “già nel 2017 abbiamo assistito a una prima estensione dell’ambito d’applicazione della disciplina sulla golden power ai settori ad alto contenuto tecnologico, una definizione piuttosto generica che di fatto include una platea molto ampia di aziende. Nel 2019 sono stati inseriti nel perimetro i servizi di comunicazione a banda larga basati sulla tecnologia 5G. L’ultimo intervento normativo, con il decreto ‘Liquidità’, ha allargato ancora la disciplina ad altri settori industriali mutuandoli dal regolamento europeo (banche, assicurazioni, acqua, imprese del settore sanitario e agroalimentare). Inoltre, se l’acquirente proviene da un paese non UE o EFTA, fino al 31 dicembre di quest’anno, basta l’acquisto del 10% per far scattare la golden power. La genericità nella definizione del perimetro, il vastissimo numero di imprese potenzialmente toccate e la lunghezza dei tempi (potenzialmente incompatibili con operazioni di mercato) rendono molto più difficili le operazioni di M&A. Questa normativa, nata per proteggere i soli asset strategici, finisce così per essere uno strumento di controllo dell’economia e un potenziale deterrente agli investimenti esteri, di cui abbiamo invece molto bisogno. Specie in questo momento, perché lo Stato non può intervenire al salvataggio di tutte le imprese colpite dalla crisi pandemica”.